Perché Vegan fa bene all’ambiente

Il cibo rappresenta uno dei maggiori settori economici del mondo e l’agricoltura offre lavoro ad oltre il 26% di tutti i lavoratori a livello globale (senza includere le persone che lavorano lungo la filiera della carne).

Nel 2016, la produzione mondiale di carne è stata stimata a 317 milioni di tonnellate e secondo la Fao, entro il 2050 si arriverà a 465 milioni di tonnellate. Ciò ha causato naturalmente un aumento del numero di animali allevati.

L’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura afferma che il bestiame rappresenta circa il 40% del valore globale della produzione agricola ed assicura il sostentamento di quasi 1,3 miliardi di persone.

Che ne è della sua importanza culturale e sociale?

Allevamenti 

L’addomesticamento di alcuni animali e l’agricoltura hanno segnato l’inizio della storia agricola umana, innestandosi nel tessuto connettivo quotidiano e mitologico di alcuni dei nostri sistemi legali e religiosi.

Come non ricordare il vitello grasso per il figliol prodigo; le leggi della foresta medievale che creavano aree in cui nessuno, a parte i reali inglesi, poteva cacciare; l’agnello sacrificale o i cinghiali arrostiti consumati alla fine di ogni avventura di Asterix e Obelix?

Ma la carne è ancora fondamentale per la vita umana?

Noi vegan sosteniamo che sol perché abbiamo sempre mangiato carne, questo non significa che dobbiamo sempre farlo, dato che possiamo ottenere tutti i nutrienti e le proteine ​​alimentari di cui abbiamo bisogno altrove.

Eppure, non solo gli uomini continuano a cibarsi di animali ma lo stanno facendo in maniera peggiorativa per la loro salute (oltre che per quella degli animali) e per l’ambiente.

Il 20 ° secolo ha infatti applicato i principi della rivoluzione industriale all’agricoltura, con l’obiettivo di ridurre al minimo gli input e massimizzare i profitti.

Il risultato?

Dalle “allegre” fattorie si è passati agli allevamenti intensivi.

Questo perché gli allevatori hanno scoperto che gli animali potevano essere allevati per crescere più rapidamente e ingrassare nei posti giusti. 

Di cosa parliamo?

Dal 1925, i giorni medi di immissione sul mercato di un pollo sono stati ridotti da 112 a 48, lo stesso principio è stato poi applicato ai maiali e bovini.

Facciamo un esempio

Le scrofe vengono prima segregate all’interno di casse di gestazione per 4 settimane, poi messe in casse per il parto (una volta che hanno avuto i loro maialini) per evitare di schiacciare i maialini. 

Insomma passano la loro vita al chiuso…

Stessa cosa accade alle vacche che vengono ingrassate in allevamenti senza accesso all’erba e talvolta senza riparo.

Gli animali d’allevamento? “Fabbriche di proteine alla rovescia”

Questa è la definizione data dall’economista Frances Moore.

Ciò perché gli animali allevati consumano più di quanto producono sotto forma di carne, latte e uova destinati al mercato.

Un esempio?

Per ottenere un chilogrammo di peso vivo un manzo deve ingerire circa 7–10 kg di mangime, per ottenere un chilo di carne di manzo per il mercato occorrono, almeno due chili di animale vivo, che corrispondono a 14–20 kg di mangime.

E l’acqua?

Per gli allevamenti si utilizza circa il 70% di acqua usata nel mondo oggi, (uno studio sostiene che si uso addirittura il 92% di acqua dolce).

Un manzo utilizza almeno 80 litri di acqua al giorno, un maiale oltre 20 litri e una pecora circa 10 litri, e una mucca da latte, durante la stagione estiva, può consumare fino a 200 litri di acqua in un solo giorno.

Per non parlare dell’acqua necessaria a pulire le strutture e gli animali stessi, per i sistemi di raffreddamento e per lo smaltimento dei rifiuti.

Le aziende agricole inoltre contribuiscono all’ inquinamento dell’acqua a causa dei:

1) Nutrienti (azoto e fosforo da fertilizzanti e animale escrementi)

2) Materia organica 

3) Agenti patogeni

4) Metalli  (selenio etc)

5) Agenti inquinanti. Uno studio condotto da Greenpeace dal titolo “il costo nascosto della carne” ha analizzato le acque di  29 fiumi e canali di irrigazione in 10 Paesi europei: Austria, Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Italia, Polonia, Paesi Bassi, Regno Unito e Spagna.

Qui le acque sono risultate fortemente contaminate dalla presenza di  medicinali ad uso veterinario, di antibiotici, di nutrienti, e di pesticidi.

6) Farmaci veterinari: molti sono scarsamente assorbiti dagli animali e quindi in un’alta percentuale – tra il 30 e il 90% – finiscono nell’ambiente

7) Pesticidi:

trovati in tutti i 29 campioni, 104 diversi pesticidi in totale di cui 28 vietati nella Ue. 

8) Antibiotici.

Sebbene gli scienziati stiano ancora studiando il messo tra antibiotici usati per nutrire gli in animali e la crescita dei livelli di resistenza agli antibiotici nella popolazione umana, l’inquinamento dell’acqua a causa di essi è innegabile.

Cambiamenti climatici 

Gli allevamenti contribuiscono altresì a pericolosi cambiamenti climatici a causa dei:

1) Gas serra gas (ghg) emessi dal bestiame

2) Emissioni di carbonio (quasi il 40% delle emissioni ci CH4).

Una buona ragione per cominciare a pensare vegan?

Fonte: (studio “ il costo nascosto della carne” Greenpeace 2018) The Guardian

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