Per non dimenticare: una poesia in ricordo di Calogero Zucchetto, vittima della mafia

Si occupava di mafia Calogero Zucchetto, e in particolare collaborava alla ricerca dei latitanti che a quei tempi erano molto numerosi.

All’inizio degli anni ottanta, presso la squadra Mobile della Questura di Palermo, collaborò intensamente con il commissario Ninni Cassarà alla stesura del cosiddetto “rapporto Greco Michele + 161” che tracciava un quadro della guerra di mafia iniziata nel 1981, dei nuovi assetti delle cosche, segnalando in particolare l’ascesa del clan dei corleonesi di Leggio, Riina e Provenzano.

Riuscì a entrare in contatto anche con il pentito Totuccio Contorno soprannominato Coriolano della Foresta (come il protagonista del romanzo I Beati Paoli) e affiliato a Cosa Nostra nel 1975 che si rese molto utile con le sue confessioni per la redazione del rapporto dei 162. Infatti, nell’ottobre del 1984, seguendo l’esempio di Tommaso Buscetta, Contorno decise di intraprendere un percorso di collaborazione con la giustizia fornendo informazioni dettagliate sugli affari interni all’associazione mafiosa. Le sue testimonianze furono cruciali nel maxiprocesso contro la mafia siciliana di Palermo e nel processo denominato Pizza connection a New York, negli anni ottanta.

Zucchetto, con il commissario Cassarà andava in giro in motorino per i vicoli di Palermo e in particolare per quelli della borgata periferica di Ciaculli, che conosceva molto bene, a caccia di ricercati. In uno di questi giri con Cassarà incontrò due killer al servizio dei corleonesi, Pino Greco detto “scarpuzzedda” e Mario Prestifilippo, che aveva frequentato quando non erano mafiosi. Questi lo riconobbero e non si fecero catturare.

All’inizio del novembre del 1982, dopo una settimana di appostamenti, tra gli agrumeti di Ciaculli riconobbe il latitante Salvatore Montalto, boss di Villabate e braccio destro del boss Inzerillo, ma che poi passò dalla parte dei corleonesi, l’ala vincente della seconda guerra di mafia, di cui Inzerillo fu vittima proprio grazie al contributo di Montalto, ma Zucchetto, essendo solo, e non avendo mezzi per arrestarlo rinunciò alla cattura, avvenuta poi il 7 novembre con un blitz di Cassarà.

La sera di domenica del 14 novembre 1982, all’uscita dal bar “Collica” in via Notarbartolo, una via del centro di Palermo, fu ucciso con cinque colpi di pistola alla testa sparati da due killer in sella a una moto. Successivamente gli autori del delitto vennero individuati in Mario Prestifilippo e Pino Greco, gli stessi che aveva incrociato in motorino. Come mandanti furono in seguito condannati i componenti della “cupola mafiosa”, cioè gli appartenenti all’organo più importante di “Cosa Nostra”, Totò Riina, Bernardo Provenzano, Raffaele Ganci e altri.

 

A Calogero Zucchetto

Anima dal valore immenso,

gli occhi accesi sul mondo

e quel doloroso vento tra i vicoli

di Palermo insanguinati,

che ti hanno

sottratto giovine gioviale sguardo

e aperto al cielo, uno squarcio oleoso,

profondo e sventurato.

Poliziotto d’altri tempi,

a caccia di delinquenti e scempi

spento troppo presto

da tuono mafioso, e un accidioso

lampo caduto sopra il tuo corpo esile,

che riecheggia ( rumoroso ) ancor nel vento

quel suono oscuro, nefasto e miserabile

 

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