Parigi: piccole riflessioni sul blitz della Polizia

blitznews_img1_68761_parigi-terroristiDa giorni si parla della strage compiuta il 7 gennaio a Parigi, da parte dei fratelli Kouachi, due jihadisti francesi di origine algerina, che hanno aperto il fuoco contro i vignettisti del giornale satirico Charlie Hebdo.

La vignettista Coco, presente al blitz ha dichiarato “Parlavano perfettamente francese. Hanno rivendicato di essere di al Qaeda. Ero andata a cercare mia figlia al kindergarten. Davanti alla porta del palazzo del giornale, due uomini incappucciati e armati ci hanno brutalmente minacciato. Volevano entrare, salire. Ho aperto la porta con il codice numerico. Hanno sparato su Wolinski, Cabu… È durato 5 minuti… Mi ero rifugiata sotto la scrivania.”

Ebbene, se la chiave di lettura proposta dai media tradizionali è quasi sempre unilaterale, alcune evidenti incongruenze inducono quanto meno a congetturare su ipotesi alternative.

Innanzitutto, ci si chiede come mai, in una metropoli in cui hanno sede Cia e Mossad, ovvero le principali centrali spionistiche mondiali, si sia potuta portare a segno una strage di tale portata senza che nessuno abbia saputo prevenire.

In secondo luogo, il vero obiettivo era il giornale satirico Charlie Hebdo, noto per le vignette contro Allah?

Charlie Hebdo era famoso non solo per le vignette islamiche, ma anche per quelle sui cattolici e qualcuna sugli ebrei, tanto che in passato un vignettista fu licenziato perché “antisemita”.

Fatte queste considerazioni, un folto gruppo di antioccidentalisti, convinti che dietro all’attentato ci sia lo zampino della Cia, ha ricordato che da poco l’ Assemblea Nazionale francese ed il Senato hanno approvato il riconoscimento dello Stato di Palestina.

Secondo loro, poiché i sionisti di Israele hanno bisogno dell’ Onu e della Francia (che vanta il diritto di veto), l’odio razziale scaturito dopo l’attentato non farebbe che favorire le politiche anti islamiche degli occidentali. Al tempo stesso, eliminare un giornale di sicura opposizione satirica, non sarebbe tanto inviso alle forze governative. Insomma tre piccioni con una fava.

Fin qui, si tratta di ipotesi e di filosofia pura, eppure non possono essere trascurati alcuni piccoli particolari che confermerebbero le tesi di chi non crede pienamente all’unica versione dei fatti proposta finora.

Ad esempio, sembra improbabile che il colpo al capo del poliziotto sia stato inferto su Boulevard Richard Lenoir, a un centinaio di metri dalla sede del giornale satirico.

Come ha fatto l’autore del video, l’israeliano Amchai Stein a posizionarsi così bene nel luogo del delitto e in così breve tempo, anticipando i terroristi?

Abitava forse nei dintorni?

Nulla di tutto ciò.

Amchai Stein, è il vicedirettore della rete israeliana IBA Channel 1.

Analizzando immagini e situazione ci si chiede inoltre come mai i terroristi islamici abbiano perso del tempo per finirlo con un Ak 47 e come mai non vi siano né tracce di sangue, né del proiettile sul marciapiede.

Se avessero sparato in testa da 30 centimetri, l’uomo dovrebbe essere in un lago di sangue, invece no. La traiettoria del fucile del resto non coincide col fumo che fuoriesce dall’asfalto, anzi, sembrerebbe addirittura fuoriuscire dalla mano del poliziotto.

Altra cosa: come mai due professionisti della guerra, nonché tiratori scelti, non hanno pensato a procurarsi un mezzo per la fuga? Erano forse sicuri di ottenere immunità? E poi un attacco così feroce, da parte di due estremisti isolati non è cosa comune.

Gli attentatori, ci hanno spiegato gli esperti di intelligence, erano chiaramente provvisti di un addestramento militare perché si muovevano come professionisti. Quindi non viene escluso che si tratti di individui reduci dalla Siria dove hanno combattuto contro l’esercito legittimo di Assad.

I due sono poi riusciti a dileguarsi nel centro di Parigi con un’auto rubata senza essere intercettati e conoscevano talmente bene la città, che sono arrivati indisturbati all’obiettivo con armi da guerra e passamontagna.

Tornando all’auto, dal fotogramma ripreso da una telecamera si capisce che gli specchietti retrovisori sono di colore chiaro, mentre l’ auto ritrovata dopo l’attentato ha gli specchietti di colore scuro.

Hanno cambiato auto o si tratta di un depistaggio messo in atto dalle forze governative, come evidenziato dagli anti occidentalisti?

E ancora: come hanno fatto ad ammazzare i due poliziotti a protezione del direttore Charbonnier?

Precisiamo che gli uomini sono stati identificati dopo poche ore.

Non è che per caso le autorità li conoscevano già e se così fosse, perché non sono stati arrestati prima?

Purtroppo non potremo mai sapere il movente dei terroristi, anche perché, come da copione, sono stati uccisi e non potranno dirci nulla di più sull’efferato agguato.

Altra domanda: perché colpire un giornale di satira che critica il potere?

E infine, se i veri responsabili sono i cosiddetti “terroristi islamici” contrari alla satira religiosa come mai hanno agito proprio il 7 gennaio e non il 6 o il 25 dicembre? Hanno forse voluto rispettare la festa religiosa sacra al Cristianesimo?

Sappiamo solo che da lunedì 12 verranno discusse le nuove misure restrittive per i popoli dell’Ue, giustificate sulla carta dal cosiddetto terrorismo e anche questa velocità di risposta non fa che alimentare qualche dubbio.

Tra il campo delle ipotesi e probabilità, c’è chi ritiene che il vero obiettivo dell’attentato sia stato l’economista no-global Bernard Maris.

L’economista antisistema, consigliere della banca centrale francese, era molto critico con l’austerità europea e proponeva una cancellazione di una parte del debito pubblico.

In un documentario pubblicato di recente, aveva rivelato come funziona l’emissione truffaldina di denaro da parte delle banche.

“Tutti i paesi europei dovranno prima o poi rassegnarsi a cancellare parte del loro debito pubblico. Bisogna rinegoziarlo quando supera il 60% del PIL per potere rispettare di nuovo i criteri di Maastricht. I creditori e quindi le banche dovranno chiaramente fare uno sforzo importante. Anche i grandi paesi come Germania e Francia. E’ l’unico modo per consentire agli Stati dell’eurozona di rilanciare l’economia. Senza crescita non riusciranno ad affrontare il debito pubblico, come è successo ai paesi africani per diversi decenni, rimborseranno per l’eternità un debito che soffocherà l’Europa. E’ pertanto l’unico modo per evitare anni di ristagno dell’economia come in Giappone o nel Portogallo. L’unico modo anche per evitare un grosso crollo del potere di acquisto delle famiglie e dei conflitti sociali principali. La scelta della Germania rovinerà anche la sua economia a lungo termine. Non è un circolo virtuoso ma un circolo vizioso. Preferisce ridurre il livello di vita dei tedeschi pur di essere competitiva. Questa politica come quella della Costa D’Avorio negli anni ’60, si chiama la “crescita che impoverisce”.

Il 7 luglio 2014, l’Ad di Total,Christophe de Margerie disse “Non c’è ragione di pagare il petrolio in dollari”. Il 21 ottobre 2014 morì in incidente aereo in Russia.

Morto suicida invece il vice direttore dell’Ufficio federale di Limoges, che lavorava su una missione di polizia giudiziaria relativa all’affare Charlie Hebdo.

Fatti questi interrogativi, una cosa va precisata, ovvero che per i musulmani l’Isis non è islamica e che non legittimano mai in nessun caso la violenza politica.

di Simona Mazza 

Scrivi

La tua email non sarà pubblicata

Per inserire il commento devi rispondere a questa domanda: *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.