Papa Benedetto XVI si dimette

papa-ratzinger«Dobbiamo avere fiducia nella potenza della misericordia di Dio. Noi siamo tutti peccatori, ma la Sua grazia ci trasforma e ci rende nuovi». E’ l’ultimo tweet in ordine di tempo pubblicato sul profilo italiano di Papa Benedetto XVI. Nulla lasciava trapelare che la stanchezza fisica e mentale avrebbero portato meno di ventiquattro ore dopo il Pontefice alle dimissioni volontarie, annunciate per altro senza troppo coinvolgimento emotivo durante il concistoro per la canonizzazione dei martiri di Otranto, letto in latino.

«Nel mondo di oggi, soggetto a rapidi mutamenti e agitato da questioni di grande rilevanza per la vita della fede – esordisce –, per governare la barca di San Pietro e annunciare il Vangelo è necessario il vigore del corpo e dell’animo; vigore che, negli ultimi mesi, in me è diminuito in modo tale da dover riconoscere la mia incapacità di amministrare bene il ministero a me affidato». Le dimissioni decorreranno dal 28 febbraio, data in cui la sede di San Pietro a Roma sarà vacante e bisognerà convocare il Conclave per le elezioni del nuovo Papa.

Una decisione maturata da Ratzinger sullo sfondo di un’attenzione particolare al profilo del rapporto tra i compiti istituzionali e le forze che mancano; molto diversa dall’immagine di fede nella malattia che aveva dato Wojtyła nell’ultimo periodo della sua vita. L’attuale pontefice si ritirerà, dopo il contingente trasferimento a Castel Gandolfo, nel monastero di clausura della Santa Sede, attualmente in fase di ristrutturazione, e continuerà a dedicarsi alla preghiera. Il fratello Georg fa intanto sapere alla stampa tedesca che il medico aveva consigliato a Benedetto XVI di evitare i viaggi oltreoceano.

Immediate le reazioni del mondo politico: Monti si dice scosso e turbato; Alfano ringrazia il Papa per aver individuato dietro la crisi economica una più profonda crisi antropologica dei valori; Bersani, alle prese con un’intervista su Radio Montecarlo, si dice poi convinto che la decisione non sia frutto di debolezza; mentre il teologo Vito Mancuso inneggia alla modernità della decisione, presa in ossequio alle condizioni di salute, che non possono essere ignorate se ostative all’ordinaria attività cui il Pontefice è sottoposto in quanto tale.

Joseph Ratzinger era al vertice della Chiesa romana dal 19 aprile 2005, in seguito alla morte di Giovanni Paolo II.

di Andrea Capati

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