Occupazione. Sono ben 18.000 gli esuberi previsti dalle più importanti vertenze industriali

Occupazione. Governo e sindacati sono alle prese per la gestione di una serie di crisi occupazionali i cui nodi sono venuti al pettine proprio alla fine dell’anno. A farne le spese potrebbe essere un numero di lavoratori stimati in 18.000 unità, solo per quanto riguarda le maggiori vertenze.

Queste riguardano i lavoratori ex Ilva (4700 esuberi), Alitalia (2500), Unicredit (5500-6000). Per non parlare di ex-Auchan (3000 esuberi), Mercatone Uno (1800) e Whirlpool. Secondo il Sole 24 Ore il complesso dei 150 tavoli di crisi aperti presso il il ministero dello Sviluppo economico potrebbero portare in tutto ben 220.000 disoccupati.

Unicredit annuncia di ridurre l’occupazione di 5500-6000 unità solo in Italia

Vero fulmine a ciel niente affatto sereno, in tale complessa situazione, è quello prodotto dal nuovo piano industriale del Gruppo Unicredit. L’amministratore delegato Jean Pierre Mustier lo ha presentato a Londra magnificando la cifra di 5 miliardi di utili che prevede di raggiungere entro 2023. Tale traguardo potrà essere raggiunto grazie alla dematerializzazione dei processi che determinerà risparmi di costo pari a oltre 150 mln euro entro lo stesso anno.

Purtroppo tali risparmi riguarderanno anche il taglio di 8 mila lavoratori, in Germania, Austria e Italia. In questi paesi la forza lavoro sarà ridotta complessivamente del 12 per cento e il 17 per cento delle filiali verrà chiuso. Il sacrificio maggiore è però richiesto all’Italia, con esuberi tra 5.550 e 6 mila unità e la chiusura di 450 sportelli.

Sul fatto che a sostenere il costo maggiore del nuovo piano industriale di Unicredit sarà l’Italia non ci sono dubbi. Per trovare conferma basta guardare il dato dei costi di integrazione delle filiali previsti per la sua gestione. Su 1,4 mld di euro complessivi ben 1,1 miliardi riguardano l’Italia e solo 0,3 miliardi l’Austria e la Germania. Praticamente l’Italia assorbe da sola il 78 per cento dei costi di integrazione per la gestione della ristrutturazione. E meno male che l’azienda ha sede in Italia.

Ex-Ilva, la AncelorMittal insiste per almeno 4700 licenziamenti

Si avvicina la scadenza del 20 dicembre, concessa dal Tribunale di Milano per l’udienza sul ricorso dei commissari di governo per impedire il recesso dal contratto da parte di AncelorMittal, l’azienda franco-lussemburghese che ha acquistato l’ex-Ilva di Taranto. Nel frattempo, non sembra che vi siano mai stati incontri ufficiali tra l’azienda e il governo.

La Mittal insiste sulla cifra di 4700 esuberi per proseguire nell’attività. Chiede inoltre una non ben chiara “immunità” penale per l’eventuale percorso di reindustrializzazione. Per venire incontro ad una ristrutturazione dell’azienda, sembra che il governo stia studiando un fondo “straordinario” da 50 milioni, e incentivi all’occupazione rafforzati, con sgravi che arriverebbero al 100% per tre anni, per chi assume lavoratori in esubero del polo siderurgico. In ogni caso, il premier Conte ha definito inaccettabile il numero di 4700 esuberi. Su tale cifra, però, Mittal non ha intenzione di trattare.

Sembra perciò che Conte stia verificando l’ipotesi di una risoluzione definitiva. Se l’azienda ufficializzasse la proposta del pagamento di un miliardo per lasciare Ilva in amministrazione straordinaria, il governo potrebbe avviare una risoluzione consensuale del contratto. Quali siano le prospettive per salvare la produzione,gli impianti e i livelli occupazionali, però, ancora non è chiaro.

Alitalia, riduzione di 2500 unità compresi i prepensionamenti

Prosegue il suo corso il piano per salvare Alitalia dalla cessazione delle attività. Il neo commissario unico Alessandro Leogrande, nominato dal governo, potrebbe insediarsi, al massimo, la prossima settimana. Ma già martedì sarebbe atteso al Ministero dello sviluppo per fare il punto sulla compagnia con il ministro Stefano Patuanelli. Sul suo tavolo c’è la predisposizione del nuovo bando di gara per la vendita, che va conclusa entro il 31 maggio 2020. Inoltre, prima di tale data, va adottato il piano di “riorganizzazione ed efficientamento” previsto dal decreto Alitalia per rendere la compagnia più appetibile per la vendita.

“Efficientamento” non significa necessariamente esuberi ma anche prepensionamenti. La platea dei lavoratori interessati, secondo alcune indiscrezioni ammonta ad almeno 2.500 unità. Se, però, il governo non estenda la durata degli ammortizzatori sociali oltre i 18 mesi e non rifinanzia il Fondo di solidarietà, i prepensionabili sarebbero pochi.

Altre vertenze e la posizione dei sindacati per l’occupazione

La Whirlpool di Napoli ha ritirato la procedura di cessione per il suo stabilimento di lavatrici. Ciò consente al governo di risedersi al tavolo per provare a risolvere definitivamente i problemi dello stabilimento. La cessione era prevista in favore della Prs-Passive Refrigeration Solutions, con sede a Lugano che aveva intenzione di riconvertire la fabbrica per l’assemblaggio di container refrigeranti e aveva annunciato di voler chiedere la cassa integrazione in attesa di avviare il ciclo e il licenziamento collettivo di circa 400 lavoratori.

Prosegue il piano industriale della Conad conseguente all’acquisizione di Auchan per il mantenimento dei livelli occupazionali dei lavoratori assorbiti. Già a suo tempo l’acquisizione causò il mancato rinnovo dei contratti dei lavoratori Conad a tempo determinato che ammontavano a circa 1500 dipendenti. Il piano prevede oltre 3.000 esuberi cui saranno offerte non meglio precisate «soluzioni occupazionali diverse», come i ricollocamenti presso la rete Conad o presso terzi.

Niente da fare, invece, per i 1800 dipendenti della Mercatone Uno che, il 25 maggio scorso, si presentarono al lavoro scoprendo, anche tramite messaggi facebook e whatsapp che la loro azienda era fallita. La società acquirente dei 55 stabilimenti aveva registrato in meno di nove mesi ben 90 mld di debiti. In tale drammatico quadro la cosa che più impressiona, sostengono i sindacati, è che la politica sembra impotente a reagire. Nel frattempo, la situazione dell’occupazione rischia di diventare sempre più fuori controllo.

Secondo il leader della CGIL, Maurizio Landini, la risposta è una sola: «cancellare il Jobs act e varare la Carta universale dei diritti che riconosce stesse tutele e stessi diritti a tutti coloro che lavorano a prescindere dal rapporto. È necessario ricomporre la frantumazione del lavoro. Dobbiamo unire le forze contro la deindustrializzazione dell’Italia e governare la transizione verso un nuovo modello di sviluppo».

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