Occuparsi senza agitarsi

Il Vangelo di oggi ci dà l’opportunità di riflettere attentamente sul nostro stile di vita. Fermiamoci un attimo: analizziamoci e subito ci renderemo conto che vivere, per la maggior parte di noi, risulta essere una continua e affannosa corsa verso impegni che spesso non concedono neanche un momento di riposo. Siamo realisti! È davvero un’esigenza tutto ciò che ricerchiamo? Non curandoci spesso degli autentici bisogni, quelli del cuore e della vera vita. È davvero impressionante il continuo correre delle nostre giornate – “un agitarsi per troppe cose” lo definisce il Vangelo – e spesso poi, non contenti e pure insoddisfatti, forse anche con un pieno di amarezza, siamo costretti a correre ancora di più. Quello del benessere è un morso che ben sa di rimanere insoddisfatto; infatti finché rimarremo ancorati ai beni di questo mondo difficilmente raggiungeremo la vera felicità. Questo continuo agitarsi e il non darsi per vinti causa solo stanchezza, stress, svuota l’anima, infine ci esaurisce; e non si può gettare via così l’inestimabile dono della vita. Nei momenti di aiuto, quando interpelliamo qualcuno, spesso la nostra richiesta premette il famoso: “non vorrei recarle disturbo, perché lei è troppo impegnato”. E si fa bene, perché si vuole tutelare la libertà dell’altro. Ma spesso questa frase non corrisponde al vero perché quel “lei è troppo impegnato” è il modo di proiettare quello che si è negli altri. Quando l’impegno diventa agitazione, irrequietezza, esso diventa insopportabile; grazie a Dio si incontrano persone semplici, seppur impegnate nel quotidiano, che conservano tranquillamente la serenità. Ma come fanno? Nell’era del chiasso, dell’inquinamento acustico, del progresso senza regole, esistono ancora queste tipologie di persone? Eh! Sì. Il segreto sta “nell’ occuparsi senza agitarsi”. Costoro trovano il tempo necessario e lo spazio giusto da dedicare allo spirito, una dimensione che purtroppo molti, soprattutto oggi, dimenticano facilmente. “Occuparsi senza agitarsi” significa mantenere saldamente i piedi per terra e tenere uno sguardo fisso in Alto, in cielo, da dove scende la nostra serenità. Tanti sono i giovani che dicono: “Non ho tempo per queste cose da preti o suore…loro hanno tempo da perdere. La vita è altro!”. Che tristezza! E ci viene la voglia di controbattere: “Ma dov’è il bello della vita? Il tuo correre, il tuo affannarti per poi essere sempre scontento e scorbutico?” Meditiamo sul vangelo di questa Domenica che è un racconto di rara bellezza e facciamo tesoro di ciò che ci insegna. Gesù è in cammino verso Gerusalemme e tutti sappiamo che per Gesù andare a Gerusalemme significa donare la vita sulla croce. Durante quel viaggio, giunti ai piedi della città santa, Gesù e i suoi discepoli passano per Betania, una località a pochissimi chilometri da Gerusalemme, per far visita ai suoi amici. Entrano in casa, Maria si siede ed ascolta Gesù, Marta invece è indaffarata per rendere l’ospitalità gradita e calorosa. Le due donne sono la chiara immagine della contemplazione e dell’agitazione. Forse sarebbe stato più logico che Marta, avendo bisogno di Maria, si fosse rivolta direttamente a lei. Evidentemente per la profonda amicizia che la legava al Maestro, si rivolge invece, direttamente a Gesù, quasi rimproverandolo; eh! si, il Maestro avrebbe avuto molta più autorità sulla sorella. Conosciamo poi la risposta di Gesù: “Marta, Marta, ti preoccupi… ma Maria, vedi, ha scelto la parte migliore”. Una risposta e un’esperienza dura per Marta. “Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta”. Questa parte migliore è l’esperienza di molti consacrati e semplici cristiani che, nel corso della giornata, appartandosi dalle brutture di questa quotidianità, sanno ascoltare, in silenzio, l’Amore che parla al loro cuore. Sì, anche i laici. Giovanni Paolo II, in una delle sue encicliche, affermò che tutti i cristiani sono e devono essere contemplativi. La contemplazione quindi, non riguarda solo i consacrati. E grazie a Dio di laici contemplativi ce ne sono tanti, forse anche qui, e noi desideriamo ringraziarli perché nel silenzio lasciano parlare Dio. Essere contemplativi significa lasciar parlare Dio a cuori silenziosi. I giovani oggi, ma non solo i giovani, non riescono a crearsi spazi di silenzio e di riflessione. Hanno paura perché far silenzio significa creare situazioni di cruda realtà, quindi di disagio, di imbarazzo; far silenzio insomma, significa morire a se stessi. Ci si rifugia allora nei palliativi che tutti noi conosciamo bene: la continua sete di chiasso, le droghe, il consumismo, lo spreco in ogni ambito, per poi ritrovarsi nella disperazione come se alla vita non si desse un vero senso. Bisogna allora che tutti diventino frati, suore o preti per entrare nei panni di Maria? Credo proprio di no perché Gesù si rivolgeva a tutti i suoi discepoli, proprio a tutti. Quindi possiamo e dobbiamo sbarazzarci delle “agitazioni per molte cose” e fare posto a momenti di dialogo personale, intimo con Dio. È provvidenziale che queste riflessioni scaturiscano proprio nel periodo delle vacanze. Giusto riposo. Ma che sia il riposo del corpo e non dello spirito! Le ferie servono proprio per recuperare le energie, riscoprire la bellezza della serenità che nasce da un cuore sempre pronto a pregare e a servire. Buone vacanze.

Fra Frisina

Foto: http://vocearancio.ingdirect.it 

Scrivi

La tua email non sarà pubblicata

Per inserire il commento devi rispondere a questa domanda: *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.