Non solo grunge per l’estetica Marques’ Almeida

Marques’ Almeida

Il più umile e laborioso dei tessuti è il prediletto dall’etichetta Marques’ Almeida che sfilaccia, tagliuzza e arzigogola il denim al ritmo di spericolate rivisitazioni. “La moda riguarda l’atteggiamento non gli orli” famosa quote che riprende dalla scuola Helmut Lang, e che Marta Marques e Paulo Almeida fin da subito abbracciano a tutto spiano, grazie all’esibizione di tagli a vivo sui capi e una decostruzione pragmatica e minimale. Dopo gli studi presso la Central Saint Martins di Londra, il duo creativo portoghese, coppia anche nella vita, lancia il brand nel 2011, debuttando con la Primavera Estate 12, all’interno del progetto Fashion East – show collettivo britannico fondato da Lulu Kennedy, a supporto di talenti emergenti. Il denim – usurato, vissuto e sbiancato -, è solo un punto di partenza: un groviglio di radici cui tornare sempre, per alimentare quel concetto di moda all’avanguardia che per i designer trae spesso ispirazione dal grunge anni 90. 

Marques’ Almeida

Le identità di riferimento di M’A sono frizzanti, dinamiche e reali. Influenzato dalla vitalità subculturale di Londra, il desiderio di rivolgersi alle nuove generazioni entra in combutta con uno spirito ribelle pronto a infrangere canonici schemi. Così, quel che resta di semplici pantaloni in denim si riduce in voluminosi scaldamuscoli o asimmetrici manicotti (PE12), forgiando silhouette disinvolte e irriverenti, alle prese con un animo retro, abilmente regolato nell’uso di malinconiche nostalgie. 

La vittoria del LVMH Prize, Marc Jacobs e l’idea di doppia comunità

Selezionata da una giuria altisonante – Karl Lagerfeld, Marc Jacobs, Raf Simons, solo alcuni tra i nomi coinvolti -, nel 2015 la coppia creativa si aggiudica anche il notevole LVMH Prize, corredato da un ingente premio in denaro e un anno di tutoring specializzato. “Vincere è stata una sorpresa: era come X Factor, ma con almeno il doppio del numero dei giudici” rivela Paulo Almeida, poco dopo a Vogue. Una vittoria che dà subito occasione ai designer di confrontarsi con Marc Jacobs, lo stesso che nel 1993 con la famosa e dirompente collezione da Perry Ellis traduce in fenomeno vestimentario il grunge (stile con radici musicali riconducibili a gruppi come i Nirvana, Pearl Jam, Alice in Chains).

Malgrado le origini portoghesi della coppia creativa, e i chiari riferimenti agli anni 90, l’identità del brand è comunque forgiata a Londra.  Mantenendo quell’estetica avvezza al linguaggio della ribellione, tipico del punk, e dilettandosi con un caleidoscopio di energia che ruba referenze dal folklore lusitano, gli abiti M’A assecondano grintose asimmetrie e proporzioni.

Marques’ Almeida

Abiti in cotone a quadri, ricami di lana, frange in seta dal sapore pastorale, sono questi ad esempio, gli elementi che nella Resort 2019, la coppia usa per omaggiare Lisbona e il fado, canto popolare portoghese tornasole del mondo intimo della saudade. Influenze natie malinconiche che si schiantano con il tocco sagace della pella nera, dietro severi completi in bianco e nero, cinture borchiate e capigliature punk. Il marchio ruota intorno alla sua duplice comunità (londinese e portoghese): amici, parenti o modelli scovati sul web diventano muse per abiti che non allentano mai la presa con la realtà. Un esempio è il casuale ingaggio di Zenobia, una ragazza seguita dai designer su Instagram, semplicemente “per il modo brillante in cui si veste”. E poi la sorella minore di Marta Marques, Sofia, punto di riferimento per plasmare quell’ideale di freschezza disinvolta. 

L’impulso creativo amplia gli orizzonti di Marques’Almeida

La capacità di assecondare ogni impulso creativo, permette alla coppia di ampliare i propri orizzonti, senza perderli mai di vista. Dal semplice denim sbiancato, infatti, la strada di M’A pian piano si colora e appare variegata, grazie al trattamento di diversi tessuti, con fabbricazioni artigianali sempre più consapevoli: da impalpabili slip dress in taffetà con fibre biodegradabili a elaborati chiffon groffati, a rigidi jacquard arcobaleno realizzati in collaborazione con l’artista Paul Anderson Morrow (Autunno 20). Il marchio portoghese oggi produce anche accessori, dilettandosi nella realizzazione di calzature e borse, e affiancando alle collezioni donna, anche un’inedita linea per bambini. Iniziative sostenute e incoraggiate dal fortunato lancio dell’e-commerce.

La linea A/I 21 e la svolta sostenibile durante il lockdown

Durante la pandemia, e il durissimo lockdown nella terra d’origine, con l’apertura di una nuova sede in Portogallo il duo creativo si prefigge l’obiettivo concreto della sostenibilità. Con l’idea di realizzare eventi senza sprechi abbozza un Manifesto per la responsabilità sociale e ambientale, insieme al progetto reM’Ade per rimettere in circolo gli avanzi di tessuto e la rivista digitale See Through, allo scopo di sostenere e documentare i passi verso un’industria più inclusiva e trasparente. “Dopo tanto lavoro in un anno molto difficile – rivela Marques a WWD – stiamo sopravvivendo grazie a ciò che conta davvero: la sostenibilità, l’attenzione per l’artigianato, il desiderio di migliorare le nostre comunità e la lotta per le cause giuste”. La linea Autunno/Inverno 21 presentata in digitale ad Arouca, a un’ora da Porto, con una passerella sul 516 Bridge, il ponte pedonale sospeso più lungo del mondo, ne conferma la sferzata.

Marques’ Almeida

L’impronta grunge tipica del brand, trova enfasi grazie a decostruzioni rilassate e a magnetici tie dye realizzati dalla macerazione di bucce di cipolla, radici e pezzetti di legno. I tessuti, reduci dall’upcycling, hanno pesi e volumi diversi; c’è il denim sfilacciato di un texan tuxedo indossato con sandali bassi decorati con piume marabù, e poi il taffetà con fibre naturali Greencel di abiti asimmetrici che sfiorano le silhouette con leggerezza. Esiste un’idea di comfort, ma il desiderio di abbigliarsi per uscire da casa, dal lockdown, e dalla pandemia è più forte, ed è in crescendo insieme all’impegno concreto verso sostenibilità di cui la linea si fa portavoce. “Vogliamo essere socialmente responsabili” è questo il leitmotiv della collezione, disponibile solo su pre-ordine, per evitare inutili sovrapproduzioni. E la traversata di moda è così scenica e vertiginosa che un passo dopo l’altro, sembra urlare al vento l’impegno ecocompatibile della coppia. Una responsabilità sugellata dal simbolico passaggio da una sponda all’altra del fiume Paiva che con queste premesse e/o promesse sembra dividere il vecchio mondo (sprecone) da uno nuovo e a meno impatto. Ergo: vietato tornare indietro!  

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