No alla violenza sulle donne, sì alla prevenzione sugli uomini

La celebrazione della giornata contro ogni forma di violenza e discriminazione sulle donne richiede certamente un momento di riflessione e richiede anche la diffusione di notizie il più possibili utili a contribuire ad arginare il problema e ad aiutare chi sta in grave difficoltà e non sa come uscirne.

Non basta soltanto dire quante sono le vittime e quanti i carnefici, questo non aiuta a nessuno, più utile far conoscere le strade da percorrere per arginare il fenomeno del femminicidio e del maltrattamento.

La Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne

Il 25 Novembre è la giornata dedicata a sensibilizzare tutti sul tema contro la violenza sulle donne. Il mondo associativo, i gruppi autonomi, le Forze dell’ordine, il Governo, ognuno per la sua parte e per ciò che sono le proprie competenze e la propria mission contribuisce a proporre misure volte a sensibilizzare sulla grande piaga del maltrattamento rivolto all’universo femminile.

Un universo che, secondo i dati pubblicati dal rapporto della Polizia di Stato, dal primo gennaio al 7 novembre 2021, nel nostro Paese, sono state uccise 103 donne, una ogni tre giorni, di cui 87 in ambito familiare-affettivo, e 60 di loro hanno trovato la morte per mano del partner o dell’ex partner.

La più alta incidenza percentuale di donne che denunciano di aver subito maltrattamenti o altri delitti di genere viene registrata in Sicilia e, subito dopo, in Campania, un dato che smentisce quella diffusa falsa credenza che al Sud ci sia una scarsa propensione a rivolgersi alle Forze di polizia.

Tra i dati pubblicati nel rapporto della Polizia di stato si registra che le donne straniere vittime di violenza sono, in percentuale maggiore, di nazionalità romena, seguite da quelle nate in Marocco, mentre tra i delitti censiti, rientranti nella violenza di genere, più della metà è rappresentato dai maltrattamenti in famiglia. Nel 62% dei casi l’autore è una persona con cui la vittima ha o aveva una relazione di coppia.

Le violenze che si consumano quotidianamente, non sono solo fisiche ma sfociano spesso nella sfera psicologica, attraverso forme oppressive di ricatto e minacce di ogni genere.

L’attività di prevenzione, di fronte ad un quadro così complesso, rappresenta la vera arma di contrasto per mettere la parola fine al femminicidio.

Il Codice rosso

La Legge n. 69/2019 meglio conosciuta come “Codice rosso” ha in qualche modo innovato e modificato la disciplina penale e processuale della violenza domestica e di genere, corredandola di inasprimenti di sanzione; nella operatività i primi attori chiamati ad intervenire sono le forze di polizia che in questi ultimi anni hanno destinato appositi uffici e servizi per gestire le attività di prevenzione e di contrasto dei reati legati alla violenza di genere.

Il numero di pubblica utilità 1522

Di fronte ad ogni evento di femminicidio ci si domanda se quel coltello, quella pistola, quelle mani, armi individuate tra quelle maggiormente utilizzati per compiere gli atti di una tale brutalità e violenza sulle donne, potevano essere in qualche modo fermate.

La sfida più grande che c’è da compiere è quella di convincere ogni singola vittima di violenza ad uscire dal silenzio. Le donne vittime di violenza, che fanno molta fatica ad uscire dalla loro condizione di pericolo, devono sapere che se hanno bisogno possono rivolgersi ai centri antiviolenza e con il supporto di personale qualificato possono essere salvate prima che la situazione diventi irreparabile.

Un primo passo che può rappresentare l’inizio di un percorso per uscire dall’isolamento e dalle difficoltà di una situazione di violenza è il 1522, il numero gratuito di pubblica utilità contro la violenza e lo stalking, predisposto dal Dipartimento per le Pari Opportunità sin dal 2006 per sostenere le donne, tirarle fuori da situazioni di pericolo.

Da luglio 2020 il numero verde è gestito da Differenza Donna, associazione di promozione sociale che da più di 30 anni è impegnata nel contrasto della violenza maschile sulle donne. È un numero attivo, 24 ore su 24, e accessibile sia da rete fissa che da cellulare dall’intero territorio nazionale. Accoglie, con assoluta garanzia di anonimato, le richieste di aiuto di chi subisce molestie, stalking e ogni tipo di violenza fisica, psicologica, economica, in casa, a lavoro o in qualsiasi altro luogo pubblico o privato.

Attraverso questo canale si ha immediatamente accesso alla Rete Antiviolenza presente in Italia dove forze dell’ordine, centri antiviolenza, servizi sociosanitari, ospedali collaborano reciprocamente.

Esperte di settori come avvocate in diritto civile, penale, minorile, del lavoro ed immigrazione compiono la valutazione del rischio che sta vivendo la donna che chiama per ricevere aiuto e la si accompagna a prendere consapevolezza delle violenze subite e dei propri diritti.

La prevenzione rappresenta quindi l’arma principale per sconfiggere i maltrattamenti ed in questo processo di attività preventive vengono coinvolti anche i questori, che esercitano le loro attribuzioni e le loro prerogative esclusive per neutralizzare le minacce che ogni giorno si manifestano tra le mura domestiche.

Protocollo Zeus introdotto dalla legge 119 del 2013

Ogni singola storia di maltrattamento e femminicidio lascia un segno e quello che non si può più sottovalutare è la presa in carico della psiche degli uomini maltrattanti, cosa c’è nelle loro teste, quali sono i disagi e le problematiche in essi presenti, al punto tale da farli compiere gesti di efferata violenza come emerge dai fatti di cronaca.

Capire da dove nasce la violenza dell’uomo sulla donna, di quali stereotipi si è nutrita e verificare se per ognuno di questi ci sia la possibilità di prendere autenticamente coscienza della loro condizione sta diventando il fulcro del recente dibattito per la salvaguardia dell’incolumità delle donne spesso maltrattate.

Prendere in carico uomini che, attraverso denunce si scopre essere predisposti al maltrattamento delle donne, delle loro compagne, mogli, rappresenta un modo ottimale per salvare anticipatamente le donne prima che sia troppo tardi.
Oggi uno strumento che permette di lavorare su questo aspetto di “cura del maltrattante” c’è, si tratta del “Protocollo Zeus” introdotto dalla legge 119 del 2013, che amplifica l’efficacia dell’ammonimento del questore e si occupa nello specifico dell’uomo che maltratta.

Con questo protocollo – che introduce strumenti per spezzare il ciclo della violenza, aiutare gli autori di queste condotte a comprendere la gravità delle proprie azioni, e far loro apprendere come vivere e gestire le relazioni personali ed affettive in modo sano e rispettoso della partner – si è nella possibilità di attivare una serie di strade legate alla prevenzione rivolgendo la sua attenzione alla figura dell’uomo maltrattante o stalker.

Si parte dall’ammonimento, rivolto alla persona che sta attuando condotte che procurano danno o sofferenza nelle relazioni strette, prima che possano interessare il sistema penale.

Gli ammoniti vengono accompagnati in un percorso che li porta alla consapevolezza della gravità e del rischio connesso alla sua modalità di agire, a rendersi conto della soglia critica a cui è arrivata, oltre la quale c’è il rischio dell’arresto e dell’avvio di un procedimento penale.

La strada da percorrere è ancora molto tortuosa e la soluzione al problema della violenza verso l’universo femminile non è cosa semplice da debellare, quello che ognun essere umano può contribuire a fare è non lasciar nessuna delle strade possibili da percorrere e affrontare.

Foto di Manfred Antranias Zimmer da Pixabay

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