No ai carrozzoni burocratici per non perdere la fiducia nelle associazioni benefiche

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In questo periodo, antecedente la dichiarazione dei redditi, la richiesta più assillante che ognuno di noi riceve è quella delle donazioni del 5 x mille ad associazioni, a volte locali e no profit spesso internazionali e “profit”. Frequentemente poi, siamo sollecitati a versare contributi a favore di associazione benefiche, o presunte tali, da una notevole quantità di bollettini che riceviamo nella cassetta della posta delle nostre abitazioni. Tagliandi già compilati e pronti al versamento di donazioni per i bambini affamati in Africa, per quelli sordomuti italiani o per quelli orfani dell’est Europa che vivono sostenuti da associazioni di volontariato. Lavoro encomiabile, questo, quando realmente svolto per fini di pura solidarietà , almeno discutibile se fatto con scopi diversi. In ogni modo ritiriamo questi inviti quotidiani con un’azione che, dopo anni di movimenti abitudinari di tale genere, fatti senza pensarci un attimo, è ormai divenuta rituale. Il pericolo è che questi gesti sistematici vengono considerati, nell’indifferenza della quotidianità, azioni simili a quelle che si fanno versando l’obolo nel cestino durante la messa della domenica o donandolo allo sventurato piazzato al semaforo. Gesti effettuati, spesso, senza dare il giusto peso a ciò che realmente comporta l’azione che stiamo per fare, a quello che il nostro contributo, anche se modesto, comporta per la vita di alcune persone. Ma soffermandoci a leggere e a capire i messaggi che ci arrivano nella buca delle lettere da parte di queste unioni di volontari, la stragrande maggioranza di noi, colpiti nella sensibilità umana dalle parole e dalle immagini drammatiche che realmente rappresentano questi sventurati, anche se col dubbio dell’inganno e nella speranza che questi soldi arrivino davvero ai bambini disgraziati raffigurati, è disposta a rischiare la somma da versare e si adopera affinché la propria carità arrivi a destinazione. Il dubbio è che il più delle volte questi soldi servano soprattutto a mantenere in piedi strutture costosissime piuttosto che ad agevolare la vita dei bambini riprodotti nelle immagini che riceviamo assieme ai bollettini. Perciò crediamo che in questo campo ci sia davvero bisogno di una regolamentazione tangibile e severa, che garantisca le persone che in buona fede decidessero di donare contributi anche minimi alle associazioni realmente impegnate nel sociale. Senza brutte sorprese. Perché venire a scoprire che i propri denari sono stati spesi esclusivamente, come a volte accade, per mantenere in piedi carrozzoni burocratici atti esclusivamente all’ostentazione dei propri capi significherebbe perdere, oltre ai soldi, soprattutto la fiducia nell’intero sistema volontaristico.

Enzo Di Stasio

Foto: latitudeslife.com

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