Istanbul, Turchia. «Invito tutti i miei cittadini a Yenukapi, per mostrare in modo inequivocabile e forte la nostra unità e solidarietà. […] Il 15 luglio ha aperto la porta alla nostra riconciliazione. […] Se il Parlamento la voterà, reintrodurrò la pena di morte. […] Staremo insieme come un’unica nazione, un’unica bandiera, un’unica madrepatria, un unico stato e un’unica anima». Con queste parole, prima espresse mediante un tweet e successivamente urlate a Yenikapi (zona europea della città), il presidente Erdogan esalta e convince la ‘marea’ umana che si è riversata nella spianata di fronte al Mar di Marmara.
Il ‘maxi-raduno‘ è stato denominato “per la democrazia e per i martiri“: una manifestazione nel quale si ha lo scopo di ricordare l’attacco golpista avvenuto il 15 luglio scorso e ringraziare coloro che si sono impegnati a riportare la situazione sotto controllo. Al ricordo hanno partecipato anche i leader dei due maggiori partiti d’opposizione al governo, Kemal Kilicdaroglu del Chp e Devlet Bahceli del partito nazionalista Mhp. Mancava, solamente, l’espondente del partito filo-curdo.
Fra bandiere e manifestanti in bianco e rosso, la mobilitazione per il ricordo diventa un raduno da cifre con più zeri; gli stessi media nazionali, quelli ancora in vita, raccontano di più di tre milioni di manifestanti riversatisi, per partecipare alla celebrazione conclusiva di un golpe fallito e con 270 morti.
Possono, dunque, stare tranquilli Erdogan e i suoi sostenitori. Il golpe è ormai un lontano ricordo e il futuro (anti?)democratico conquista la Turchia.
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