Le priorità del Parlamento sul prossimo bilancio UE a lungo termine

Il Parlamento europeo ha approvato le sue priorità per il prossimo bilancio pluriennale dell’UE per il periodo 2021 – 2027. Particolare attenzione è stata dedicata alla migrazione, alla sicurezza, alla difesa, ai giovani, all’occupazione, alla ricerca, alla lotta al cambiamento climatico, ai finanziamenti per le politiche agricole e i fondi di coesione. E’ stato rilevato che il livello della proposta del quadro finanziario presentata dalla Commissione europea “non consentirà all’UE di mantenere i suoi impegni politici e rispondere alle importanti sfide future“. In particolare, fra le priorità decise dal Parlamento, si segnalano il programma di ricerca Horizon Europefissato a 120 miliardi di euro in costi 2018 (Commissione: €83,5 miliardi), il contributo UE per il clima fissato ad un minimo del 25% della spesa del QFP e le risorse Erasmus triplicate.

I deputati, inoltre, hanno espresso la volontà di modificare il sistema delle entrate finanziarie dell’UE , considerato “molto complesso, ingiusto, non trasparente e del tutto incomprensibile per i cittadini dell’UE“, riducendo i contributi degli Stati legati al PIL e introducendo nuove entrate con modifiche nella tassazione delle imprese (settore digitale, plastica ecc.). Hanno auspicatoaltresì “che si raggiunga un buon accordo prima delle elezioni europee del 2019, al fine di evitare gravi battute d’arresto all’avvio dei nuovi programmi a causa dell’adozione tardiva del quadro finanziario, come avvenuto in passato“.

Da rilevare che solo il 6% del bilancio è destinato alle spese amministrative dell’UE , mentre il 94% è devoluto ai cittadini, alle imprese, alle regioni ed alle città.

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Inaugurato il Sito web che mostra “Cosa fa l’Europa per me”,in vista delle elezioni europee del 2019.

Il progetto prevede, con semplicità ed efficacia,1.800 articoli di una paginasu come l’UE ha migliorato la vita dei  cittadini e una navigazione sul sito suddivisa per regione, professione e hobby. Si sentiva da tempo la necessità di visualizzare concretamente i vantaggi per i comuni cittadini di far parte dell’Unione europea e le imminenti elezioni sono riuscite ad affrettare e rendere possibile questa operazione.

Il sito web interattivo e multilingue “Cosa fa l’Europa per me”, è stato realizzato dal Servizio di ricerca del Parlamento europeo e consta di tre sezioni.

La prima, “Nella mia regione“, permette il collegamento con più di 1.400 località dell’Unione europea. Fra i tanti il progetto “Giovanisì” in Toscana che ha aiutato 230.000 giovani nello studio, nella formazione e nell’ingresso nel mondo del lavoro. Le iniziative a favore delle imprese nelle Marche, con il prestito d’onore (1.355 nuove imprese e 3.300 nuovi posti di lavoro in dieci anni). In Puglia, il mercato interno dell’UE (500 milioni di consumatori) costituisce lo sbocco per oltre il 60% dell’attività manifatturiera e per il 70% dei prodotti della pesca e dell’agricoltura, che caratterizzano la realtà  pugliese.

La seconda , “Nella mia vita”, mette a disposizione degli utenti quattrocento articoli relativi alla vita reale. Come l’UE interagisce, ad esempio, con  le famiglie, la sicurezza, l’assistenza sanitaria, i viaggi, gli hobby (musica, sport ecc.), i diritti sociali e i gusti dei consumatori. Qual è il sostegno dell’UE alle svariate attività professionali dei lavoratori.

Una terza sezione del sito integra gli articoli con documenti informativi più approfonditi sulle politiche UE, come i risultati della legislatura in corso e le future prospettive con la giusta attenzione verso le aspettative dei cittadini dell’UE.

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Dichiarazione del Presidente del PE, Antonio Tajani, dopo l’intervento del Cancelliere tedesco Angela Merkel in plenaria a Strasburgo sul futuro dell’Europa.

La Germania ha una responsabilità chiave nel portare avanti il ​​progetto europeo. Ringrazio la cancelliera Angela Merkel per il suo contributo ai nostri dibattiti sul futuro dell’Europa. Ho insistito con lei sulla necessità di approvare immediatamente la riforma del sistema europeo di asilo e del regolamento di Dublino, con l’obiettivo di introdurre un sistema obbligatorio per ridistribuire equamente i rifugiati tra tutti gli Stati membri. Ho anche insistito con il Cancelliere Merkel sull’urgenza di un ambizioso piano Marshall per l’Africa, per creare opportunità per gli africani nei loro paesi e quindi ridurre i flussi migratori verso l’Europa “.

“Dobbiamo cambiare l’Europa, e un cambiamento cruciale da fare è dare al Parlamento europeo più potere. Siamo l’unica istituzione europea eletta direttamente dai cittadini. Ecco perché ho invitato la Germania a sostenere la nostra richiesta di dare al Parlamento europeo il diritto di presentare leggi. Oggi non è così e dobbiamo cambiare questa situazione. È fondamentale per i nostri cittadini “.

“L’Europa ha bisogno di una politica estera comune e deve parlare con una sola voce per diventare un vero attore rilevante sulla scena internazionale. L’Unione europea deve anche lavorare per una politica di difesa comune, con la prospettiva di avere un proprio esercito“.

Hanno già partecipato a questi dibattiti sull’avvenire dell’Europa, i capi di Stato e di governo di Belgio, Croazia, Grecia, Estonia, Francia, Irlanda, Lussemburgo, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo e Romania. I prossimi interventi riguarderanno, nell’ordine e fino a marzo, il primo ministro danese, Lars Løkke Rasmussen, il Presidente di Cipro, Nicos Anastasiades, il Primo ministro spagnolo, Pedro Sánchez, il Primo ministro finlandese, Juha Sipilä, il Primo ministro italiano, Giuseppe Conte ed il Primo ministro slovacco, Peter Pellegrini.

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Esportazioni di armi dell’UE: aumentare i controlli e imporre sanzioni.

Il Parlamento ha chiesto a tutti gli Stati membri norme comuni in materia di esportazione di armi, con una maggiore trasparenza e con un efficace meccanismo sanzionatorio nei confronti di chi viola le regole concordate. Si è di fronte a stati che sistematicamente non le applicano, dando luogo ad esportazioni che portano a gravi violazioni dei diritti umani ed al paradosso del loro utilizzo contro le stesse forze armate europee.

E’ stato fatto l’esempio dell’Arabia Saudita, che viola sei degli otto criteri attuali previsti dalla posizione comune dell’UE sulle esportazioni di armi e che continua a ricevere armi dagli Stati europei. Apprezzamento è stato espresso per Olanda e Germania, che hanno interrotto le esportazioni, mentre valutazioni negative sono state riservate agli Stati che continuano a farlo. E’ stato auspicato anche un embargo verso tutta la coalizione attiva nello Yemen,sottolineando che la popolazione di quest’ultimo stato continua a subire grandi sofferenze.

I deputati si sono dichiarati “sconvolti per la quantità di armi e munizioni di fabbricazione europea trovate nelle mani di Da’esh in Siria e in Iraq” e convinti che alcuni Stati membri non si impegnano per evitare il dirottamento dell’esportazione a soggetti inaffidabili. La risoluzione è stata approvata con 427 voti in favore, 150 voti contrari e 97 astensioni.

Le esportazioni di armi– ha dichiarato la relatrice SabineLösing  (GUE/NGL, DE) – non stabilizzano i Paesi o le regioni straniere, né contribuiscono a creare la pace. Le armi amplificano i conflitti. Le armi europee sono fondamentalmente responsabili della guerra in corso nello Yemen. La posizione comune sulle esportazioni di armi deve essere attuata efficacemente. Ciò include, tra l’altro, un meccanismo di sanzioni”.

Con il 27% delle esportazioni mondiali l’UE è il secondo esportatore di armi al mondo, preceduto dagli USA con il 34% e seguito dalla Russia con 22%. Lo dice la 19^ relazione annuale sulle esportazioni delle armi. Il 40,5% delle licenze del 2016 riguarda il Nord Africa ed il Medio Oriente, di cui la maggior parte, per 57,9 miliardi, l’Arabia Saudita, gli Emirati Arabi e l’Egitto.

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