Napolitano al Colle e gli errori di una “sinistra” sinistra

bersani-pierLa commedia è finita e adesso inizia la tragedia. L’epilogo a sorpresa è stato scritto e interpretato da un Pd che, nell’interpretare un monologo insensato, è riuscito a trasformare il trionfo certo in fiasco dalle dimensioni colossali.

Sì perché la campagna elettorale di Bersani è stata suicidaria, maldestra e a tratti ingenua fin dall’inizio. Oltretutto il segretario non ha minimamente rispecchiato né la volontà dell’elettorato né è riuscito a cogliere il malessere dell’Italia che avrebbe dovuto salvare dal berlusconismo.

Da vent’anni la sinistra sbaglia e lo fa in maniera talmente grossolana, da dare adito ai maligni che sia frutto di un accordo proprio con la destra del Cavaliere.

Il primo fu Achille Occhetto che per far dimenticare il suo tragico operato in seno al partito, fu costretto a togliere la “P” dal Pds. Era un uomo talmente contraddittorio da essere soprannominato “ondivago”. Per lui non bisognava cercare strane alleanze e ne era talmente sicuro, che nel 1994 non si preoccupò di raccogliere consensi per la sua campagna elettorale. Risultato? Berlusconi lo stracciò sconfiggendolo prima nelle politiche di marzo e successivamente alle europee.

Dopo di lui venne Massimo D’Alema “la volpe”, che non aspettava altro se non vendicarsi del Cavaliere.  Da subito si contraddistinse per l’astuzia e la capacità di creare strani accordi e alleanze bizzarre. In pochi mesi riuscì a fare lo sgambetto a Berlusconi, poi però lo nominò padre costituente inventandosi una bicamerale che avrebbe dovuto riscrivere la Carta. Portò al governo Prodi, ma al tempo stesso cercò di farlo fuori. Conquistò Palazzo Chigi per un anno e mezzo e portò il suo partito alla rovina dopo i dissensi causati dal bombardamento dell’ex Jugoslavia.

A lui fece seguito Walter Veltroni, che aveva come sogno la creazione di una sinistra molto simile alla destra. Porto alla rovinosa caduta del suo partito nel 2001.

Fu poi la volta di Fassino di cui per dire il vero si ricorda ben poco. Fassino cercò di rendere il Ds “moderno”, e per modernità intendeva l’andare a braccetto con i poteri forti, soprattutto quelli finanziari. Portò il Ds alla fondazione del Pd poi lasciò lo scettro a Veltroni. Come prima mossa cercò di far fuori Prodi poi lasciò la sinistra quando scoprì la sua latente “vocazione maggioritaria” e lasciò la porta vuota a Berlusconi.

L’ultimo dei segretari Bersani è cosa nota.

Adesso ci ritroviamo pertanto con lo stesso Presidente della Repubblica e sicuramente con le destre d’ogni provenienza che si riuniranno, più forti di prima, per rinsaldare le maglie dell’austerità e del liberismo con rinnovato vigore e senza oppositori. Mettendo in apprensione il tessuto sociale di sinistra.

Napolitano ha raccolto 738 voti, superando di due terzi il plenum dei 1007 grandi elettori, ma con 50 voti in meno rispetto ai previsti. Sette anni fa ne aveva presi 543. La notizia è stata presa bene dal centrodestra meno bene dal centrosinistra mentre i grillini non hanno applaudito e non si sono nemmeno alzati in piedi.

Napolitano, che ha accettato l’incarico solo per un senso di responsabilità fuori dal comune, è stato chiaro sin dall’inizio: non ci saranno larghe intese. Dopo aver accettato ha spiegato “ mi muove il sentimento  di non potermi sottrarre a un’assunzione di responsabilità verso la nazione, confidando che vi corrisponda un’analoga collettiva assunzione di responsabilità”. Adesso tocca a lui comporre il governo dissotterrandolo dalle macerie.

Il Presidente ha posto come condizione unica quella di scegliere la composizione del governo, dettando anche il programma quello già definito dai dieci saggi. Probabili dunque Luciano Violante del Pd e Quagliarello del Pdl. Il primo alla giustizia, il secondo alle riforme istituzionali, mentre Monti si chiama fuori dai giochi.

Si vocifera che sarà un governo tecnico ma anche politico e che Giuliano Amato potrebbe avere l’incarico di primo ministro, insieme con Enrico Letta, (che succederà a Bersani) Mario Mauro di scelta civica e Angelino Alfano. Anche Anna Maria Cancellieri potrebbe essere confermata al Viminale.

Letta definisce tali voci delle “bischerate”, “balle giornalistiche”, ma pare che sul suo nome convergano ampi consensi. Il dottor sottile, Amato, non pare invece essere il favorito per via di una nuova spaccatura interna al Pd.

Il Presidente Napolitano ricomincerà oggi alle 17 per il giuramento alla camera con una scorta ridotta, composta da 4 corazzieri anziché 18. Domani dovrebbe svolgere le consultazioni-lampo per conferire l’incarico mercoledì.

di Redazione

foto: dagospia.com

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