Milioni di dati telefonici spiati dagli Usa in Francia

intercettazioniIl Segretario di Stato usa John Kerry va a Parigi per parlare dei problemi relativi alla situazione in Siria. Dovrà affrontare gli effetti dell’ultima “rivelazione”, in tema di spionaggio, arrivata dal sito del quotidiano francese Le Monde: l’agenzia per la difesa egli Stati Uniti (NSA), avrebbe spiato oltre settanta milioni di conversazioni, tra cittadini francesi, negli ultimi tempi. L’Eliseo ha convocato d’urgenza l’ambasciatore americano, Charles Rivkin. Il Ministro degli esteri Laurent Fabius ha parlato di “un’ azione inaccettabile tra stati amici”.

Giovedì a Bruxelles in occasione del vertice dell’Unione Europea, il caso sarà sollevato dal Presidente Francese Francois Hollande e questa mattina probabilmente, a Parigi, il tema sarà affrontato nel corso del colloquio in programma tra il Ministro degli Esteri francese e il Segretario di Stato Usa.

Unanimi le prese di posizione dei principali esponenti politici, nei confronti  dell’ennesima conferma circa il fatto che ormai non hanno più valore, e tantomeno senso, queste parole:

Nessun individuo potrà essere sottoposto ad interferenze arbitrarie nella sua vita privata, nella sua famiglia, nella sua casa, nella sua corrispondenza, né a lesione del suo onore e della sua reputazione. Ogni individuo ha diritto ad essere tutelato dalla legge contro tali interferenze o lesioni. Così recita l’articolo 12 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani

Ma quando si parla di privacy è necessario stabilire cos’è, che si intende proteggere poiché il concetto di privacy (come sostiene Noam Chomsky, filosofo statunitense, linguista e teorico della comunicazione tuttora vivente) non è un concetto statico, ma il contrario, perché deve confrontarsi con il continuo mutamento dei criteri che stabiliscono ciò che è pubblico e ciò che è privato; la percezione di questa distinzione è mutevole nel tempo ed è fortemente condizionata dal progresso culturale e tecnologico di una società. Gli Stati  democratici hanno creato (e favorito), le condizioni per “globalizzare” anche le informazioni. Se è vero ciò che dice ancora Noam, che la globalizzazione non è un fenomeno naturale, ma un fenomeno politico concepito per raggiungere determinati scopi ed obiettivi ben precisi, si può capire meglio, quanto, nel tempo presente, sia sempre più sottile la linea di demarcazione che solca il confine tra interesse privato e sicurezza pubblica. Confine che forse in un futuro non molto lontano, non avrà più ragione d’essere.

di Redazione

foto: lawanddisorder

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