Milano Sanremo: Kwiatowski si impone con intelligenza. Sagan è il vincitore morale

copertina2Si è disputata in un tiepido sabato primaverile la Milano Sanremo, prima classica monumento della stagione ciclistica internazionale, che ha offerto al pubblico un finale da brividi.

IL PERCORSO E L’AVVIO

291 i km di gara che separavano Piazza del Duomo a Milano da Via Roma a Sanremo, corsa che a metà gara dopo una fase pianeggiante incontra il primo scoglio altimetrico, il Passo del Turchino, celebre per l’impresa di Coppi nel 1946, dove iniziò la fuga del campionissimo che arrivò al traguardo con 15′ di vantaggio su Bartali, secondo classificato. Dal Turchino atri 100 km di pianura per giungere alla zona calda della Sanremo, la zona dei Capi, brevi salite di pochi km ad una pendenza media, in cui i ciclisti dotati della cosiddetta ”fucilata” avrebbero potuto  fare la differenza: Capo Mele, Capo Cervo,  Capo Berta, Cipressa e Poggio, con gli ultimi due classica zona di scontro totale per imboccare l’Aurelia ed involarsi sul traguardo finale. Come da consuetudine una fuga di corridori in cerca di visibilità prendeva il largo, composta da una decina di elementi di secondo rango che davano vita ad un tentativo buono a fare conoscere la loro grinta e quella del loro team di appartenenza. Da segnalare tra i componenti della fuga i due giovani italiani neo professionisti Andreetta e Pioli, quest’ultimo ciclista della Novo Nordisk, un team che schiera solo atleti diabetici per dimostrare che è possibile fare sport ad alti livelli nonostante questa malattia. La fuga aumentava il distacco nei confronti di un gruppo che procedeva placido, vista la non pericolosità dei ciclisti in testa alla corsa. Il distacco giungeva ad un massimo di 6′ , che iniziava a ridursi dapprima lentamente, per poi iniziare ad accorciarsi rapidamente una volta giunti nella zona dei Capi.

IL FINALE CARDIOPALMA

1Giunti ai piedi della Cipressa il gruppo viaggiava ormai a ritmi da battaglia ed il destino della fuga in testa era segnato, buona l’idea, buona la messa in opera, ma tentativo finito. Trek e Sky sono i team che lavoravano in testa per portare Degenkolb e Viviani allo sprint, ma molteplici erano i tentativi di fuga che cercavano di spezzare l’egemonia imposta dai due team. La Cipressa volava via in un secondo ed il gruppo aumentava ancora di più l’andatura in vista del Poggio, momento cruciale della gara. La Sunweb e la Sky guidavano una  volata per prendere in testa Costa Rainera ( nome al catasto della salita del Poggio) ed iniziavano un forcing micidiale che riduceva a 50/60 unità il numero dei ciclisti nella testa del gruppo. Nelle prime file tutti i favoriti con il campione del Sagan che sulla cima del Poggio prendeva l’iniziativa in maniera decisa e perentoria piazzando uno scatto brutale che gli consentiva di far esplodere la corsa. Alle sue spalle Alaphilippe e Kwiatowski riuscivano ad accodarsi mentre dietro il gruppo andava allo sbaraglio. Il terzetto di testa sotto l’impulso della propulsione offerta da Sagan, complice una discesa da funambolo, riuscivano a fare il vuoto presentandosi a 3 km dalla fine, imboccando la via Aurelia, con 20” fondamentali sugli inseguitori. Dietro Van Avermaet in prima persona guidava l’insperata rimonta mentre in testa Sagan non riceveva collaborazione, se non saltuaria da Kwiatowski, continuando però ad erogare una potenza impressionante, che teneva lontano un gruppo lanciato alla rincorsa a 60 km/h di velocità. All’ultimo km Sagan guidava ancora il terzetto con Kwiatowki in seconda posizione ed Alaphilippe passivo in terza ruota. Il campione del mondo cercava di anticipare tutti dando il via alla volata a 300 m dalla fine trovando la forza non si sa dove per accelerare nuovamente, ma le gambe erano oramai stanche e Kwiatowski, eccellente nell’essere sempre al momento giusto nel posto giusto, collaborando solo quando strettamente necessario ma senza sprecarsi troppo, piazzava una volata magistrale che gli consentiva di tagliare il traguardo con pochissimi centimetri di vantaggio su Sagan. Terzo Alaphilippe, che ne finale, nonostante si fosse risparmiato restando a ruota dei suoi due avversari, non si avvicinava troppo alla coppia di testa.

CONSIDERAZIONI FINALI

2Partiamo dalla corsa: un finale intenso, da fiato sospeso fino agli ultimi centimetri, incertezza sull’esito della volata dei, incertezza anche sull’esito della rincorsa del gruppo. Un panorama di gara come sempre splendido reso magico dalla presenza di numerosi tifosi lungo tutto il percorso.

Il vincitore: l’ex campione del mondo Kwiatowski è tornato a livelli stellari come nell’anno in cui vinse l’iride a Ponferrada. L’Italia lo stimola evidentemente, dato che poco più di un mese fa ha trionfato nella Strade Bianche a Siena. Il lavoro grosso l’ha fatto Sagan ma bisogna rendere il merito di Kwiatowki di avere avuto le forze per seguirlo dopo una gara ad altissima velocità, di aver avuto l’intelligenza tattica di collaborare solo quando strettamente necessario e cosa più importante, di aver battuto in volata il un velocista puro, lui che velocista non è.

Sagan: il campione del mondo è il vincitore morale di questa corsa. Ha dato il via all’azione decisiva avendo il coraggio di esporsi in prima persona. Ha erogato una potenza fuori dal comune e si è sobbarcato il grosso del lavoro per far andare in porto l’azione finale. Essendo l’uomo da battere ha corso con tutti contro e si è ritrovato nel finale a sfiorare la vittoria; negli ultimi 300 m ha trovato energia per scattare ancora e, se il traguardo fosse stato 20 metri prima, non avrebbe subito la rimonta prodigiosa di Kwiatowski. Non ci sono più aggettivi per descrivere le infinite qualità di questo campione che, come ieri, se non vince arriva secondo o terzo, riuscendo ad essere il vincitore morale di una gara.

Foto: Milano Sanremo web site

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