Milano-Sanremo: come sempre apre la stagioni delle grandi classiche del ciclismo

Si apre ufficialmente il calendario ciclistico delle grandi classiche, con la Milano-Sanremo: la “classicissima” di primavera. Una passerella di 292 chilometri dal capoluogo lombardo attraverso la bassa padana, l’Appennino ligure, la riviera di ponente, sino alla capitale dei fiori, per mostrare subito chi è il ciclista più forte.

Fu la Sanremo a imporre il primo “campionissimo” del ciclismo, Costante Girardengo, l’Omino di Novi: sei vittorie, tre secondi posti e due terzi posti in undici edizioni! E aveva vinto anche una settima volta ma, avendo sbagliato strada e accorciato il percorso, fu squalificato. Negli anni trenta, la “Sanremo” fu il palcoscenico della rivalità tra Alfredo Binda e Learco Guerra: due vittorie e tre secondi posti per il primo; una vittoria e due secondi posti per l’altro.

Negli anni quaranta e cinquanta, la “classicissima” fu teatro del duello dei duelli nella storia del ciclismo e dello sport italiano: quello tra Fausto Coppi e Gino Bartali ; micidiale la vittoria di Fausto del 1946, con un distacco record di dodici minuti! A Sanremo, tuttavia, il “toscanaccio” prevalse complessivamente sull’ Airone di Castellanìa per quattro vittorie a tre. L’ultima, a trentasette anni, nel 1950, ha del clamoroso: l’anziano scalatore riuscì a trionfare in volata sul gruppo compatto, sconfiggendo fior di velocisti più giovani, quali il tre volte Campione del mondo Rik Van Steenbergen (che si rifece vincendo nel 1954).

Milano-Sanremo, da “corsa degli italiani” all’era Merckx

Il ritiro dei due fuoriclasse coincise con un periodo di crisi di vittorie per il ciclismo italiano: 16 edizioni a bocca asciutta, sul traguardo sanremese. Un digiuno rotto solo nel 1970 da Michele Dancelli, per distacco. Si era giunti all’era Merckx: il “cannibale” trionfò sette volte sul Lungomare Roma, stabilendo – forse – il suo record più prestigioso. Fu lui a individuare l’ultima salita, il Poggio, a soli quattro chilometri dal traguardo, come la rampa di lancio per la vittoria finale. Di fronte allo strapotere del belga, il suo rivale Gimondi riuscì a trionfare una sola volta, nel 1974, ma il “cannibale” non partecipava, essendo stato trovato positivo a un precedente controllo antidoping e, di conseguenza, squalificato.

Al “cannibale” successe il connazionale Roger De Vlaeminck (tre vittorie) e, negli anni ’80, il francese Fignon e l’irlandese Sean Kelly (due vittorie a testa). A cavallo del nuovo millennio, la corsa assistette al dominio del velocista tedesco Eric Zabel, con quattro vittorie e un secondo posto in cinque edizioni, alla doppietta dello spagnolo Oscar Freire (2005-2007), alle vittorie degli italiani Bettini, Cipollini, Petacchi e Pozzato, sino al trionfo di Vincenzo Nibali, lo scorso anno.

Chi taglierà per primo, quest’anno, il traguardo della Milano-Sanremo?

Nonostante alcuni ritocchi al percorso, negli ultimi anni, il momento chiave della corsa resta sempre la salita del Poggio, attualmente ad 8 chilometri dall’arrivo. Anche Nibali, lo scorso anno, scattò su questo pendio di 3,7 chilometri, con una pendenza dell’8%, per poi piombare sul traguardo finale, con una manciata di secondi vantaggio.

Chi taglierà per primo, quest’anno? Lo slovacco Peter Sagan, tre volte campione del mondo, tra il 2015 e il 2017, è dato per favorito. Il più adatto a scattare sul Poggio, però, sembra il francese Julien Alaphilippe. Se invece si giungesse in Via Roma, con il gruppo compatto, il nostro Viviani dovrebbe avere molte chance di vittoria in volata. A questo terzetto non vorremmo dimenticare il vincitore uscente, Vincenzo Nibali. Tutto sta se è riuscito a recuperare dall’incidente che lo ha lasciato inattivo per la seconda parte della scorsa stagione. Incrociamo le dita.

Fonte foto: Riviera Magazine

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