Medicina ed archeologia – Il Bambino di Fidene

Giuseppe Cesari, detto Cavalier D’arpino, ” La vittoria di Tullo Ostilio sui Veii e i Fideni”

Fidene è un quartiere di Roma che si trova a nord della città – nel III municipio – lungo la via Salaria. Il suo nome antico è Fidenae ed è stata una città del Latium Vetus insieme ad altre come Crustumerium (oggi Settebagni), Nomentum (oggi Mentana), Veii (Veio) e Tibur (oggi Tivoli); tanto per citarne qualcuna nella stessa zona geografica. Per molti anni è stata una di quelle Borgate romane cresciute su se stesse dove la vita era più simile a quella di paese che a quella di una zona di Roma. E’ stata di probabile fondazione Latina, successivamente sotto certa influenza Sabina, poi Veiente ed infine municipio Romano in età regia, repubblicana ed imperiale.

La guerra tra Roma e Fidenae

Fidenae si trovava in posizione strategica: su di un alto colle dominante l’ansa del Tevere e lungo la Via Salaria. Questo fu il motivo per cui Roma ed i suoi re la combatterono per quasi tre secoli. Si ebbero, infatti, quattro battaglie, l’ultima delle quali nel 426 a.c., tra le due città che culminarono con la vittoria di Roma. Fidenae, così venne assoggettata e divenne Municipio Romano.

Era una zona ricca, fertile per la vicinanza del fiume, strategicamente importante ed è stata densamente popolata per secoli. E’ noto anche uno splendido anfiteatro di epoca romana realizzato in legno che ebbe un crollo nel 27 d.c. che coinvolse, tra morti e feriti, almeno 20.000 persone (Fonte: Treccani).

Dopo la caduta dell’Impero ebbe un declino vertiginoso e per secoli fu praticamente deserta, abitata da pochi pastori. Questi territori vennero poi acquistati da alcune famiglie romane latifondiste come ad esempio gli Spada (gli stessi di Palazzo Spada vicino a Via Giulia).

Il maestro di Caravaggio

Questa vicenda è raccontata nello splendido dipinto del 1597 del pittore barocco Giuseppe Cesari detto Cavalier D’arpino intitolato ” La vittoria di Tullo Ostilio sui Veii e i Fideni” che oggi è custodito a Caen, in Francia. I suoi dipinti sono presenti anche nei musei MOFA di Budapest, Louvre di Parigi, Ermitage di San Pietroburgo, Galleria Borghese e Pinacoteca Vaticana a Roma e National Gallery of Art di Washington. Formó, tra gli altri, Guido Reni ed il Caravaggio.

Gli scavi degli anni ‘90

Nella prima metà degli anni ’90 si effettuarono alcuni scavi archeologici che rivelarono qualcosa di strabiliante. Fu trovata una capanna dell’età media del bronzo (di cui oggi a Fidene c’è una ricostruzione) che testimonia la presenza dell’insediamento anche in epoche precedenti. Una piccola ma divertente curiosità: al suo interno furono rinvenuti i resti di quello che viene ritenuto il gatto domestico più antico d’Italia.

Soprattutto però fu trovata una necropoli con una trentina di sepolture. Risalente all’epoca imperiale, all’interno di essa furono trovati reperti che sono stati traslati nei musei di mezza Roma.

Uno di essi è “Il Bambino di Fidene” che oggi si trova al museo di Storia della Medicina dell’Università “La Sapienza”. Adagiato nella stessa posa in cui fu trovato nella sua sepoltura; steso su di un letto di sabbia di fiume.

Il bambino di Fidenae

Il bambino di Fidene

E’ un reperto del II secolo d.c. e rappresenta un caso unico di medicina imperiale ed il primo caso di trapanazione alla testa effettuato nella civiltà romana.

Si tratta dello scheletro di un bambino di 5 o 6 anni. Non si sa di che sesso fosse ma si sa che, probabilmente, era figlio di un liberto romano divenuto poi proprietario terriero. Questo bimbo rappresenta la più antica testimonianza nella storia della medicina romana di intervento al cranio con trapanazione.

Considerando le grandi dimensioni del foro praticato nel cranio del bimbo si presume che avesse una massa che comprimeva il cervello, probabilmente, un tumore.

Questo bimbo fu operato da un medico romano senza anestesia (poiché non esisteva) e sopravvisse altri 40 giorni dopo l’intervento. Questo dato si può evincere dalla ricrescite del callo osseo attorno al foro praticato sul cranio.

L’intervento venne eseguito con l’obiettivo di evitare al bambino i forti dolori che la compressione cranica gli provocava. Probabilmente ebbe forti febbri dovute all’infezione che conseguì l’intervento. Non esistevano, ovviamente, antibiotici. Si sopravviveva se si superava il decorso post operatorio. Uno studioso della Sapienza ha postulato questo concetto: “si doveva sopravvivere al medico, non alla malattia”. Nella Roma antica di età imperiale i medici erano di cultura prevalentemente greca.

L’asfalto che ricopre tutto

L’area archeologica di Fidene comprende anche alcune ville patrizie. In alcune di esse sono stati ritrovati dei mosaici policromi ed uno in bianco e nero. Quest’ultimo si trova oggi nell’atrio all’entrata del centro commerciale Porta di Roma ed è stato ritrovato nella tenuta del Casale Rediccioli. Comprende un po’ più a sud la già citata necropoli ed una cisterna in tufo locale, rinomato ed esportato anche nella Roma antica, per la raccolta dell’acqua.

Se, oggi, voleste visitarla, purtroppo, non potete farlo. L’aera archeologica e la sua necropoli non esistono più.

Immaginiamo, per un momento, un bambino che viva, negli anni ’90, in questa borgata. Usciva nel pomeriggio dopo la scuola per giocare a pallone con gli amici che abitavano nella sua stessa via. Giocava in un prato dietro casa. Un giorno arrivarono le ruspe e gli strapparono il prato perché lì si sarebbe dovuto costruire un parcheggio.

Accadde, però, che le ruspe, scavando, scoprano la necropoli. Recintarono tutto e sospesero i lavori.

In seguito arrivarono gli archeologi ed iniziarono a scavare. Questo bambino ed i suoi amici stavano appoggiati alla rete di recinzione fatta di pali di legno e di comune rete metallica da ferramenta con il pallone sotto braccio; incuriositi per la distesa di rovine che avevano davanti e rammaricati perché non avevano più spazio per giocare.

Uno degli archeologi del sito, vedendoli continuamente lì a guardare, lì chiamò e chiese loro se volessero vedere cosa avessero trovato. Gli fece fare un bel giro. Videro perfettamente gli scheletri, i vialetti delineati da bassi muretti di tufo, i monili e gli oggetti di vita quotidiana che c’erano nelle tombe.

Anche altre volte fecero il loro giro con l’archeologo all’interno del sito. Questi bambini non sanno e non ricordano se videro il bambino di Fidenae nel 1995 ma lo possono vedere ogni volta che lo desiderano presso il museo di Storia della Medicina dell’Università “La Sapienza”.

Oggi la necropoli non esiste più.

Il parcheggio fu poi realizzato. Alla fine di Via San Gennaro a Fidene si può vedere un piccolo parcheggio ed una strada in leggera pendenza: quello è il luogo dove si estendeva la necropoli che nell’immaginazione di quei bambini c’è, ma non si vede, coperta dall’asfalto.

Foto:

1 – “La Vittoria di Tullo Ostilio sui Veii e i Fideni”; Olio su Tela 70 x 99 cm.

 2 – Il bambino di Fidenae

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