Martin Schulz, la Grosse Koalition e l’Europa

Grosse_Coalition_Dopo quattro mesi e mezzo dalle elezioni sembra che la Germania avrà finalmente un governo. L’annuncio è arrivato con qualche giorno di ritardo (o di anticipo, secondo alcuni osservatori). Ma finalmente è arrivato. Le negoziazioni per formare un governo di larghe intese, la cosiddetta Grosse Koalition, tra Angela Merkel (CDU), Horst Seehofer (CSU) e Martin Schulz (SPD) hanno avuto successo. Insieme al risultato sono stati comunicati i nomi di chi occuperà i dicasteri più importanti durante la prossima legislatura. Grandi sorrisi dopo un tour-de-force notturno che ha fatto perfino saltare il programmato incontro tra Angela Merkel e Paolo Gentiloni.

A forza di celebrare l’agognato risultato nessuno parla dell’ulteriore ostacolo che minaccia la nascita del nuovo governo. Questo ostacolo è rappresentato dalla votazione che gli iscritti al partito SPD faranno tra due o tre settimane (forse il 4 marzo?) per avallare risultati e contenuti delle negoziazioni. Quante persone voteranno? Gli iscritti della SPD a inizio anno erano 440.000. Ad essi si sono aggiunti 25.000 nuovi iscritti dall’inizio dell’anno. Perbacco: venticinquemila in sole cinque settimane! Anche questi potranno votare. E’ in questa prospettiva che è stata fatta una incisiva campagna di iscrizioni dai giovani socialisti tedeschi ed è probabile che i nuovi iscritti voteranno contro la grande coalizione.

Nel sito della SPD si legge che le votazioni avranno luogo per posta e che  basterà un quorum del 20% perché siano valide, ovvero per dare via libera, o meno, alla grande coalizione. Qualcuno (scrivente compreso) si è chiesto se tale voto, dopo tante lunghe e complesse negoziazioni, fosse legittimo. Recentemente è stata consultata anche la corte costituzionale tedesca che ha detto di sì perché la votazione ricade nelle prerogative dei partiti. Siccome nella precedente votazione, quella ristretta a soli 600 delegati territoriali e ai membri della direzione del partito (circa 650 persone in tutto) il sì alla Grosse Koalition aveva avuto solo pochi punti di scarto (il 56% aveva votato sì), non è assolutamente scontato che in questa seconda votazione allargata il risultato si ripeta.

Insomma il rischio di tornare alle elezioni per la Germania sussiste con conseguenze sulle elezioni in Italia (se la votazione avverrà prima del 4 marzo) e più in generale sulla situazione politica dell’intera Europa. I socialisti di Martin Schulz hanno messo su un bel casino, non c’è che dire, peraltro assecondati dalla Merkel. Dopo aver lasciato Bruxelles per rientrare nella politica attiva in vista delle elezioni, Schulz qualche mese fa era stato eletto capo della SPD col 100% dei voti. Ciò significava pieno mandato da parte del partito. Che senso ha rimandare agli iscritti una decisione che avrebbe potuto e dovuto prendere personalmente, o al più insieme alla direzione di partito, senza mettere in piedi questo meccanismo elefantiaco?

Alle elezioni del 24 settembre la SPD ha avuto il peggior risultato di sempre dalla fine della guerra. Ciò doveva bastare per fargli dare le dimissioni. Ha scelto di andare all’opposizione. Dopo il fallimento delle trattative per la formazione della cosiddetta coalizione Giamaica (Unione CDU/CSU, Liberali e Verdi), e dopo molti tentennamenti e critiche, il 21 gennaio Schulz ha accettato di cominciare le negoziazioni per un governo di larghe intese. Lo ha fatto però solo dopo aver ottenuto il sostegno di una risicata maggioranza di delegati (il 56% suddetto). Anche questa era un’occasione per tirare le somme e lasciare. La notizia è arrivata oggi: lascerà la SPD, ma farà il ministro degli esteri. Martin Schulz sarà capo della diplomazia tedesca (leggasi europea) e avrà modo di continuare a fare danni ancora per molto.

Nella foto, da sinistra, Martin Schulz, Horst Seehofer e Angela Merkel

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