Marò, sarà l’Italia a giudicare Girone e Latorre

Marò. Dopo oltre otto anni ha avuto finalmente esito positivo per l’Italia la controversia internazionale in merito alla posizione dei due fucilieri di marina Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. Sarà la nostra magistratura militare a giudicare il comportamento dei due fucilieri. Questa la sentenza dell’arbitrato internazionale sorto con l’India. Era stato attivato dall’Italia presso il Tribunale dell’Aja nel quadro della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare.

I due militari, imbarcati sulla petroliera Enrica Lexie, a protezione da atti di pirateria, erano stati arrestati con l’accusa di aver ucciso due pescatori indiani. Nelle more della sentenza, però, era già stato ordinato il rilascio dal Tribunale speciale di Amburgo per essere ricondotti in Italia. Il Tribunale arbitrale dell’Aja, tuttavia, ha ordinato all’Italia di risarcire comunque i parenti delle vittime. In realtà l’Italia lo ha effettuato da tempo. Gli eredi legali dei due pescatori uccisi hanno infatti già accettato il risarcimento di 142 000 euro offerto dallo Stato italiano per ognuna delle vittime.

I Marò avevano sparato a un peschereccio indiano temendo un attacco pirata

La vicenda può essere così riassunta. Il 15 febbraio 2012, al largo delle coste indiane, la petroliera Enrica Lexie, battente bandiera italiana, navigava in acque a rischio di pirateria con a bordo sei fucilieri di marina, in missione di protezione. Tra essi, il Latorre e il Girone del reggimento “San Marco” della Marina Militare. Verso le 16:30, ora locale, l’Enrica Lexie incrociò il peschereccio indiano St. Antony con un equipaggio di undici persone.

I marò a bordo, convinti di trovarsi sotto attacco pirata, avevano messo in atto graduali azioni dissuasive e attivato le sirene e le luci di allarme. All’esito negativo di tali atti , avevano sparato in direzione dell’altra nave. Morirono due pescatori: Valentine e Ajeesh Pink.

Girone, avrebbe osservato con un binocolo l’altra imbarcazione, una volta giunta a 300 metri. Dopo di ciò avrebbe rilevato la presenza di persone armate a bordo, con armamento a canna lunga a tracolla. Insieme a Latorre avrebbe allora sparato quattro raffiche, ma tutte in mare. Solo allora la barca indiana si sarebbe allontanata.

L’imbarcazione indiana avanzava in rotta di collisione con la nave italiana senza essere governata

Secondo il comandante e proprietario del peschereccio indiano Freidy, quando i marò italiani avevano aperto il fuoco tutte le persone a bordo dormivano, eccetto due. Il comandante si sarebbe svegliato a seguito del suono delle sirene, scoprendo che il timoniere Valentine era già deceduto, forse anche lui nel sonno. Poco dopo sarebbe rimasto ucciso anche Ajesh.

Da tale testimonianza, l’inchiesta della Marina italiana aveva dedotto che la barca indiana stava avanzando senza essere governata, fino ad andare in rotta di collisione con la Lexie . Poi a meno di cento metri dall’impatto avrebbe deviato.

Sicuramente i due pescatori indiani sono stati colpiti e uccisi da proiettili provenienti dalle armi in possesso ai fucilieri della San Marco ma non da quelle in dotazione a Girone e Latorre. Dopo l’evento, la guardia costiera indiana contattava via radio l’Enrica Lexie, richiedendo alla stessa di attraccare al porto di Kochi. Giunta la petroliera in porto era avvenuto l’arresto dei due fucilieri italiani.

Sarà la magistratura militare italiana a valutare l’eventuale responsabilità penale dei marò

Di tutto ciò, tuttavia, non si è parlato nell’aula del tribunale internazionale. L’Italia si era rivolta all’ITLOS chiedendo il riconoscimento della giurisdizione esclusiva sui fucilieri e la loro immunità funzionale. La Corte non ha avuto dubbi circa il luogo dell’evento, avvenuto in acque internazionali – e, quindi – al difuori delle acque territoriali indiane. Ha quindi applicato il diritto internazionale consuetudinario – vincolante per tutti gli Stati, in accordo con le risoluzioni dell’ONU che regolano la lotta alla pirateria.

Ha quindi preso atto che i marò a bordo della Enrica Lexie devono essere considerati personale militare in servizio su territorio italiano, poiché la scorta militare alle navi commerciali faceva parte di una missione dell’ONU contro la pirateria.

Solo la magistratura militare italiana, dunque, sarebbe competente a giudicare l’intenzionalità o meno e la responsabilità dei due fucilieri (o di chiunque altro imbarcato sulla Lexie). Ciò in base a quanto previsto dall’art. 97 della Convenzione del mare di Montego Bay, in caso di incidente di navigazione riguardante una nave nell’alto mare (cioè al di fuori delle acque territoriali di uno Stato). Tale norma prevede che non possono essere intraprese azioni penali o disciplinari del personale in servizio sulla nave, se non da parte delle autorità dello Stato della bandiera battente.

1 risposta

  1. India, snodo alternativo a Russia e Cina per la cooperazione con il sud del mondo - InLibertà

    […] L’India, infatti, considera illegale l’occupazione cinese di 38.000 kmq del suo territorio, avvenuta nel 1962 in una guerra formalmente ancora in corso. Inoltre, non riconosce annessione cinese del Tibet, di cui ospita dal 1959 il governo in esilio. Economicamente parlando, all’India dà molto fastidio il percorso marino della Via della Seta, che lambisce le sue coste. E noi italiani abbiamo toccato con mano quanto siano gelosi gli indiani dei propri mari, nella nota vicenda dei nostri Marò. […]

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