Luigi Tenco: l’anima fragile riecheggia al Festival

Luigi Tenco 2Anima fragile, la vita, la musica e la morte di Tenco:

Luigi Tenco ha voluto colpire a sangue il sonno mentale dell’italiano medio. La sua ribellione che coincideva con una situazione personale di un uomo arrivato alla resa dei conti con la carriera, ha però ancora una volta urtato contro il muro dell’ottusità” (Salvatore Quasimodo, Nobel per la Letteratura, sulla morte di Tenco)

Il 7 febbraio si aprirà ancora una volta il Festival di Sanremo, non potremo non pensare dunque a Luigi Tenco, un grande poeta, a 50 anni dalla morte, nella notte tra il 26 e il 27 gennaio 1967.  L’ultima, sofferta, intensa interpretazione di “Ciao amore, ciao” sul palco dell’Ariston.

Luigi Tenco e Dalida

Luigi Tenco e Dalida

La delusione fortissima, dell’eliminazione. L’interpretazione della sua donna, la grande cantante Dalida. Quello sparo, quel colpo di pistola ormai tristemente noto che squarciò la notte tra il 26 e il 27 gennaio 1967.

Mezzo secolo senza questo nostro dolcissimo e intenso poeta:

È passato mezzo secolo da quel Sanremo terribile che ci portò via Luigi Tenco, personaggio sensibile e controverso, capostipite dei cantautori italiani, intelligente ma anche uno dei più aspri, coerenti, sensibili, profondi autori di testi e cantante.  Tante le ipotesi, anche che non si sia suicidato ma che venne invece ucciso. Libri, articoli, polemiche: tanto è stato scritto e detto sulla sua morte.

Molte le iniziative per ricordarlo:

Per ricordare Luigi Tenco, tanti gli eventi: domani al casinò di Sanremo un concerto e sarà anche emesso un francobollo speciale, in 800.000 esemplari, per omaggiare il grande cantautore; l’artista è ritratto in uno dei suoi momenti di lavoro e di riflessione, un ritratto molto vero del cantautore.

Sveva Alviti sarà presente al Festival in veste di interprete di Dalida. 

TencoL’anima “fragile” della grande cantante, infanzia al Cairo e la vita a Parigi, rivive in Sveva Alviti con un film sulla cantante franco-italiana, compagna di Tenco e sarà presente al Festival.  Quel “je suis malade” riecheggia nelle nostre orecchie e nei nostri ricordi come un urlo straziante, raccogliendo tutto il dolore e la tristezza del mondo.

Il panorama musicale attuale è povero, anche se abbiamo oggi tanti giovani e tante promesse, anche nel panorama alternativo ed indipendente; ci manca soprattutto la sagoma ombrosa, sfuggente, malinconica di Tenco, i suoi testi poetici, la musicalità delle parole, la sua prosa scabra e disadorna, i suoi abissi di malinconia, il pozzo senza fine della tristezza “meravigliosa” in cui dissetarci. 

“Ciao amore, ciao”:

Un testo immortale: il manifesto dell’emigrazione, lo strazio esistenziale di dover lasciare la propria terra per una nuova casa, un lavoro, la ricerca di integrazione in un posto non proprio, in un altro luogo sconosciuto, inesplorato, resistente. Magistralmente descritta l’inquietudine e l’ansia di cercare lavoro e stabilità in una terra sconosciuta, in un contesto nuovo e difficile, diverso da quello che si è lasciato.

Tutto questo, amaramente attuale.

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