Lo Yin e lo Yang secondo Banana Yoshimoto: storia di opposti e corrispondenze

A proposito di lei di Banana Yoshimoto è un romanzo di opposti e corrispondenze, di rimozioni e reminiscenze. La protagonista — nonché voce narrante — è Yumiko Konami, una giovane donna che ha dimenticato parte del suo passato in seguito a un evento imprevisto e estremamente traumatico. Eppure la storia parte proprio da un ricordo: quello di bambina che fotografa l’ultimo incontro tra sua madre e sua zia (le due grandi protagoniste in absentia del romanzo) prima della loro definitiva separazione. 

Nel ricordo c’è anche il cugino Shōichi. Un bambino in cui già si intravede l’uomo solido e pacato che sarebbe diventato, ovvero l’esatto contrario della Yumiko adulta: «Anche se eravamo figli di gemelle, io e Shōichi non ci assomigliavamo per niente. Forse avevamo preso dai rispettivi padri. Lui aveva occhi grandi e tondi, labbra ben definite e un naso pronunciato. Io avevo occhi sottili, sottile anche il viso, e un naso piccolo e tondo. Avevo sentito non so quante volte le nostre madri, una accanto all’altra con le loro facce identiche, commentare: “Non si assomigliavano per niente, non è strano?”».

Lo Yin e lo Yang

I cugini rappresentano gli opposti, sono come lo Yin e lo Yang. Shōichi  è lo Yang: il bianco. La sua vita è ordinata, agiata senza essere opulenta. Dirige con successo il suo negozio di prodotti d’importazione e ha avuto un’ottima educazione, improntata al rispetto e all’amore. Yumiko invece è lo Yin: il nero. Ha una vita solitaria e sconclusionata. Il suo passato doloroso la costringe a vivere perennemente in fuga. All’età di quattordici anni la follia di sua madre le ha portato via tutto. Ma Yumiko aveva intuito le ombre del suo domani già da piccola, quando nel giardino pieno di sole di sua zia aveva pensato: «Le immagini che vedevo nel mio futuro erano il fondo melmoso di uno stagno, formiche che si ammazzano fra loro, falene morte allo stato larvale…»

Tuttavia — come mostra  il simbolo dello Yin e dello Yang — nel nero c’è sempre un po’ di bianco e nel bianco un po’ di nero. Il nero nella vita di Shōichi è la cecità. Non una cecità reale, ma la condizione di “non sapere” in cui sua madre l’ha sempre tenuto per proteggerlo dalla triste storia della sua famiglia. Il bianco di Yumiko è il coraggio con cui si mette alla ricerca dei pezzi mancanti della sua storia. Immergendosi insieme in questa avventura i cugini diventano due parti di un intero, diverse ma ugualmente necessarie. L’uomo e la donna, l’armonia e il caos, la vita e la morte. Facendosi polo positivo e polo negativo rinsaldano il legame che le loro madri avevano spezzato tanti anni prima. 

Lo scambio dei ruoli

Nel caso delle gemelle, la zia di Yumiko (bella, misurata, gentile) rappresentava la Positività mentre la madre (sfatta, folle, avida) rappresentava la Negatività. Eppure addentrandosi in questa trama piena di ribaltamenti e colpi di scena si scopre che la ripartizione dei ruoli è più complessa di come sembra. Emblematica è la conversazione che i cugini intrattengono con l’infermiera dell’ospedale psichiatrico in cui le rispettive madri sono stare ricoverate da bambine: «Quando la madre del signor Takahashi si arrabbiava, non parlava più con nessuno e si chiudeva in se stessa, e questo rattristava la mamma della signorina Yumiko, che spesso tentava di mediare tra lei e gli altri. La madre del signor Takahashi ascoltava con attenzione solo quello che le diceva la sorella. Con tutti gli altri era cinica e, più che comportarsi male, sembrava che le piacesse beffarsi delle persone».

In origine la figura umbratile era la zia e quella solare era la madre di Yumiko. Dalle radici della malvagità la prima ha tratto la tenacia per percorrere la strada della redenzione, mentre la seconda nella sensibilità frustrata ha trovato l’origine di un’oscura follia. Yin e Yang, appunto: l’uno che trae origine dall’altro, l’uno che senza l’altro non esiste. Ma pur trovandosi sempre ai poli opposti le due sorelle hanno anche tante cose in comune: lo stesso viso, la stessa famiglia invischiata in magie e pratiche dell’occulto, lo stesso incredibile trauma da superare.

Il trauma e la cura

«Una volta […] la nonna fallì una seduta spiritica» racconta Yumi al cugino. «Quella volta la nonna stava evocando una presenza benefica […], ma per errore si manifestò una presenza malvagia, e poiché tutti si erano riuniti lì credendo in lei, finirono per subirne l’influenza nefasta. E, poco tempo dopo, tutti i componenti del gruppo si suicidarono. […] La mamma e la zia, che erano nascoste nell’armadio, assistettero a tutto, abbracciandosi e tremando».

Un trauma che Yumiko sarà costretta a rivivere sulla sua pelle quando l’incidente si ripeterà durante l’ultima seduta spiritica tenutasi a casa dei genitori. La madre che impazzisce, brandisce un coltello e uccide suo marito. Ecco l’origine dell’amnesia della protagonista, ecco la fonte del senso di colpa che ha spinto sua zia — appena prima di morire — a chiedere a Shōichi di prendersi cura della cugina. Ma ecco anche che ancora una volta gli opposti agiscono per riequilibrare il mondo: una gemella porta morte, l’altra si adopera per restituire una vita a chi è rimasto. Una crea buchi nella memoria della figlia, l’altra le manda il figlio perché la aiuti a far sì che quei buchi riacquistino il colore dei ricordi.

I giardini della memoria

Tutto questo avviene in luoghi che rappresentano l’uno il rovesciamento dell’altro. Come le case e soprattutto i giardini, che nel libro si susseguono numerosi sollecitando progressivamente la memoria a tornare a galla. Il giardino su cui si apre A proposito di lei fa da sfondo a uno dei ricordi più cari di Yumiko, e si presenta come una specie di eden che una volta lasciato apre la strada a una caduta inarrestabile. Poi c’è il giardino dell’ospedale psichiatrico che accende una prima luce sul passato della protagonista e l’aiuta a distinguere i suoi veri ricordi da quelli suscitati dai racconti sull’infanzia di sua madre.

Non era quello il giardino in cui trascorreva tanto tempo da bambina, ma quello di casa sua, dove un tempo la vegetazione cresceva rigogliosa e ora c’erano solo erbacce e confusione. Rivederlo smuove ancora una volta i suoi ricordi finché il desiderio di andare a pregare sulla tomba della zia non la porta nell’ultimo giardino, quello cimiteriale. L’atmosfera magica e fissa che si respira intorno alle sepolture finisce per aprirle gli occhi. Siamo al tramonto, l’ora in cui il giorno e la notte si incontrano. Finalmente Yumiko ricorda con chiarezza. Le torna alla mente una verità scioccante che per il lettore si traduce in un vero colpo di scena. Ed ecco che la realtà subisce un nuovo ribaltamento, diventando l’opposto di se stessa e la sua continuazione.

Foto di Hermann Traub da Pixabay

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