Live Kom 016: un pugno allo stomaco

LiveKom016Di nuovo Vasco … eternamente Vasco

Il Komandante ha dato il via ai 4 concerti evento che hanno cominciato ad infiammare le notti romane (22, 23, 26 e 27 giugno) ed il suo popolo, soprannominato l’esercito dei 200.000 visto che questo è il numero di biglietti venduti per i 4 appuntamenti, ancora una volta ha risposto <<presente>>.

Chiamarlo concerto lo trovo riduttivo; più appropriato evento.

Un evento che comincia mesi e mesi prima, basti pensare che da quando viene aperta la vendita dei tagliandi è, fin da subito, caccia al prezioso biglietto.

Il mio, ad esempio, recita come data di acquisto 14 Dicembre 2015… ben 6 mesi prima!

Come non chiamarlo evento?

Ed il Komandante, ancora una volta, non ha deluso; anzi…

In forma smagliante, lucido, maturo, a conferma di una condizione ottimale che gli consente di regalare al suo popolo brividi ed emozioni a non finire.

La scaletta, come sempre, accontenta fino ad un certo punto: ma è chiaro. Da uno che dal 1978 sforna capolavori, alla fine ti ritrovi sempre a rimpiangere <<quelle che non ha fatto>>. E sono tante…

Quasi 3 ore di spettacolo. Per cantare tutte quelle che il suo popolo vorrebbe, bisognerebbe fare mattino, ma forse non basterebbe.

“Lo show” apre lo show e lo fa non a caso. E’ un pezzo che parla della solitudine che prova Vasco un istante prima di salire sul palco, quando invece <<noi>>, dall’altra parte contiamo e puntiamo tutto su di lui.

E poi via in un crescendo di emozioni e sensazioni forti: “Lo vedi”, “Deviazioni”, “L’uomo più semplice”, “Come vorrei”, “Accidenti come sei bella”, “Un gran bel film”, “Sono innocente”, “Guai”, “Il blues della chitarra sola”, “Manifesto futurista della nuova umanità”.

E’ poi la volta di un primo mash up in cui brani come “Delusa”, “T’immagini”, “Mi piaci perché” e “Gioca con me” vengono mischiati in un unico brano. Altre belle impressioni!

Ancora un classico come “C’è chi dice no” e poi un medley acustico che bagna di commozione più di qualche iride: “Nessun pericolo per te”, “Una canzone per te”, “Dormi dormi”, “L’una per te” e la meravigliosa ed intramontabile “La noia”.

La prima parte vola via quasi come la nostra voce, messa già a dura prova dopo più di un’ora di concerto.

L’adrenalina cresce a dismisura e le emozioni che proviamo arrivano in maniera impressionante.

Quella di Vasco è una dote difficile da spiegare. E’ come se riuscisse a trasferire ai suoi fan tutte le emozioni che, nelle sue canzoni vivono: solitudine, rabbia, paura, gioia, follia.

“Quante volte”, “Stupendo”, “Sballi ravvicinati del terzo tipo”, fino ad arrivare alla follia e l’irriverenza di “Rewind”, ormai vero e proprio inno al topless!

Si balla, si canta (anzi si urla), ci si bacia e ci si commuove!
“Siamo soli”, “Vivere non è facile”, “Ormai è tardi”, “Sally”, “Siamo solo noi”.

Fino ad arrivare al gran finale: “Vita spericolata”, “Canzone” (con l’immancabile tributo e ricordo del compianto Massimo Riva), “Albachiara”.

Sulle mie braccia trovo, per l’ennesima volta in questa serata, veri brividi. E’ l’ennesima prova che le emozioni vere sono arrivate.

Grazie non solo al Komandante, ma anche ad una band che umilia anche i più blasonati colleghi d’oltreoceano.

Di loro è stato scritto: “Will Hunt (batteria) fa più paura dell’Isis, Vince Pastano (chitarra) non fa mai rimpiangere Solieri, la Moroni (cori) è sempre più la Ferrari del rock, Stef Burns (chitarra), vero pezzo da novanta, ti strappa l’anima e te la restituisce imbottita di viagra e serotonina”.

E poi ci sono la poesia dei fiati dove Andrea Innesto (Cucchia) al sax e Frank Nemola alla tromba fanno lievitare la temperatura della serata e la pressione dei nostri cuori.

E poi Claudio Golinelli (il gallo) al basso; di lui non si potrebbe assolutamente fare a meno.

Continuano a volare reggiseni e Blasco nella sua apparente e scanzonata spensieratezza ci regala un’ultima emozione: “Non dovete avere paura: il nemico non è l’odio, ma la paura”.

Caro Komandante, è sempre un piacere!

di Riccardo Fiori 

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