L’Italia nel pallone

pallonePer vedere l’Italia che “non funziona” perché oppressa dalla burocrazia, l’Italia xenofoba (quando xenos è semplicemente l’altro e non necessariamente lo straniero), l’Italia maleducata e violenta, basta recarsi allo stadio.

Lo scorso 1° dicembre la società civile era rimasta impressionata dal comportamento della tifoseria juventina, singolarmente composta da 12 mila bambini. In seguito alla chiusura delle curve dello Juventus Stadium per cori razzisti durante la precedente partita di campionato, infatti, il club bianconero aveva messo in campo -è proprio il caso di dirlo- un’iniziativa per ovviare alla squalifica di parte della propria tifoseria: con il placet degli organi competenti aveva riempito le curve squalificate di oltre 12 mila bambini delle scuole elementari/medie e delle scuole calcio.

L’obiettivo era un ovvio ritorno di immagine, trasformando un episodio negativo come i cori razzisti in una ghiotta occasione da sfruttare.

La dirigenza juventina, però, non aveva fatto i conti con la realtà, ovverosia con la maleducazione che proprio quei genitori “espulsi” dallo stadio la domenica precedente avevano trasmesso ai figli. Il mito dell’innocenza infantile è venuto meno al primo rinvio del portiere dell’Udinese, sottolineato dagli insulti e dal grido “m…” durante tutto il match, provenienti proprio da quelle angeliche bocche. Per gli episodi, la Juventus è stata punita con 5000 euro di multa.

Il dibattito su tali avvenimenti ha coinvolto la società -calcistica e non solo- per qualche giorno, per essere poi fagocitato da notizie più fresche.

Domenica 19 gennaio, invece, al Dall’Ara di Bologna il pre-partita è iniziato con le note di “Caruso” di Lucio Dalla; l’obiettivo era quello di unire la tifoseria di casa e quella partenopea -ospite. Il tutto è durato pochi secondi, ovverosia sino a quando i bolognesi hanno coperto il brano con fischi e cori all’indirizzo degli avversari, chiedendo al Vesuvio di “lavarli con il fuoco”.

I due episodi di maleducazione e violenza nel campionato maggiore, però, affondano le radici nella cultura calcistica che le serie minori e giovanili impongono fin da subito ai piccoli calciatori in erba e ai genitori -futuri tifosi.

Il 14 dicembre, infatti, l’allenatore del Pisa categoria Esordienti aveva ritirato i propri ragazzi a partita in corso, in seguito alle violente liti tra genitori sugli spalti; dopo averli ammoniti, ha messo in pratica la minaccia, facendo rientrare la squadra negli spogliatoi. La Figc, però, non sembra aver apprezzato un gesto mirato a difendere una sana cultura calcistica, tanto che -nella stretta osservazione del regolamento- il giudice sportivo ha inflitto al Pisa la sconfitta a tavolino per 3-0, nonché un punto di penalizzazione in classifica e una multa per la squadra.

Storia simile e finale identico per il Casotto Pescatori, formazione Giovanissimi della Toscana: l’allenatore Claudio Buso è stato espulso e squalificato per 45 giorni, poiché era entrato in campo a partita in corso per soccorrere un suo giocatore che, colpito alla testa, era svenuto sul terreno di gioco.

Quest’ultimo caso approderà in Parlamento, dopo che il Partito Democratico ha deciso di presentare un’interrogazione al Ministro con delega allo Sport, Graziano Delrio. Maleducazione, violenza, xenofobia, razzismo e molti mali che affliggono il Paese -che emergono negli stadi- si possono risolvere partendo anche da una buona cultura del calcio e dello sport in generale, coinvolgendo milioni di tesserati, tifosi, cittadini.

di Giovanni Succhielli

Scrivi

La tua email non sarà pubblicata

Per inserire il commento devi rispondere a questa domanda: *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.