L’Italia è un’altra cosa

politica

Cambiare i politici, la politica, le leggi senza cambiare la cultura del più furbo e del più ricco è impossibile. L’Italia ha bisogno di una grande rivoluzione culturale, che abbia come obiettivo la legalità. Essere dei cittadini che fanno il loro dovere deve essere la normalità e non l’eccezione  in un Paese democratico.

In questi giorni è fiorito un odio e un astio nei confronti dei politici che forse non ha precedenti nel nostro Paese. Personaggi da vignetta umoristica che sono stati eletti in Enti Locali di primissima  importanza, che assumono segretarie senza informarle e che le portano in vacanze a spese del contribuente sono i soggetti di queste vignette che non fanno ridere ma che provocano una indignazione ormai quasi incontrollabile, che potrebbe sfociare in forme di protesta pericolose. Insomma una serie di storie che dovrebbero far arrossire i più spavaldi. In questi giorni abbiamo scoperto un’altra faccia di un certo tipo di politicanti: l’arroganza e la convinzione di essere immuni dai procedimenti giudiziari. Ma così non è, perchè oggi siamo molto più attenti alla cosa pubblica, agli sprechi e tutto perchè hanno messo pesantemente mano alle nostre tasche…e quando toccano le nostre tasche tutti e sottolineo tutti pensiamo a difenderle.

Il boccino adesso passa nelle mani degli italiani spremuti. Abbiamo la possibilità di eleggere un nuovo Parlamento, nuovi Consigli Regionali e Comunali, abbiamo nella sostanza la possibilità di cacciare un gran numero di parassiti che hanno vissuto alle spalle della povera gente che ha come unica forza contrattuale (quando ancora c’è) il lavoro.

Prima di cambiare la classe politica che deve essere rinnovata nella forma e nella sostanza però dobbiamo fare uno sforzo noi tutti che ci definiamo italiani onesti (mai trovato uno che si definisca diversamente). Per prima cosa iniziamo a non chiedere più ai politici nulla a livello personale. Niente richieste di case, lavori, promozioni, finanziamenti, lasciamoli lavorare per quello per il quale sono stati eletti: governare onestamente il Paese. Se faranno il loro lavoro o meglio se sapranno servire l’interesse generale del Paese, allora potremo riconfermarli, altrimenti se saranno stati degli incapaci li faremo tornare a casa. Ma impariamo a giudicare la classe politica su quelle che sono le reali capacità di governo e non su fatti personali.

Facciamo tutti il nostro dovere davanti alla dichiarazione dei redditi;

se abbiamo qualche parente all’ospedale o dobbiamo fare una visita o un’analisi evitiamo di chiamare l’amico dell’amico per fare prima;

se il dentista ci chiede 1000 euro senza fattura e 12000 con fattura, troviamo il coraggio civile di denunciare il delinquente.

Potrei elencare centinaia di casi ma sarebbe inutile. Io credo che il nostro Paese in questo momento abbia bisogno di una grande rivoluzione culturale, una rivoluzione culturale che faccia dell’onestà e della correttezza la normalità. Oggi esisti se sei un furbo, rischi di essere soffocato se rispetti le regole della convivenza civile.

Noi dobbiamo sicuramente cambiare la nostra classe politica ormai biologicamente modificata dall’interesse personale, ma dobbiamo contemporaneamente riscoprire il senso di appartenenza alla comunità che per essere civile deve rispettare la persona e  le regole. Possiamo discutere sulle regole ma credo nessuna possa discutere che una società civile debba mettere  al centro l’uomo. Oggi c’è bisogno di uomini e donne che sappiano rimettere in moto una società che non crede più in niente e in nessuno. Una società che ha perso i sogni, che non sa progettare un futuro, che non da certezze alle nuove generazioni. Dobbiamo ricredere in noi stessi, nella nostra storia, nelle nostre tradizioni, cercando di non rifare gli stessi errori ma soprattutto, dobbiamo riscoprire il senso di appartenenza ad un Paese che ha tracciato i destini del Mondo e che non può essere distrutta da mediocri politicanti e da veline in cerca di una scrittura televisiva. L’Italia, quella che tutti amiamo deve essere un’altra cosa, spetta a noi rifarla partire e ridarle l’autorevolezza che le spetta a livello internazionale.

Enrico Fabbro 

Enrico_Fabbro

fonte della foto di testata:·diciamo.it

nella foto in coda Enrico Fabbro

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