L’involuzione della società Autostrade Aspi. Cosa bolle in pentola?

autostradaLa sofferenza del mercato del lavoro si fa in questi tempi sempre più evidente e ogni giorno abbiamo notizia della chiusura di aziende piccole, medie ma anche clamorosamente grandi.

Se le piccole e le medie passano quasi sempre in sordina, per il numero limitato di lavoratori interessati, le grandi aziende ci fanno capire la portata devastante della crisi in cui versa il nostro Paese.

Oggi parleremo di una delle eccellenze italiane, la Società Autostrade Aspi, che da numero uno tra le aziende per lo sviluppo delle economie locali dei territori, sta subendo un’involuzione preoccupante.

La Società Autostrade, ASPI, ha infatti permesso ad un suo socio di minoranza, di entrare in ATI (Associazione Temporanea d’Impresa ) con lui, e poi gli ha lasciato un patrimonio enorme.

Il rischio che corre questa scelta è quella di svuotare l’azienda di ogni ricchezza ed attività produttiva, che verrebbe trasferita a società del gruppo, mandando a casa una buona parte di dipendenti.

Di cosa parliamo?

Ricostruiamo la storia dell’ente.

Negli anni “60, fu nazionalizzata l’energia elettrica e diverse società che gestivano centrali elettriche ed erogazioni vennero liquidate profumatamente dallo Stato che pagò il loro patrimonio immobile, con una valutazione pari a quella che sarebbe costata allora allo stato la costruzione di nuove centrali e linee.

Iniziò nel frattempo la Costruzione dell’Autostrada del Sole, che creò occupazione diretta e benessere per le piccole imprese artigiane sparse su tutto il percorso della tratta autostradale.

Per l’Italia fu un vero miracolo economico.

Nel 1969 venne inaugurato il primo spezzone della A 24 e successivamente A 24/A 25.

Nel 1974 a causa della guerra del Kippur, tra Egiziani ed Israeliani, vi fu la famigerata crisi petrolifera.

Per l’occasione, il governo decise di investire più sulle ferrovie che sulle autostrade, e fu così che nel 1977 la gestione S.A.R.A., della Società Autostrade Romane ed Abruzzesi dichiarò fallimento.

Nel Febbraio del 1977 avvenne un fatto singolare: la società SARA per la gestione delle Autostrade A.24/A.25 divenne gestione conto ANAS.

In buona sostanza lo Stato aveva affidato al gruppo che aveva prodotto il fallimento, la gestione del dopo fallimento stessa.

Nel 1999 ci fu un incontro fra vari personaggi tra cui il sotto segretario Bargone, l’allora ministro Di Pietro, il Presidente del Consiglio D’Alema, durante il quale si stabilì di fare una gara internazionale per una nuova concessione per l’A.24/A.25.

La gara (1.400 miliardi delle vecchie lire) fu vinta da una Associazione d’imprese, tra cui Società Autostrade, divenuta nel frattempo Autostrade per l’Italia 60% e L’impresa Toto (AirOne) 40%.

La gestione ebbe inizio nel 2003 fino al 2012, anno in cui Autostrade per l’Italia uscì fuori per non evitare il monopolio del settore, mentre il gruppo Toto acquistò il 60% di proprietà dei ASPI.

A questo punto iniziarono i lavori delle Complanari di Roma, comprendenti un raddoppio dell’autostrada A.24 nel tratto urbano di Roma  per complessivi 13 km.

Il contratto pari a 256 milioni di euro fu affidato al gruppo Toto sembra senza bando di gara.

A seguire, i legittimi interrogativi di un dipendente.

Il principio per cui il sottosegretario Bargone fece la scelta di inserire nel Bando di Gara, la preferenza di un gruppo nel quale vi dovevano essere una società di Servizi, ed in questo caso era Società Autostrade, ed una società di Costruzione, ed in questo caso era il gruppo Toto. Poteva far parte di un periodo storico che era di quel momento. Si usciva da Mani pulite, si voleva premiare le attività fatte in house, all’interno della stessa azienda. Ma che ora per i danni che ha prodotto è datato. In effetti molte attività vengono date in subappalto a società esterne, direttamente, con almeno un 20% di ribasso. Con pagamenti che non arrivano mai, contestazioni sui lavori, e l’uso delle piccole e medie ditte come casse, o banche. Loro anticipano i lavori e i soldi per farli, altri incassano per poi pagare a distanza di anni.

Il principio per cui una società di costruzioni detenga la maggioranza o la totalità di un’Autostrada è un principio illogico e contro natura. E’ uguale al principio per cui una società farmaceutica non può detenere od avere il pacchetto di maggioranza di un ospedale. Un ospedale ha come missione la salute dei  pazienti, una società farmaceutica ha come missione la vendita dei propri farmaci. Occupare un distretto sanitario, proponendo cure e terapie legate ad una sola casa farmaceutica creerebbe squilibri ed a volte anche danni alla salute dei pazienti. Il principio di una società di servizi  autostradale è quella di garantire i collegamenti, la fruibilità dell’arteria, la viabilità e la sicurezza. L’interesse di una società di costruzione è quella di produrre mc. di cemento sacrificando a questa logica anche il traffico, la lentezza del suo scorrere e funzionalità.

A fine anno 2013, anche con il blocco degli aumenti autostradali al 5%, il ministro Lupi a concesso una deroga al gruppo Toto, permettendogli un aumento dell’ 8,27%.

Lo stesso gruppo ha avanzato una richiesta per ampliare il periodo di concessione, dai 28 anni stabiliti dalla gara internazionale a 60 anni.

Lo stesso gruppo ha presentato un piano industriale per ridurre il numero dei dipendenti da 507 persone a circa 300. Le autostrade che negli anni sessanta contribuirono al rilancio dell’economia italiana promuovendo il così detto miracolo economico, ora sono degli involucri chiusi che passano sui territori, senza promuovere più lavoro e benessere.

di Simona Mazza

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