Linguaggio, due gli emisferi “impegnati”. Ed il jazz permette nuove scoperte

140219173136-large (1)L’elaborazione del linguaggio è proprio complesso nel nostro cervello, quasi un “rompicapo”. Potremmo dire il linguaggio questo “sconosciuto”. O meglio conosciuto, ma poi in parte da rivedere, da raffinare.

Nelle Neuroscienze  sembra che non ci sia nulla di acquisito e certo fino in fondo. E’ un po’ come lo studio dell’Universo per i fisici dove si mescolano le carte  tra  la fisica classica e quelle relativistica e quantistica. Ma andiamo con ordine.

In questi ultimi decenni sembrava cosa appurata che il linguaggio fosse elaborato nell’emisfero sinistro. Si parlava di lateralizzazione emisferica. Questa certezza derivava da tuti quegli studi clinici effettuati su persone che avevano subito un trauma cerebrale come un ictus ad esempio.

Se l’ictus aveva danneggiato l’emisfero sinistro probabilmente la persona avrebbe avuto grandi difficoltà a parlare. Ora diciamo che questa osservazione clinica è ancora valida ma sicuramente parziale. Infatti secondo un recente studio pubblicato sulla rivista Nature ( gennaio 2014) a firma di un gruppo di ricercatori della New York University a firma di Gregory B.Cogan le cose sono un po’ più complesse. Il gruppo di ricercatori hanno affrontato delle misurazioni dirette su pazienti epilettici che spesso vengono trattati con elettrodi impiantati nel cervello. Hanno così potuto registrare segnali attraverso questa tecnica definita corticografia.

Attraverso un attento e preciso disegno sperimentale hanno capito che nel linguaggio si attivano zone precise dell’encefalo ma di entrambi gli emisferi: corteccia frontale inferiore bilaterale e parietale inferiore, temprale superiore e somatosensoriale.

Questo importante studio dunque  documenta che il processo attraverso il quale  gli stimoli sensoriali (in entrata quando ascoltiamo una persona che parla) sono convertiti in comando motorio di produzione del linguaggio in tutte due gli emisferi, sia estro che sinistro. Un piccolo “guaio” per gli studi finora condotti che parlavano come già scritto di un sistema linguistico lateralizzato, cioè di un sistema in cui un emisfero ha una predominanza sull’altro.

Interessante e coinvolgente  anche un altro studio pubblicato su PLOS One (Febb. 2014) a nome di Gabriel F. Donnay e Charles J. Limb (et al.) della John Hopkins University di Baltimora. La ricerca dimostra quali aree cerebrali si attivano durante una improvvisazione jazz.

L’improvvisazione nell’arte musicale è la procedura creativa con la quale i musicisti (generalmente un solista) sviluppano in maniera estemporanea un tema a partire dal materiale melodico, armonico e ritmico contenuto nella partitura (cit. Wikipedia).

Ebbene utilizzando l’imaging a risonanza magnetica si è visto che la parte del cervello utilizzata dai musicisti era la stessa che riguarda il linguaggio parlato e la sintassi, ma non la semantica.

Le parti che si attivano durante la “jam session” sono il giro frontale inferiore e il giro postero-superiore.  Sono invece disattivate le zone del giro angolare e giro sopramarginale che in genere si attivano durante le elaborazioni semantiche, cioè relative al  segno linguistico ed al suo significato.

Insomma sintassi, grammatica e non significato. Avanti neuroscienze…

Dr. Gherardo Tosi

Psicologo Psicoterapeuta

00152 Roma

E. mail : tosighe@libero.it

Foto:  © ysbrandcosijn / Fotolia 

3 Risposte

  1. Pat

    Avanti neuroscienze! Forse presto scopriremo le frasi degli uomini politici, anche quando sintatticamente corrette, sono prive di significato!

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  2. Pat

    Avanti neuroscienze! Forse presto scopriremo PERCHE’ le frasi degli uomini politici, anche quando sintatticamente corrette, sono prive di significato!

    Rispondi
  3. Pat

    ERRATA CORRIGE:
    Avanti neuroscienze! Forse presto scopriremo PERCHE’ le frasi degli uomini politici, anche quando sintatticamente corrette, sono prive di significato!

    Rispondi

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