L’inchiesta “Terra di mezzo” da Tolkien al Cupolone

imageL’inchiesta che ha scosso i palazzi della politica Romana ha un nome curioso “Mondo di Mezzo”.

Il nome prende il via da una intercettazione in cui uno degli imputati Massimo Carminati usa in una telefonata intercettata e nella quale parlava dell’esistenza di tre mondi: “è la teoria del mondo di mezzo… Ci stanno i vivi sopra e i morti sotto, e noi stiamo nel mezzo… un mondo in mezzo in cui tutti si incontrano dice filosofeggiando che si è nella terra di mezzo tra i vivi e i morti…”

Il problema è che di molte inchieste giudiziarie, ampiamente riportate dalla stampa, nel prosieguo delle indagini, e poi delle verifiche probatorie in tribunale, che tra patteggiamenti, verifiche, errori, testimonianze, perizie ecc. vanno avanti per anni (i famosi tre gradi di giudizio) resta solo il nome altisonante.

Sicuramente nelle 1300 pagine del giudice ci saranno altri elementi che hanno portato agli arresti e alle incriminazioni di tanti personaggi connessi alla politica Romana.

Che il sistema degli appalti nei Comuni non sia “trasparente” non è una novità, anzi per molti è un dato di fatto, tanto che uno dei più grossi problemi della finanza pubblica, che vanamente si tenta di far rientrare, è stato quello delle allegre spese degli Enti locali.

Per anni Comuni, Province e Regioni hanno speso miliardi in maniera sconsiderata, partendo dal presupposto che comunque i “fondi di copertura” sarebbero arrivati dal Governo Centrale.

Quindi un “assalto alla diligenza” alla disperata ricerca di fondi, con sconsiderate lievitazioni di prezzi, appalti guidati o meglio banditi “ad personam”, comitati di affari che incuranti dei cambiamenti politici, hanno continuato a gestire i fondi pubblici.

Il cambiamento politico in molti casi ha registrato un semplice “aggiustamento” dei beneficiari ovvero qualcosa di meno a chi comandava prima, e qualcosa di più a chi comanda al momento.

Per chi conosce la politica romana questa non è una novità, gli “accordi” tra i vari schieramenti politici, la suddivisione dei fondi anche in maniera non specchiata è cosa nota a tutti.

Gli interessi nella municipalizzate, la nascita e chiusura di società azionarie con partecipazione comunale hanno attraversato i vari schieramenti politici, portando al dissesto completo le casse comunali.

Chi non si ricorda la famosa chiacchierata, tra Manlio Cerroni responsabile della discarica di Malagrotta, poi inquisito ed arrestato, con l’assessore Di Carlo del PD sul tema della “coda alla vaccinara”?”

Quello che stupisce in questa inchiesta è il ruolo di due personaggi: Massimo Carminati e Salvatore Buzzi. carminati

Massimo Carminati (foto a destra) ha un passato di terrorista nero, ferito in uno scontro a fuoco con i Carabinieri dove perse anche un occhio, poi passato a fare affari con la Banda della Magliana, “il Nero” della fiction Romanzo criminale, continuando la sua vita di criminale con vari arresti.

Salvatore Buzzi invece è un uomo di sinistra, che ha lavorato per anni costruendo una cooperativa sociale la “29 Giugno” che dagli anni 80 si è sempre occupata del reinserimento sociale, dando la speranza a molti ex reclusi, e a quei soggetti con problemi.

Dietro di lui aleggia però lo spettro della Lega Coop, una delle anomalie fiscali solo italiana.

Nelle Coop ci sono pochi spicci a chi lavora, con il rischio continuo di licenziamento e grandi introiti e stipendi “congrui” per chi le gestisce.

Eppure tra questi due c’è un’intesa sodale (almeno dalle intercettazioni) sulla ricerca e gestione dei fondi per il disagio e l’immigrazione. Il famoso “indotto” dell’assistenza sociale alla faccia di chi a questo impegno crede.

Ma come mai un soggetto come Carminati può muoversi cosi facilmente ed avere credito anche tra i possibili avversari politici?.

Al di fuori di tutto questa è la domanda più inquietante. Perché ci si può fidare di uno così? Al momento non sembra esserci una risposta plausibile, anche perché il Carminati, a parte una sua militanza politica nell’estrema destra, in epoca giovanile, ha sempre dimostrato di essere più interessato al crimine che alla politica.

A guardare bene, i personaggi, sembrano usciti più da un romanzo di De Cataldo, che una vera “holding mafioso-criminale”.

E’ vero che come dice qualcuno a “seguire i soldi non si sa quali sorprese ti aspettano” ma è anche vero che al momento tutta sta “cupola mafiosa” sembra solo un gruppo di faccendieri, che come si dice a Roma “aruspà” sui finanziamenti pubblici per “steccà” qualche migliaia di euro.

Niente a che vedere con i miliardi del Mose a Venezia, o dell’ Expo 2015 a Milano, la Banca Carige a Genova, Mps a Siena.

Insomma vedremo se usciranno altre storie più consistenti.

Comunque Roma è proprio una “Terra di mezzo” tra il nulla e la ricchezza, ma soprattutto tutti a cercare “de svortà” in qualche modo.

di Gianfranco Marullo

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