Lina Wertmuller ci ha lasciato a 93 anni al nostro insolito destino

lina wertmuller

Lina Wertmuller si è spenta a 93 anni nella sua casa romana. Nata Arcangela Felice Assunta Wertmuller von Elgg Spanol von Braueich, suo padre era un avvocato meridionale. Per la precisione di Palazzolo San Gervasio, in provincia di Potenza. Questo spiega, come vedremo poi, l’ambientazione di tanti suoi film come quello d’esordio: “I basilischi”. Il cognome però denuncia l’ascendenza da una nobile famiglia svizzera. Lina, in ogni modo, nasce a Roma. A soli 17 anni fu convinta da una sua compagna di classe, la futura Flora Mastroianni, ad iscriversi ad una scuola di recitazione. Lina le sarà grata per sempre.

Non sappiamo se Federico Fellini abbia notato Lina in qualche spettacolo di burattini di Maria Signorelli, per la quale fu animatrice a metà anni cinquanta. Fatto sta che la volle tra i suoi assistenti alla regia in “8 1/2“. Questa collaborazione fu decisiva per l’arte della regista romana. Si ispirerà a Fellini, infatti, nella creazione di molte caratterizzazioni dei suoi futuri film. Ma tale base di partenza sarà sempre lo spunto per una propria rielaborazione personale. Come nel film che segnò, il suo debutto dietro la macchina da presa: “I basilischi” (1963).

L’esordio di Lina Wertmuller con “I basilischi”

“I basilischi”, infatti, non è altro che la rielaborazione del felliniano “I vitelloni”. Tuttavia, anziché nella provincia romagnola, Wertmuller ambienta il suo film in quella del Meridione. Proprio nei luoghi di nascita del suo genitore: le Murge, ai confini tra la Puglia e la Basilicata. L’ispirazione felliniana nel film è evidente già nel titolo. Fellini paragonò i giovanotti nullafacenti e mantenuti della sua Rimini al bovino maschio nutrito e non utilizzato come forza lavoro sino all’età matura. Wertmuller, quelli della provincia lucana, paragonandoli a quell’animale sempre fermo e immobile alla luce del sole. Tale spiegazione ce la fornì la regista stessa, in un dibattito cinematografico.

Sono però ragazzi borghesi, quelli ritratti da Lina Wertmuller. Studiano svogliatamente giurisprudenza e hanno come unica occupazione lo struscio serale per guardare le ragazze. Sì perché all’epoca, diversamente dai coetanei romagnoli, per i giovani del sud il sesso rappresentava ancora un tabù. Il rapporto con i genitori era visto come un’oppressione. Wertmuller cercò attori sconosciuti o esordienti per interpretare quelle parti. Tra costoro, fu lei a lanciare e scoprire un eccezionale Stefano Satta Flores. Il film ebbe una discreta accoglienza della critica ma ebbe risonanza soltanto tra il pubblico dei cineforum.

Lina Wertmuller fu anche autrice del testo di “Viva la pappa col pomodoro”

Forse non tutti sanno – e anche chi scrive non lo ricordava – che Lina Wertmuller ha riscosso i suoi i primi successi in TV. Fu lei infatti l’autrice e regista de “Il giornalino di Gian Burrasca” (1964-1965). Suo anche il testo della canzone della sigla: “Viva la pappa col pomodoro”, su musica del maestro Nino Rota. Il colpo di genio fu quello di individuare una ragazza per la parte del “burrascoso” protagonista. La scelta ricadde sulla cantante Rita Pavone, allora all’apice del successo, ma al debutto come attrice. Ancora oggi, la Pavone è ricordata soprattutto per quella parte.

Negli anni ’70 Lina Wertmuller trova in Giancarlo Giannini e Mariangela Melato la sua coppia di attori ideali per girare dei veri e propri film-cult. Con loro inaugura la serie dei film dal titolo chilometrico. Giannini e la Melato sono infatti i protagonisti di come “Mimì metallurgico ferito nell’onore”(1972) e “Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto” (1974). Giannini è anche il protagonista del film “Pasqualino Settebellezze” (1975). Il successo travalica l’oceano. Il film ottiene ben 4 nomination all’Oscar: miglior film straniero, miglior regia e sceneggiatura originale per Wertmuller. Miglior attore protagonista per Giancarlo Giannini.

Quattro candidature all’Oscar con “Pasqualino settebellezze”

Per la prima volta nella storia del cinema, una donna è candidata all’Oscar per la miglior regia. La candidatura non avrà esito positivo. Ma l’Academy hollywoodiana riparerà all’errore nel 2019, conferendo alla regista italiana l’Oscar alla carriera. Questo successo oltreoceano mandò “in puzza” qualche regista uomo nostrano. Primo fra tutti, l’esordiente Nanni Moretti in: “Io sono un autarchico”. Alla notizia dell’offerta della cattedra di cinema dall’Università di Berkeley alla regista, l’attore rigetta un liquido bluastro dalla bocca. Wertmuller – superiore – ci rise sopra.

Nel 1992, la regista sbanca nuovamente il botteghino con “Io speriamo che me la cavo” valorizzando come pochi Paolo Villaggio. La pellicola è ancora una volta ambientata nel Sud Italia. Così come nel sud è ambientato l’adattamento televisivo di “Sabato, domenica e lunedì” del grande Eduardo De Filippo. In tale trasposizione, Lina riesce a far immedesimare Luca De Filippo nel personaggio paterno, in coppia con Sofia Loren. L’attrice di Pozzuoli, già interprete cinematografica del personaggio di Eduardo, Filomena Marturano, non fu scelta a caso.

Tra i premi ottenuti “alla carriera” si hanno il Premio Flaiano, il Globo d’Oro, il David di Donatello e il Premio letterario Premio Chiara. Nel 2015 gli fu conferita dal sindaco Luigi de Magistris la cittadinanza onoraria della città di Napoli. Lascia la figlia adottiva, Maria Zulima. L’attore Massimo Wertmuller era suo nipote. A loro vanno le più sentite condoglianza della nostra redazione.

Fonte foto:  wikipedia.org

Scrivi

La tua email non sarà pubblicata

Per inserire il commento devi rispondere a questa domanda: *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.