Le guerre in Centrafrica e Sudan : quali sono le cause?

centrafricaMentre in Italia, nonostante la crisi, tutti si affannano a creare la solita atmosfera natalizia, fatta soprattutto di buonismo e consumismo, nella Repubblica Centrafricana e in Sudan non c’è tregua dalla guerra neanche per celebrare la Natività. Tutto ciò mentre la Nato osserva dall’alto.

In entrambi i paesi, la guerra sembra essere scaturita dall’interferenza dell’Occidente, che da sempre tenterebbe di sottrarre le ricchezze presenti nei Paesi africani. Così, secondo l’opinione pubblica, la Francia continuerebbe a sfruttare uranio, petrolio e diamanti nella Repubblica Centrafricana, mentre gli Usa ad estrarre oro nero dai pozzi del Sudan.

Eppure l’opinione pubblica è sempre più spesso parzialmente informata dei fatti, tanto che ad oggi si parla di conflitti”etnici- religiosi” fra musulmani e cristiani, quando invece, i motivi politici che hanno condotto alla guerra, sembrano essere ben più forti.

Utile a questo proposito precisare che le notizie sulla situazione in Centrafrica pare arrivino esclusivamente dall’emittente francese France 24 e dalle agenzie di stampa Rfi e Afp.

Ma facciamo un passo indietro.

Lo scorso anno la Francia si era rifiutata di aiutare il presidente “deposto” François Bozizé ch tentava di fronteggiare i ribelli della Coalizione Séléka, dopo la breve tregua. I ribelli avevano tentato con successo un colpo di Stato e il Paese è caduto nell’anarchia più totale. Da allora, sono state centinaia le vittime, così come le persone costrette ad abbandonare le loro abitazioni, senza che la Francia abbia mosso un dito, fino a quando un mese fa ha mandato i suoi militari con il benestare dell’Onu.

La Francia ha perso due dei suoi militari ma Holland ha precisato che non ci sarà tregua “È una missione pericolosa e si sapeva, ma necessaria per evitare una carneficina”.

Perché è necessaria questa guerra?

Il ministro della difesa francese, Jan Yves Le Drian, ritiene che essa serva per “frenare gli abusi, gli eccessi religiosi, permettere il ritorno di distribuzione umanitaria e delle strutture statali di base” e per evitare che l’anarchia possa destabilizzare il Paese.

Intanto la situazione sembra precipitare, tanto che pochi giorni fa i soldati ciadiani hanno sparato sopra una folla di manifestanti che urlavano “no alla Francia! Hollande criminale”. Essi si erano riuniti per chiedere le dimissioni del presidente golpista, Djotodia e l’allontanamento delle truppe ciadiane.

Questo sentimento antifrancese si sta allargando a macchia d’olio fra i musulmani che accusano Parigi di aver organizzato un genocidio, ma alla resa dei conti, oggi si assiste ad un crescendo di violenza da tutte le parti, tanto che in una settimana si sono registrati già 450 morti.

Nel frattempo in Sudan è stato sventato un colpo di Stato, organizzato dall’ex vice-presidente Riek Machar, che per meglio guardarsi le spalle è ha raggiunto il suo villaggio Adok, nello Stato di Unity, dove si trovano i giacimenti di petrolio e il cuore delle risorse del Paese.

Adesso il suo braccio destro, il generale James Koang Chuol, ha annunciato la creazione di un’amministrazione ad interim a Bentiu, capoluogo dello stato settentrionale.

Mentre i vertici discutono però a Bor, nel capoluogo dello stato orientale di Jonglei (finito sotto il controllo dei ribelli di Peter Gadet) continua l’esodo dei civili.

In Sud Sudan ad oggi sono state uccise oltre 500 persone e sfollate 63.000 (in preda a violenze mortali fra fazioni rivali dell’esercito). Purtroppo sempre più molta gente viene giustiziata per motivi etnici e gli Stati Uniti hanno dispiegato circa 45 soldati. Lo ha indicato Barack Obama in una lettera indirizzata al Congresso.

I soldati “sono stati dispiegati allo scopo di garantire la protezione dei cittadini e degli interessi americani” e resteranno nel Sud Sudan finchè la situazione lo richiederà, ha sottolineato il presidente americano. (fonte Afp)

L’America ha quindi schierato 45 soldati e ad oggi 4 di essi sono stati feriti gravemente, ma Obama, come il suo collega francese, ha ribadito l’importanza di presidiare la zona.

Ci chiediamo: si tratta d’interessi filantropici o si vuole salvaguardare l’ingente patrimonio minerario che i paesi occidentali hanno nel continente Nero?

di Simona Mazza

foto: missioni-africane.org

1 risposta

  1. carla casiroli

    Penso che quanto succede in Centrafica, in Sudan e in altri paesi dell’Africa abbia motivazioni politiche ed economiche. E che siano cointeressati i paesi occidentali per le grandi ricchezze minerarie del sottosuolo di questi paesi.

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