L’avvento del presidenzialismo

Riforma elettorale: Renzi tenta l?intesa con BerlusconiLa Costituzione italiana è, come noto, frutto di una cultura antifascista post–bellica che mirava  -in contrapposizione al potere assoluto tipico del fascismo- a dividere le maggiori cariche dello Stato, rendendole indipendenti tra di loro: un Presidente della Repubblica di garanzia con poteri molto limitati, un Presidente del Consiglio debole, un Parlamento che legiferasse.

In passato, Berlusconi aveva individuato proprio nella debolezza della figura del premier e nella lunghezza dell’iter legislativo (viziato dal bicameralismo perfetto) l’incapacità, durante i suoi governi, di attuare le grandi riforme auspicate nelle campagne elettorali.

Va detto che il Lodo Schifani e il lodo Alfano (per la sospensione del processo penale nei confronti delle alte cariche dello Stato) sono stati approvati e pure in tempi da record: meno di un mese per quest’ultimo, preservando Berlusconi dagli incipienti processi SME  e Mills.

Ora, però, la “profonda sintonia” tra Berlusconi e Renzi, iniziata in gennaio con il concepimento della legge elettorale, potrebbe cambiare radicalmente la nostra forma di governo: il progetto -mai nascosto- di entrambe queste due figure forti nel panorama politico è di introdurre un emendamento nella riforma costituzionale che cambierà il Senato e il Titolo V della Carta per dare al premier la facoltà  di esame preferenziale ed accelerato dei suoi disegni di legge, nonché la revoca dei ministri.

Fino ad ora, un ministro decadeva per propria volontà attraverso le dimissioni, o grazie ad un voto di sfiducia individuale.

L’accentramento e rafforzamento dei poteri del Presidente del Consiglio vanno a scapito del Presidente della Repubblica che è colui il quale nomina effettivamente i ministri “su proposta” (art. 92) del premier; quindi, a scapito di un’alta figura di garanzia costituzionale.

È l’avvento -graduale e strisciante- di un progetto presidenzialista sempre auspicato dal duo Berlusconi–Renzi?

L’Italia, dopo aver ripreso il modello elettorale francese del doppio turno, vuole imitare anche la forma del forte governo parigino?

di Giovanni Succhielli

foto: termometropolitico.it

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