Lavoro: nasce un progetto per contrastare il fenomeno della “schiavitù legalizzata”

raccolta-pomodori-Ultimamente diverse catene di produzione ed alcune tra le principali compagnie della grande distribuzione sono state coinvolte in un colossale scandalo relativo allo sfruttamento di forza lavoro illegale, in cui donne e bambini (il 70% delle vittime) sono ridotti praticamente in schiavitù.

Il Rapporto 2014 globale sulla tratta di esseri umani, diffuso a Vienna dall’Onu, ha confermato che una vittima su tre del traffico è un bambino e purtroppo dal 2007 il fenomeno è aumentato del 5%.

Slavery Footprint e Made in a Free Word

Per far fronte al delicato tema è nato Slavery Footprint, un progetto internazionale volto a sensibilizzare l’opinione pubblica sulla questione, che ha come obiettivo principale “la diffusione di stili di vita più consapevoli e consumatori critici”-scrive il Guardian.

Per monitorare i dati è stato inoltre creato un portale, frutto del lavoro di “Made In A Free World”, che permetterà di conoscere i nomi delle catene coinvolte.

Nel bersaglio, oltre alle aziende leader nel settore food, anche quelle che producono elettrodomestici.

Grazie al portale, si potrà indagare sulle singole azioni effettuate dalle imprese e persino calcolare quanti “schiavi” sono serviti per produrre il proprio elettrodomestico. Basta cliccate su un grafico ed inserire i dati per ottenere le informazioni necessarie.

Ovviamente “Made in a Free Word” non vuole solo puntare il dito sulle multinazionali, ma soprattutto fornire strumenti e soluzioni pratiche che aiutino le aziende ad arginare e combattere seriamente il fenomeno.

LE NORME

Le nuove norme dell’operazione trasparenza mirano a favorire i fenomeni di consumo consapevole, disincentivando contemporaneamente il ricorso a tutte quelle imprese (fornitrici di lavoro) che non offrono adeguate garanzie.

Al momento il progetto è attivo in Inghilterra, dove le aziende sono tenute a certificare l’assenza di qualsiasi complicità con fenomeni di schiavitù e lavoro forzato in genere, fornendo tutti i dettagli utili sulla loro catena di fornitura.

Il provvedimento è entrato in vigore ad un anno di distanza dallo scandalo che coinvolse il gigante thailandese del settore ittico Chaoren Pokphand (CP) Foods, fornitore di supermercati quali: Walmart, Carrefour, Costco, Tesco ed altri .

Il Modern Slavery Act (nome del provvedimento) si applica alle aziende con un fatturato superiore ai 36 milioni di sterline e coinvolgerà un totale di 17 mila soggetti.

Triste curiosità: secondo l’International Labour Organisation (ILO), attualmente almeno 21 milioni di persone si trovano a lavorare in condizioni di schiavitù autorizzata.

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