L’assurdo dibattito sulla “Congestion Charge” e il ruolo degli influencer

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In questi giorni le pagine nazionali dei principali quotidiani del Paese sono zeppe di notizie legate al dibattito che l’introduzione della Congestion Charge ha scatenato a Milano. Detto in due parole, dal 16 gennaio tutte le auto e i furgoni che vorranno accedere al centro di Milano (la cosiddetta Area C), dovranno pagare un pedaggio, la Congestion Charge appunto.

Il pedaggio, istituito dalla nuova giunta di centrosinistra, sarà di 5€ per i non residenti in centro e di 2€ per i residenti. Ed è proprio questo il nocciolo della questione. Nel corso di una movimentata assemblea, lunedì 9 gennaio i residenti dell’Area C hanno duramente contestato il sindaco Pisapia e l’assessore alla mobilità, Pierfrancesco Maran. Erano furiosi per l’istituzione del pedaggio che li costringerà, questa la loro tesi, a pagare per entrare e uscire da casa loro. Il risultato è che le polemiche si sono rapidamente spostate dalla sala assembleare alle pagine dei giornali, in questi giorni colme di opinioni di illustri residenti indignati per l’imposizione dell’ennesima, assurda, tassa.

Capisco le loro ragioni, è ingiusto dover pagare per uscire o rientrare a casa. Credo però che i residenti del centro dovrebbero riflettere sui benefici che questa tassa porterà loro: aria più pulita e meno auto in circolazione, il che si traduce in più parcheggi e meno traffico. Cosa dovrebbero dire invece coloro i quali vivono appena fuori dal centro, ovvero nelle zone dove parcheggeranno quelli che vorranno andare in centro evitando di pagare il pedaggio? Loro avranno aria più inquinata, strade più trafficate e parcheggi intasati.

Senza contare che il centro della città è la sua anima, va preservato e valorizzato. Gode quindi dei servizi migliori, di una maggior vigilanza, è raggiunto da quasi tutti i mezzi pubblici, è curato e manutenuto molto meglio della periferia. I residenti dell’Area C hanno la fortuna di godere di tutti questi benefici, ma appena viene chiesto loro un sacrificio si indignano come se fossero stati lesi i loro diritti fondamentali, gridando allo scandalo e chiedendo l’attenzione degli organi di informazione.

L’eco di questa crociata mi ha riportato indietro nel tempo, quando la mattina mi svegliavo presto e avevo il tempo di seguire il TG regionale. Un giorno, ricordo, fui colpito da un servizio. Un giornalista era stato mandato all’alba ad intervistare, in diretta, alcuni illustri residenti di una via nel centro di Milano che si lamentavano dello sterco di cane lasciato sul marciapiede da padroni incivili. Pochi minuti dopo, mentre dribblando le cacche di cane percorrevo la mia periferica via per raggiungere la metro, fui tormentato da una domanda “ma che notizia è? Ovunque ci sono escrementi di cane!”. Ora sono cresciuto e lavoro nella comunicazione, ho quindi imparato a distinguere la differenza tra una notizia e una non-notizia. E so anche, per esperienza, quanto è difficile convincere il TGR a uscire per un servizio. Quella era certamente una non-notizia, ma allora perché quel servizio? Perché in quella via certamente vivono giudici, avvocati, medici, finanzieri, banchieri, giornalisti… Influencer, o opinion maker, così li chiamano. Mi spiego meglio, tutti abbiamo amici con cui parliamo del più e del meno, coi quali scambiamo opinioni politiche, sociali e sportive. Così facendo li influenziamo, o se preferite sensibilizziamo, su diversi temi. Più importanti sono i nostri amici, più forte è la nostra voce, la nostra influenza, appunto.

Nel centro di Milano vivono molti influencer, persone importanti che hanno alzato la voce contro il provvedimento della giunta attirando l’interesse dei mass media. Una nuova tassa, è vero, ma una tassa molto esigua che colpisce cittadini benestanti. Cittadini che hanno la fortuna di vivere in una zona della città curata con maggiore attenzione rispetto alla periferia, e che quindi godono di maggiori tutele e privilegi rispetto alla maggior parte dei milanesi.

Proviamo comunque a fare i conti in tasca ai residenti nell’Area C, giusto per comprendere meglio il loro disagio. La Congestion Charge non si pagherà nei weekend e, presumibilmente ad agosto; bisogna poi considerare che i residenti avranno 40 ingressi omaggio. Sottraendo da 365 i weekend (52, ognuno da due giorni), i 31 giorni di agosto e i 40 ingressi omaggio scopriamo quindi che restano 190 giorni “tassabili”. Ecco, se un residente dovesse utilizzare l’auto per tutti quei 190 giorni, cosa alquanto improbabile, pagherebbe all’anno 380 € di Congestion Charge. Non certo una cifra impossibile per chi vive in appartamenti i cui prezzi possono facilmente superare gli 8.000€ al metro quadrato!

Il mio auspicio è che i giornalisti si mettano una mano sulla coscienza e smettano di soffiare sul fuoco di questa vicenda, evitando di ospitare sulle pagine nazionali dei principali quotidiani del Paese una polemica ridicola e di carattere squisitamente locale. Allo stesso modo, spero che gli abitanti del centro mettano mano al portafogli e si limitino a pagare una tassa certamente antipatica ma che indubbiamente non li ridurrà in povertà. In questo modo dimostrerebbero di avere l’unica cosa che i soldi non possono comprare: la dignità.

Demos Nicola

foto: sicurauto.it

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