Auguri Vasco!

vasco-rossi sono innocente

Oggi l’artista emiliano festeggia il suo 65° compleanno. Auguri dalla redazione di InLibertà.it

Vasco è Vasco! Chiariamo subito. L’unico per cui si possa fare l’eccezione di omettere il cognome. Non serve per i numeri 1. E se Bruce Springsteen è conosciuto come <<the boss>>, lui è il <<Kom>>! Il comandante del rock italiano, senza eguali e senza rischio di poter essere smentiti.

Una carriera cominciata nel 1975, quando partito da Zocca, un piccolo paese in collina in provincia di Modena, fonda Punto Radio, un’emittente locale di buon successo, coinvolgendo fin da subito il suo amico di sempre Gaetano Curreri, futuro leader degli Stadio.

Il duo non conoscerà soste. La loro amicizia e la loro collaborazione artistica regaleranno nel tempo autentici capolavori alla musica italiana.

Vasco è fin da subito una bomba ad orologeria.

Uno che vuole vivere, che ha voglia di comunicare, di non rinunciare ai piaceri della vita e che per farlo non pretende di non rischiare sulla sua stessa pelle.

Ma vien da se (e la storia ce lo insegna) che spesso genio e sregolatezza camminano a braccetto. Un fiume in piena che ha voglia di vivere schiacciando al massimo il pedale del gas. Donne e motori le sue grandi passioni; la musica, la sua vita. Vasco è un Artista con la A maiuscola, con una sensibilità fuori dal comune.

Un poeta, un comunicatore dall’ego talmente profondo che, ancora oggi, quando qualche giornalista scava nel suo io più profondo, intervistandolo, riesce a stupire (non poco) e, soprattutto, a far riflettere.

Eppure su di lui se ne son dette tante, ma si sa, il mondo è bello perché è vario e mi piace anche pensare che un colosso del rock possa essere per tanti, ma non per tutti.

vasco-rossi-questa-storia-quaL’album del debutto è “Ma cosa vuoi che sia una canzone” (1978) e contiene tracce di un romanticismo molto naif (“La nostra relazione”, “Tu che dormivi piano”, “Silvia”), miste a cariche di malessere e malinconia (“Ed il tempo crea eroi”, “Ambarabaciccicoccò”), fino alla splendida (e giurerei autobiografica) “Jenny è pazza”.

E’ un disco molto melodico, dove l’impronta di Curreri (presente qui come arrangiatore) è ben evidente. L’anno dopo esce una canzone che in quel frangente passa inosservata: “Albachiara”.
Da il titolo al secondo LP, ma non viene notata al punto che quelle poche copie vendute del disco vengono ritirate dal commercio.

L’album viene poi riprodotto con un titolo diverso: “Non siamo mica gli Americani”.

Rispetto al primo lavoro aumenta la dose di rock, grazie anche alla presenza del suo (allora) amico chitarrista Maurizio Solieri.

Comincia a prendere forma lo stile ed il personaggio Vasco: un rocker anarchico, geniale, ma al tempo stesso ancora molto provinciale.

E’ un disco dalla versatilità impressionante.

C’è l’ironia di “(Per quello che ho da fare) faccio il militare”, il punk di “Fegato fegato spappolato”, la dance di “La strega”, l’American rock di “Quindici anni fa” e la madre di tutte le ballate rock italiane: “Albachiara”.

Il 1980 ci regala “Colpa d’Alfredo”. Si tratta di un album più rabbioso in cui non mancano di certo l’hard rock (“Asilo republic”), il rock (“Sensazioni forti”), né tantomeno la poesia d’autore (“Anima fragile”).

Non mancano neanche le esaltazioni strumentali come quella del basso in “Alibi” e dove la canzone che da il titolo al lavoro (“Colpa d’Alfredo”), offre un linguaggio assolutamente diretto (mai sentito fino ad allora), con monologhi di chitarra non indifferenti che cominciano a suscitare il giusto interesse.

Italian rocker Vasco Rossi performs live at Stadio Olimpico in TurinE torno al Vasco comunicatore… Impressionante la sua interpretazione dal vivo di questo brano.

La mimica, le espressioni, ma addirittura, al solo ascolto audio (e la cosa assume ancora più valore) è sensazionale la facilità con la quale si percepisce la recitazione della parte.

Un esempio? Provate ad ascoltare la versione live di “Colpa d’Alfredo” contenuta nell’album “Tracks 2”del 2009 …

Quando Vasco arriva alle radio è il 1981 e accade con un reggae carico di ironia: “Voglio andare al mare”.

E fa sorridere il fatto che fra tanti brani ci arrivi proprio con questo.

E’ appena uscito “Siamo solo noi”, un titolo che diverrà slogan per più generazioni (<<…generazione di sconvolti che non han più santi né eroi, siamo solo noi…>>) e accanto al Vasco solare di “Voglio andare al mare” troviamo quello punk di “Ieri ho sgozzato mio figlio” e quello angosciato di “Valium”: insomma l’identikit è fatto.

Si tratta di un personaggio assolutamente fuori dagli schemi: e inizia a piacere non poco.

Sono gli anni in cui il Blasco (altro soprannome con il quale viene spesso identificato) vive in maniera esagerata, spericolata, al massimo.

“Vado al massimo” è il 5° disco della sua produzione e ancora una volta la versatilità dell’artista è disarmante.

Si passa dal sentimento di “Ogni volta” e “Canzone”, allo sballo di “Sono ancora in coma” e “Cosa ti fai”, fino ad arrivare agli opposti esistenzialismi di “Splendida giornata” e “La noia”.

Tutti autentici capolavori, anche se a farlo notare è però Sanremo, dove Vasco porta lo sgangherato reggae di “Vado al massimo”, uno dei suoi tanti slogan.

E’ questo anche il disco in cui per la prima volta figurano insieme i suoi tanti amici storici che formeranno lo zoccolo duro di una band invidiabile: Maurizio Solieri e Massimo Riva alle chitarre, Claudio Golinelli (detto il gallo) al basso, oltre al già citato Curreri che non suona, ma c’è.

L’83 è l’anno della svolta. E’ l’anno di “Bollicine”, ma è l’anno in cui porta a Sanremo una leggenda: “Vita spericolata”.

E quando esce dal palco, entra nella leggenda.

E’ una canzone che trafigge milioni di persone e che diventa uno dei 10 brani più amati ed ascoltati di sempre della musica italiana.

Le radio passano a ripetizione non solo “Vita spericolata”, ma anche pezzi come “Albachiara” (finalmente!) e “Siamo solo noi”.

E’ Vascomania!

Vasco-Rossi_980x571Ed ancora una volta ci troviamo davanti ad un album in cui è contenuto tutto ciò che si può: ironie a grappoli (“Bollicine”), melodie disarmanti (“Una canzone per te”), provocazioni (“Portatemi Dio”).

Incredibile, meraviglioso, unico. E’ maturo anche per il test del primo live su disco e “Va bene va bene così” non tradisce.

Ci sono i suoi brani più noti in versione live, arricchiti dall’unico inedito, la melodica ballata che da il titolo al lavoro. Un altro colpo vincente.

Anche se non son sempre rose e fiori. Vasco viene arrestato per possesso di cocaina e finisce in carcere.

La detenzione, seppure breve (poco meno di un mese), lo scuote e quando esce sembra sicuramente indurito dall’esperienza, al punto che sembra risentirne anche la sua produzione.

“Cosa succede in città” (1985) è probabilmente un lavoro meno riuscito dei precedenti.

Le canzoni fanno trapelare in maniera sicuramente minore il genio dell’artista e la versatilità a cui eravamo stati abituati.

Trapelano un sottile rock ed un sottile funky, ma anche i testi sono in tono minore. Emergono le romantiche “Toffee” e “Dormi dormi”, quest’ultima musicata da Maurizio Solieri.

E le nuove coordinate stilistiche trovano conferme anche in “C’è chi dice no” (1987), un disco piacevole, ma assolutamente prevedibile, sebbene migliore del precedente.

Belle le atmosfere romantiche di “Vivere una favola”, “Ciao” e “Ridere di te”, divertenti “Lunedì” e “Blasco Rossi” (in cui scherza con se stesso) e ruvida come piace a noi la canzone che da il titolo all’album.

vascoUnknownArriviamo così a “Liberi liberi”: un disco che definisco sostanziale e diretto e senza fronzoli. E’ un lavoro prodotto con la consapevolezza che i suoi dischi si stravedono da soli e che l’esercito

dei fan è pronto per premiarlo ancora. E la ricetta è quasi una sfida. Poche canzoni, ruvide, dirette, per certi versi più mature.

“Domenica lunatica”, “Stasera”, “Vivere senza te”, “Muoviti”.

“Liberi liberi” è una canzone toccante dove il rocker riflette sulla sua vita fino a quel momento.

Poi, tra il 1990 ed il 1991 escono 2 live: “Fronte del palco” (doppio CD) e “10-7-90 San Siro” (il seguito del primo).

E’ una scelta che personalmente non condivido appieno, forse proprio per il concerto selezionato (soprattutto il primo dei due), secondo me non tra i migliori.

Però è indubbio che è un tour da tutto esaurito nei maggiori stadi italiani ed è indubbio che Vasco viene definitivamente incoronato prima rockstar italiana.

In altre parole il Kom: il comandante del rock italiano. “Gli spari sopra” è un disco interessante e scaltro allo stesso tempo.

E’ un dico lungo innanzitutto (a differenza del precedente che poteva far pensare a poche idee nel cassetto) che pesca un po’ ovunque.

La title track è una cover tradotta degli Emotional Fish (“Celebrate”); ironizza poi sulle aspirazioni televisive delle adolescenti nel brano dance “Delusa” (<<quel Boncompagni lì, cosa ti fa?>>. Alludendo al programma tanto in voga in quel momento <<Non è la Rai>>).

Ma è [come sempre] unico nel riflettere sui suoi 40 anni appena compiuti in “Gabri”, “L’uomo che hai di fronte” e, soprattutto, nella autobiografica “Stupendo”.

Brano, quest’ultimo, di una profondità disarmante: un primo cenno di consapevolezza di ciò che è stato e di ciò che non può più essere, anche se accettato a malincuore.

Tutto qui? Assolutamente no. C’è un altro grande brivido e si chiama “Vivere” (unico anche nel mettere a fuoco: <<vivere è come un comandamento…>>).

La carriera di Vasco va avanti in maniera impressionante, al punto che per i fan e per gli addetti ai lavori, quasi sembra non abbia importanza che la produzione del Kom, per buoni 10 anni successivi, sia sicuramente un gradino più in basso per idee ed intensità.

“Nessun pericolo per te” (1995) ne è il primo esempio. E’ un disco (per chi lo conosce) abbastanza deludente, dove però non mancano i soliti capolavori come “Gli angeli” e l’autobiografica “Sally” (che riprende il tema intrapreso tanti anni prima con “Jenny è pazza”).

“Canzoni per me” (’98) ne è un altro esempio. Un album orecchiabile che ottiene il massimo risultato con il minimo sforzo.

E tra l’altro come si può accusarlo di qualcosa visto che continua a vendere in maniera assolutamente oltre ogni immaginazione?

C’è l’immancabile ballata d’amore (“Io no”) ed un brano dance azzeccatissimo (“Rewind”).
Ma c’è anche una canzone struggente che arriva dritta al cuore e della quale,

incomprensibilmente, non ha mai parlato nessuno: “Idea 77”. Poi arriva il colpo al cuore; quello che non ti aspetti.

E’ il 31 maggio del ’99, quando il suo amico d’infanzia e fidatissimo chitarrista, Massimo Riva, muore per eroina.

E fa ancora più rumore perché pare che Riva non fosse dedito all’uso di droghe, ma che cominciò a utilizzarle per combattere la forte depressione sviluppata dopo aver saputo di essere affetto da Epatite C.

E per Vasco è davvero un duro colpo.

Massimo Riva, colonna portante della storica band di Vasco (Steve Rogers Band), insieme a Maurizio Solieri, Claudio Golinelli (il gallo), Andrea Innesto (cucchia)…

Sul palco viene sostituito da un pezzo da 90 della chitarra internazionale: Stef Burns, dal quale Vasco non si staccherà più, ma da allora non ci sarà un solo concerto in cui Vasco non ricorderà, urlando, il suo amico Massimo.

Il triste episodio della morte del suo amico Massimo Riva è anche la causa scatenante di una nota polemica con Ligabue.

384073_10150529021644674_8178669673_8620035_249203324_nLigabue (che durante il tour del Blasco “Gli spari sopra” del 1993, era sotto al palco di Vasco a “imparare il mestiere”) pochi giorni dopo la morte di Massimo Riva si lasciò andare ad alcune dichiarazioni fuori luogo facendo riferimento al musicista del Blasco e dicendo: «Negli anni ’70 non avevamo molte informazioni. Il pensiero comune era che si potesse smettere quando si voleva. Per i musicisti rock c’è ancora oggi l’alibi dello scotto da pagare per fare musica. Perciò secondo il galateo della perfetta rockstar, io che non mi drogo sarei fuori target».

Vasco, molto colpito e risentito di queste frasi in un momento come quello, dichiarò: «È morto un amico e invece del silenzio… c’è chi, per accrescere la propria credibilità, ha scelto di “speculare” lanciando anzitempo inutili messaggi moralizzatori».

Sul momento Ligabue non replicò, salvo tornare sulla questione pochi giorni dopo: «Vasco ti chiedo scusa, ma sulla droga hai sbagliato bersaglio. Chiedo scusa a Vasco Rossi e a chi sta vivendo il lutto per la scomparsa di Massimo Riva: non sono stato sufficientemente “scafato” da immaginare che qualcuno potesse speculare sulla morte di un musicista, imbastendo polemiche di bassa lega.».

Negli anni la rivalità sembrò attenuarsi; i due cantanti continuarono le loro strade, sennonché Ligabue, ospite della trasmissione televisiva Il senso della vita condotta da Paolo Bonolis, più volte rimarcò i numeri dei suoi tour, e tutto compiaciuto guardando la telecamera, disse: «I miei numeri in Europa non li fa nessuno»; queste dichiarazioni, palesemente false, stuzzicarono il Blasco, che rispose: «Penso che Ligabue sia un bicchiere di talento in un mare di presunzione»

«Caro Liga, quando avrai scritto anche tu quasi duecento canzoni e avrai pubblicato 16 album inediti potrai essere messo sul mio stesso piano. Devi mangiare ancora un po’ di polenta prima di poterti confrontare con me.».

La questione sembra essersi ormai affievolita, con l’invito da parte di Ligabue affinché Vasco si unisse al concerto pro terremotati dell’Emilia “italia Loves Emilia”; a una prima risposta affermativa di Vasco, seguì la sua impossibilità a partecipare a causa dei ben noti problemi di salute (di cui parlerò più avanti). Ligabue allora fece gli auguri a Vasco per una pronta guarigione. Ed un anno dopo, ad agosto 2012, Vasco Rossi affermò: «è scoppiata la pace tra me e Ligabue».

Sarà vero?

Ma torniamo al ’99: commercialmente “Rewind” diventa un doppio live registrato all’autodromo di Imola (l’ultimo con Massimo Riva alla chitarra) e precede un disco che risente non poco della perdita subìta.

“Stupido hotel” è un disco malinconico, privo delle trasgressioni a cui siamo abituati.
Molte inquietudini, con il punto rock più alto offerto da una canzonetta più pop che rock: “Ti prendo e ti porto via”.
Poi c’è “Tracks” (siamo nel 2002), un’antologia di alcuni suoi brani storici, più la versione live di

“Generale” di De Gregori.

E nel 2004 “Buoni o cattivi”. Un discreto prodotto, sicuramente non tra i più memorabili, dove però abbiamo l’ennesima conferma che a ogni lavoro, gli spunti di interesse non mancano.

C’è la dolcissima “E”, poi la geniale “Un senso” che interroga sui vari <<perché>> della vita. Ma non basta ad evitare che i detrattori si scatenino. Si capisce, non aspettano altro. Scrivono che Vasco canta canzoncine all’ombra del suo monumento.
Un monumento che si è meritato, però. E allora che qualcuno provi ad imitarlo, se riesce.

Nel 2005 lo IULM di Milano gli conferisce la Laurea Honoris Causa in Scienze della Comunicazione per <<essere stato protagonista di una vera rivoluzione musicale che ha anche significativi connotati sociali e relazionali, introducendo uno stile espressivo unico ed insuperato con temi che sono parte del tessuto sociale e che arrivano direttamente a colpire la sensibilità dei giovani …>>

Un monumento, inoltre, che continua a sfornare dischi che stracciano ogni record di vendita precedente e che seguita a far concerti da tutto esaurito.

E’ il caso di “Buoni o cattivi live anthology” (doppio live del 2005) e del nuovo LP registrato in studio “Il mondo che vorrei” (2008).

Un lavoro, quest’ultimo, più commerciale del solito, con qualche canzone interessante (ad esempio “Colpa del whisky”, ma non esaltante). Ciononostante il disco riceve il premio Siae ’99 come disco più venduto. E via così. “Tracks 2 (inediti e rarità)” esce nel 2009 e oltre a brani live, contiene una cover riadattata di “Creep” dei Radiohead (“Ad ogni costo”), più un paio di inediti.
Nel 2010 il tour europeo indoor gli consente di pubblicare un nuovo doppio CD live (“London instant live”).
E poi la crisi. Vasco è preda di un virus forte e pericoloso che lo costringe ad un lungo ricovero e all’assenza per un lungo periodo dalle scene. E’ un bivio, al quale il rocker sceglie di imboccare la giusta direzione.

Senza-titolo-181Il Kom ne esce completamente diverso e rinfrancato: lucido, disintossicato (da alcool e fumo) e assolutamente più maturo.

E’ il Vasco che non t’aspetti.

Ne conseguono album (finalmente) belli come ai vecchi tempi, ma soprattutto tour in cui la condizione fisica del protagonista forse non è mai stata così al top.

“Vivere o niente” è l’album del 2011 del nuovo Kom.

Un album bellissimo, profondo, che ci regala perle autobiografiche di meditazione su ciò che è stato e su ciò che è ora.

“Vivere o niente”, “Manifesto futurista della nuova umanità”, “E già” (dove ai detrattori ricorda <<io sono ancora qua>>), alcuni dei pezzi forti!

Il tour (come dicevo) è da stropicciarsi gli occhi. Adrenalina pura e lui è semplicemente sublime.

Dal nuovo tour (nel 2012) esce “Vasco live Kom 011”, un doppio live assolutamente da avere.

E poi ancora progetti e numeri da capogiro.

Musica un balletto per la Scala di Milano (2012), dove riprende le sue canzoni più note dedicate alle donne ri-arrangiate e ri-cantate: “L’altra metà del cielo”. Altro record di vendite.

Fino all’ultimo capolavoro del 2014: “Sono innocente”.

Un disco (come ai vecchi tempi) di una versatilità incredibile: con l’hard rock di “Sono innocente ma” (nel quale Vasco si riscatta dalle vecchie ferite) e “Duro incontro”, le ballate romantiche di “Dannate nuvole” e “Come vorrei”, la dolcissima “Guai”, una poesia del figlio Luca (“L’ape regina”) e modificata da Vasco, più “Marta piange ancora”, un brano scritto dal rocker all’età di 15 anni e messa lì a chiudere il CD, quasi a voler significare un legame con il passato, comunque forte e indissolubile.

Insomma che altro aggiungere?

Vasco non ha eguali! E’ un Artista che ha raggiunto in questi ultimi anni una maturità senza precedenti e che artisticamente vive uno dei periodi migliori, al punto che nel prossimo mese di giugno sarà nuovamente sul palco per 4 date (già rigorosamente esaurite) allo stadio Olimpico di Roma.

Un Artista che oltre a quanto fatto per lui, ha scritto brani per Patty Pravo, Laura Pausini, Irene Grandi, gli Stadio, Noemi, Paola Turci e tanti altri.

Questo è Vasco. O si odia visceralmente o si ama senza riserve. Prendere o lasciare!

di Riccardo Fiori

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