La verità sul videogioco su Salvini. Intervista all’ideatore di “Call of Salveenee”

unnamed (3)È alla fine dell’estate che prende piede tra i nostri social, il trailer di un videogioco che già fa gola ai più nerd e a coloro che apprezzano l’humor satirico.

“Call of Salveenee – alla ricerca dei Marò” sta facendo notizia, tant’è che il 26 Agosto è stato il trend più cliccato su Twitter. Il gioco è stato al centro anche della cronaca politica, dopo che l’euro parlamentare Gianluca Buonanno ha querelato il creatore del gioco per 500.000 mila euro. Ma Marco Alfieri (Guzzo all’anagrafe), 23 anni, di Pisa, unico creatore del videogioco, ha spiegato le sue ragioni che l’hanno spinto a creare un intrattenimento prettamente satirico. Intervistato alla radio, ma anche in programmi tv come Agorà, su Rai3 e su La7, in quest’ultimo scontrandosi anche con la deputata Alessandra Mussolini che non è stata l’unica a vedere nel suo passatempo, solo un modo per arricchirsi. Per scoprire cos’altro offre questa creazione videoludica, noi di inlibertà.it gli abbiamo posto qualche domanda:

D: “Allora Marco, parlaci un po’ di te. So che è difficile, ma riusciresti a descrivere la tua vita in 3 frasi?”

R: -riflette- “Uhm, questa è una bella domanda. Sviluppatore di videogiochi indigenti, incline all’innovazione e per tutto ciò che riguarda le tecnologie.”

D: “Laureato in…?”

R: “Informatica, ovviamente.”

D: “Immagino tu sia molto appassionato di videogiochi, no?”

R: “Sì, sì. È da quando avevo 3 anni che me ne interesso.”

D: “E ricordi il primo videogioco al quale hai giocato?”

R: “Supermario, e Monkey Island.”

D: “Ma “Call of Salveenee – Alla ricerca dei Marò ” non è la prima piattaforma che progetti…”

R: “No, infatti. È dal 2002 che faccio videogiochi, dall’età di 10 anni. Usavo RPG MAKER 2000.”

D: “In pratica è dall’età di 10 anni che vivi davanti al computer?”

R: “Avrei potuto farlo, se studiavo mentre dormivo.” (ride)

D: “Parliamo del videogioco: in molti si chiedono come mai la scelta del protagonista sia ricaduta sul leader del carroccio.”

R: “Non c’è un motivo politico. Salvini è un personaggio molto carismatico e pittoresco. Ed è soggetto ad intepretazioni varie, è palesemente impossibile. Perciò mi sembrava un ottimo eroe, nient’altro.”

D: “Nel videogioco non risiede il tuo schieramento politico dunque?”

R: “No no, io sono apolitico. Non seguo la politica, preferisco dedicare il mio tempo a fare altro, tipo i videogiochi appunto. Mi piace anche viaggiare, giocare a scacchi, fare fotografia… Potrei dirti tante altre mie passioni e stare qui ad elencartele fino a domani. Ma il punto è che a me piace il divertimento sotto ogni sua forma. E stavolta ho esplorato i diversi rami della satira.”

D: “Nel game play che hai postato su Youtube, hai messo anche la top model e un pokémon: a cosa volevi puntare esattamente?”

R: “Il gioco è satirico, ironico verso il populista-italiano medio. La top model è andata per la maggiore quest’estate, Emily Rattatajkowski con il pokémon sulla testa è una pagina di Facebook. A me serviva qualcosa come supporter, difatti nel video gioco viene usata per curare le ferite.”

D: “Ecco, parliamone: perché lanciare ruspe è comunque abbastanza violento. Sì, beh, molto violento, anche secondo la Mussolini…”

R: “No, precisiamo” – ride – “sono muletti, non ruspe. E comunque sì, sì, sprona alla violenza, eccessivamente violento.” –commenta ironicamente- “E’ così violento che Obama proprio ora sta per conquistare il Giappone. Da domani chi ammazza persone in strada vince punti.” -ride- “No a parte gli scherzi, le persone che lo definiscono un videogioco violento credo siano “ignoranti” nell’ambito videoludico. Perché sono ben altri videogiochi più violenti: prendi Doom ad esempio o Mortal Kombat. Quelli sì che sono videogiochi violenti.”

D: “E cosa ne pensi della violenza causata dai videogiochi?”

R: “I videogiochi danno sfogo, calmano gli animi e non spronano alla violenza. Prendi i romani: loro quando non facevano i loro giochi, se li facevano da soli. Io credo siano solo delle casistiche, non è che ora chiunque giochi ai videogiochi prende e va in strada a compiere omicidi.”

D: “Sì, ma dei casi in America, di omicidi causati da videogiochi ce ne sono stati…”

R: “Giusto, ma stiamo parlando di persone che hanno già dei problemi e che anche se si fossero trovate nel 1400 avrebbero ucciso comunque, avrebbero preso una spada e sarebbero andati in giro ad ammazzare. Anzi, adesso è proprio grazie ai videogiochi se c’è uno sfogo. Io sfido chiunque a trovarmi un collegiale, un ragazzo che frequenta l’università o il liceo che non ha mai giocato ai videogiochi, ma non tutti quelli che ci giocano fanno stragi di cadaveri. Le cause delle violenze è l’ambiente, non è colpa del videogioco. Facciamo un altro esempio: tutti bevono acqua, ma questo non vuol dire che l’acqua che beviamo sia la causa degli omicidi. Anche agli stadi ci sono poliziotti in tenuta antisommossa, ma questo non vuol dire che il calcio istiga alla violenza. Io trovo che siano solo correlazioni statistiche del tutto infondate tra il videogioco e le cause che spronano la violenza: chi ha vinto il premio Nobel mangia cioccolata, ma questo non vuol dire che chiunque mangi cioccolata vince un premio Nobel.”

D: “Tornando al videogioco, non ti sembra di essere stato insensibile e/o esagerato a trascinare nel gioco anche la questione “marò” ?”

R: “No, non sono insensibile. Nel videogioco ho voluto metterci solo le icone che interessano il populista medio. Non voglio entrare in merito alla questione marò, ma negli ultimi tempi quello che trovi sui social, su ogni caso internazionale, è sempre un riferimento ai marò. Semplicemente credo che nel mondo non è la priorità n.1 nella vita. Abbiamo altre cose a cui pensare, senza farne casi internazionali. Tipo i casi di morti d’amianto a cui nessuno pensa mai. È quello che volevo sottolineare.”

D: “E quando hai tirato in ballo anche terroni e Zingari? La Mussolini in quel dibattito ha detto che li stavi sfruttando per farti soldi.”

R: “Assolutamente no. Io credo che la vita sia importante. Sia sacra, a prescindere da che nazionalità si è: musulmano o cristiano; messicano o portoghese. La vita è sacra, e il mio non era altro che un modo per delimitare il populismo. D’altronde sono anche un terrone…”

D: “Non sei pisano al 100%?”

R: “No, ho sangue del sud. Ho radici che provengono dalla provincia di Cosenza. I parenti di mia madre, fanno parte di una piccola comunità Arbëreshë, che sono albanesi sfuggiti all’invasione turca nel 1500. In quest’intervista ci mettiamo anche un po’ di storia geografica, eh?” – ride – “Comunque si sono riuniti, ed hanno fatto provincia. Il paesino si chiama San Demetrio Corone.”

D: “La tua famiglia cosa ne pensa di tutto questo?”

R: “Loro sono un po’ preoccupati, perché vedi tuo figlio a cui minacciano di querela e che vogliono da lui 500’000 euro… è normale che lo siano. Di certo sanno che questo è causato anche dal boom mediatico.”

D: “E dai i tuoi coetanei? Hai avuto qualche lamentela da qualcun altro? A parte Buonanno s’intende.”

R: “Con tutti i messaggi che ricevo ogni giorno, non ho ancora ricevuto nessuna lamentela. Solo congratulazioni, anche la sede della Lega Nord di Pisa ha voluto chiamarmi per dirmi: “guarda a noi è piaciuto, non dar retta a Buonanno.”. Ma io sono convinto che sia piaciuto anche a lui, sotto un certo punto di vista. Perché alla fine non mi avrebbe chiesto di fare il gioco su Renzi per par condicio. Magari ha visto qualcosa che è piaciuto anche a lui, suppongo.”

D: “Ma sai che la pagina Facebook di “Call of Salvini – Alla ricerca dei marò” ha racimolato in pochi giorni già 7’500 mi piace? Sono tutti fans che aspettano con ansia la demo del gioco. Quando accontenterai tutti loro?”

R: “la demo…” – tentenna – “purtroppo non campando d’aria, il gioco ha bisogno del suo tempo per essere sviluppato. Ma certamente verrà rilasciato al più presto. Il quando è una bella domanda. Perché piuttosto preferisco investirci più tempo e fare qualcosa dal buon contenuto, con qualche boss finale magari. E ho tutta l’intenzione di mettere le mitiche felpe di Salvini in qualche livello, e poi sto già pensando ad alcuni finali alternativi.”

D: “E ti arricchirai sui poveri nerd?”

R: “Assolutamente no, se mai mi impoverisco. Hai idea di quanta corrente consumo stando a programmare ore e ore al computer? Per non parlare di cibo.” – scherza- “Non ci guadagno di certo. Poi la distribuzione del prodotto sarà TOTALMENTE GRATUITA, questo per favore scrivilo a caratteri cubitali.” – ride precisando – “Ma il quando è una bella domanda.”

D: “E ho letto che stai già programmando altri video giochi.”

R: “Sì, sto sviluppando un videogioco per favorire l’insegnamento della chimica nelle scuole. Si chiama Mendeleev vs Zombie.”

D: “Cosa si fa, si lanciano set di chimica agli zombie?”

R: – ride – “No, no. Di livello in livello, per superare certi ostacoli, devi uccidere zombie combinando elementi che trovi nelle stanze e trovando le combinazioni di sostanze giuste puoi scalare i livelli. È un modo per appassionare gli studenti alla chimica e credo che attraverso il settore videoludico si possa entrare nella testa di chiunque, dai 15enni ai 30enni. Per carità, si deve studiare anche sui libri, ma si può imparare anche giocando. Il suo rilascio è previsto per il 2015-2016.”

D: “Ultima domanda, Marco. Vuoi ringraziare qualcuno per averti spronato, o ispirato?”

R: “Sì, la mia ragazza.” – sorride- “A livello videogiochistico ho programmato tutto da solo, a parte una mia amica che mi ha aiutato curando il logo. E come fonte di ispirazione, magari oznerol deangelis, nocolditz e grezzo 2. Il primo è uno Youtuber, come il secondo. L’ultimo è un video assurdo. Tutti hanno contribuito a quello che oggi è il mio ideale di insensato e ridicolo.”

D: “Marco io ti ringrazio, sei stato gentilissimo.”

R: “E’ stato un piacere, grazie a te.”

Così, Marco, un ragazzo qualunque, usando la colonna sonora del Nabucco, frasi del discorso in Piazza Duomo dell’eroe padano, tanto per citare dal trailer, ha creato un nuovo videogioco; tra telecamere e volantini che bruciano, mentre si evince un Salvini bisognoso di mi piace per aprire livelli su livelli, ha voluto sfruttare la sua ingenua vena d’ironicità e satira sparando a zero, metaforicamente parlando, su un solo unico obiettivo: divertirsi imparando la differenza tra ironia e ingiuri, ma pur sempre giocando.

di Anna Porcari

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