La vera bellezza la si scorge in colui che afferma sempre il vero e il giusto

Madre_Teresa_di_Calcutta

È a tutti particolarmente cara questa IV domenica di Pasqua, denominata anche “del Buon Pastore” perché in essa celebriamo la festa dei sacerdoti e di coloro che vogliono appartenere a Gesù. Un motivo di gioia in più che corona il lieto annunzio della Risurrezione risuonante ancora nei testi liturgici di questa Domenica. “Il Signore è il mio pastore, non manco di nulla” (Sal 22), così abbiamo pregato nel Salmo responsoriale e con queste stesse parole invochiamo la Divina Provvidenza perché continui ad allietare le nostre famiglie e non faccia mancare mai il pane sulle mense dei nostri fratelli in difficoltà. Nel Salmo 22, Dio è presentato come il “Buon Pastore”, Colui che conduce e protegge il suo gregge; e quando nel Vangelo di Giovanni Gesù afferma allo stesso modo di essere “il Buon Pastore” (Gv 10,14) lascia intendere chiaramente che lui è veramente Dio. Ogni anno la Chiesa, nella quarta domenica di Pasqua, medita l’icona del Divino Pastore anche se di anno in anno si sofferma solo su un aspetto di questa immagine bucolica. Nel vangelo di oggi (Gv 10,1-10) Gesù si contrappone chiaramente ai falsi pastori, a coloro che si ergono a guide del popolo ma in realtà sono lupi travestiti da agnelli, pronti a salvaguardare solo il proprio tornaconto, “ladri e briganti”, così li definisce Gesù. Il buon pastore, al contrario, ama le sue pecore, si mette a capo del gregge e lo conduce verso quieti pascoli, infondendo alle pecore sicurezza e protezione. È difficile, soprattutto oggi, riconoscere i falsi pastori; essi sono molto astuti e presentano su vassoi d’oro e d’argento ciò che bene non è. Solo a noi, e non a Dio, possono mascherare i loro iniqui progetti. Gesù ci esorta a vigilare perché costoro si presentano su alti pulpiti con microfoni, telecamere e riflettori per convincerci delle proprie ideologie ostentando parole che sanno solo di apparente e falsa magnanimità. Tuttavia, esiste un criterio per mascherarli e ci è proposto dalla Parola stessa di Dio: “Io sono la porta delle pecore. Chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante” (Gv 10,1). In altri termini, nell’ovile della Chiesa ma anche in altre istituzioni o associazioni di uomini (pensiamo per es. alla famiglia), colui che guida o che coordina sarà affidabile, e quindi degno di fiducia, solo se passa attraverso “la porta” e questa Porta è solo il Cristo. Passare attraverso la porta del Cristo significa stare in sintonia con Lui, conformarsi in tutto e per tutto a Lui e, se si presentasse il caso, dare anche la vita, come ha fatto Lui. Ma il buon pastore è tale per un’altra caratteristica, molto commovente e suggestiva: “Egli chiama le sue pecore ciascuna per nome” (Gv 10,3). Gesù conosce il mio nome, nel suo cuore ha un posto anche per me, mi sta a fianco e mai mi abbandonerà; anzi, se mi smarrissi, sono certo che sarebbe pronto a lasciare le novantanove pecore per uscire a cercarmi. Che grande certezza e quanta gioia si avverte nel cuore quando si è amati! Il suo amore per me è davvero speciale e l’Apostolo Pietro, nella seconda lettura, ne parla con toni molto eloquenti: “Cristo patì per voi, lasciandovi un esempio. Egli portò i nostri peccati sul legno della croce; dalle sue piaghe siete stati guariti. Erranti come pecore, ora siete stati ricondotti al pastore e custode delle vostre anime” (1Pt 2, 20-25). L’aggettivo “buono” può essere tradotto dal greco anche con il termine “bello”; questo perchè “tutto ciò che è buono è anche bello”, così recita uno dei principi della morale cristiana. L’aggettivo “bello” non è da intendere alla maniera estetica; in questo caso esso contiene un’accezione molto più profonda che trova piena realizzazione in una nota espressione del filosofo Platone, utilizzata anche dal grande Dostoevskji: “La bellezza salverà il mondo”; per bellezza non si intende quella di un bel panorama o di un bel tramonto, di una bella statua o di una bella tela. La vera bellezza, e quindi quella capace di portare salvezza, la si scorge in colui che afferma sempre il vero e il giusto, sia nelle parole che nei fatti. Ne conosciamo tanti. In questa infinita schiera di persone “vere” e “giuste”, eccelle Gesù di Nazaret, “il più bello tra i figli dell’uomo” (Sal 44) che in questo senso ha incarnato pienamente la vera bellezza, quella esaltata da S. Francesco d’Assisi in una sua preghiera: “Signore, Tu sei bellezza, Tu sei la pace, Tu sei umiltà, Tu sei pazienza” e quella declamata da S. Francesco di Paola sul letto di morte: “Signore, Buon Pastore delle anime nostre, conserva i giusti, converti i peccatori e sii propizio a me”. Tutti i credenti, anche i sacerdoti e i consacrati, dovrebbero irradiare nel mondo questa bellezza di Dio che si può attingere solo nel cuore di Cristo, attraverso la preghiera pura ed assidua. Oggi, come non mai, il mondo ha bisogno della divina bellezza per farla sua e per contagiare tutti, necessita di pastori buoni perché possa essere placato il grido ostile lanciato verso la Chiesa; oggi il mondo denuncia una fame di verità, di giustizia e di rinnovamento che solo i sacerdoti possono degnamente colmare e amministrare. Chi ci aiuterà in tutto questo? Maria, Colei che nelle Americhe è venerata con il nome di “Divina Pastora”. Preghiamo con fede la Vergine Santa, Regina delle vocazioni. Il suo sguardo materno benedica sempre i sacerdoti perché possano ascoltare la voce supplice dei poveri, la voce candida dei bimbi, il grido ansioso della gioventù, il sospiro del lavoratore stanco e il gemito della sofferenza che sovente attanaglia il cuore buono di molti fratelli. Amen.

Fra’ Frisina

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