La seconda nottata di Sanremo

La seconda serata del Festival è stata… no, sapete che io sono precisa e no, non è stata una serata, è stata una nottata! 

Con tutto l’amore del mondo per Sanremo e per Amadeus, devo dire che i tempi del programma sono sfuggiti di mano a tutti: il sipario è calato quando erano quasi le due di notte

Per seguire tutto il Festival occorre emigrare in paesi con il fuso a favore: in UK l’ora indietro mi ha salvato, ho spento la TV all’una ma, ragazzi, veramente, è troppo! La gente normale si alza presto la mattina, non potete mandarla a letto alle due di notte, non credete?

Il ritmo è importante e non si può dire che questo Festival non ne abbia: i tempi sono scanditi rigorosamente ma andavano tagliati alcuni interventi. 

Molti interventi.

Le bonazze parlanti, per cominciare. 

Ieri è stato il turno di Sabrina Salerno, la cui scollatura era lunga quanto il Festival, insieme alle giornaliste Rai Emma D’Aquino e Laura Chimenti. Un improbabile trio del quale non si sentiva alcuna necessità. 

Ancora meno necessario è stato lo spazio loro dedicato: tanto tanto il monologo della D’Aquino sul coraggio dei giornalisti, ma quando la Chimenti ha letto una lettera d’amore per le sue tre figlie, stile “C’è Posta per Te”, all’una e mezza di notte, ho avuto la fortissima tentazione di spegnere. 

È stato un momento difficile per me ma mai quanto quello vissuto da Tiziano Ferro quando ha cantato “Perdere l’Amore” duettando con Massimo Ranieri: questa sera non ha pianto Tiziano, ho pianto io ascoltando lo scempio che ha fatto della canzone. 

Per fortuna ci sono stati anche momenti esilaranti dai quali ho tratto la forza di arrivare sino alla fine.

No, non Fiorello, che ha aperto il programma vestito da Maria De Filippi ed ha fatto ridere solo lei.

La cabarettista migliore, per come la vedo io, è stata Elettra Lamborghini: è apparsa vestita da yeti vestito per una serata di gala (vedere foto per credere), con un’aderente tutina sbrilluccicante che faceva un po’ Achille Lauro, non fosse per le classiche zampone da yeti. Era una delle 12 big della nottata ed è stata fortemente penalizzata dalla regia che ha insistito nell’inquadrare il suo volto anzichè il suo pezzo forte.

Tra i big anche il rapper Rancore, che, come doveroso, è sceso dalle scale con la faccia incazzata nera, e Junior Cally, che vestito com’era ricordava un nazista. 

Perchè sto scrivendo dei vestiti? Perchè a me piace il bello e quelli erano la parte bella delle esibizioni, non fatemi scrivere altro.

Tra l’altro mi sto ancora domandando chi sia la big Giordana Angi e sono confusa anche in merito ai Pinguini Tattici Nucleari

E poi sono rimasta stupita nello scoprire che si diventa big anche per diritto ereditario, altrimenti non saprei spiegare la presenza di Paolo Jannacci.

Però anche io ho dei tempi da rispettare in questo articolo e passo alla mia classifica.

Al terzo posto Piero Pelù. Qualcuno dovrebbe dirgli che anche per i rockettari il tempo passa e a quasi sessant’anni gli abiti in pelle andrebbero dismessi ed i capelli meriterebbero un taglio: la crocchia in testa, se proprio si deve, solo per fare la doccia. Però la canzone si fa ascoltare, specie se paragonata a tutto il resto.

Al secondo posto un ex equo: Francesco Gabbani e i Pinguini Tattici Nucleari. Orecchiabile la canzone del primo – salvo a spiegare perchè cantasse come avesse una dentiera in bocca -, divertenti i secondi, che hanno portato a Sanremo una canzonetta allegra e senza pretese.

Al primo posto Tosca. Devono averla avvertita all’ultimo momento che era il suo turno di cantare, solo così si spiegano le tante forcine nei capelli, roba che non si vedeva dagli anni ’50, ma la sua canzone è elegante, suadente e interpretata con passione.

La classifica generale le assegna l’ottavo posto ma tutto cambierà nelle prossime, lunghissime serate.

Ho ancora spazio per ricordare un cantante non in gara: Paolo, un ragazzo sardo di 23 anni che quattro anni fa voleva diventare uno chef ed oggi giace su una sedia a rotelle perchè la SLA gli ha tolto la mobilità, il respiro autonomo, la voce. 

Aveva partecipato alle selezioni di Sanremo Giovani con una canzone scritta da lui e cantata dal rapper Kumalibre. Non ha vinto ma Amadeus lo ha voluto sul palco. 

E ha fatto bene.

“Questa non è la storia di un ragazzo sfortunato ma di un ragazzo che non si è arreso” dice Paolo servendosi di un computer per parlare. 

Con la voce dell’amico rapper, Paolo canta senza disperazione la sua storia disperata, perchè “sono la montagna che va da Maometto pur restando disteso nel letto / per volare mi bastano gli occhi quelle volte che il mondo sta stretto”.   

Ha commosso l’Ariston. Ha commosso tutti. 

E il suo intervento nella notte di Sanremo ha dato un senso alla lunghissima serata ed ha riordinato gli equilibri, chè ci vuole poco a fare il rapper incazzato e mal vestito quando si è sani e ricchi ma essere un rapper felice dentro un corpo malato è roba da giganti.

Paolo è un gigante.

E, per la cronaca, si era anche vestito con eleganza.

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