La politica “truccata” delle donne

Ci risiamo. Una donna sale al potere e le altre donne esplodono, in maniera sparsa come le bombe coi chiodi, con le idee poco chiare e in perenne stato confusionale.

Non sono mai riuscita ad appassionarmi sulle questioni di genere, chi mi conosce bene lo sa. Di fatto non è ancora venuto fuori qualcuno che possa distruggere il mio convincimento secondo cui le intelligenze, i talenti e le vocazioni non hanno sesso. Lo dimostrò molto bene Oriana Fallaci che, dalle trincee del Vietnam, bellissima con elmetto e taccuino, in epoca non sospetta (siamo nella metà degli anni sessanta) sosteneva che i piagnistei femminili erano insopportabili perché “se una donna non riesce vuol dire che non è brava”. Sante parole.

La verità è che ancora oggi le donne si fanno occupare troppo la vita dagli uomini.

Ciò le costringe ad insistere con le insopportabili “lamentazioni” dal di dentro delle loro gabbie, spesso dorate, talora imposte con violenza, esse di fatto dimostrando di non aver ancora capito cosa sia la politica, a cosa serve e come si fa.

Dietro queste veterofemministe consumate, spesso c’è scarsa consapevolezza del sè, impera poca dignità, talora l’assoluta  incapacità di avvalersi delle leggi sulla parità di genere che sono sulla carta da più di quarant’anni.

Ce lo ha fatto capire molto bene la presidente uscente della Camera, Laura Boldrini, che è per certo una donna straordinaria nella vita privata ma un autentico disastro nella vita pubblica per aver esagerato con le parole pronunciate spesso e fuori luogo; non si è nemmeno accorta (insieme al suo omologo presidente del Senato, Pietro Grasso, altrettanto inadeguato) che se c’è un fatto grave, irreparabile e scorretto è quello di fondare un partito in costanza di attività istituzionale.

Perché farsi propaganda elettorale utilizzando la propria immagine, che DEVE essere imparzialmente cristallizzata sugli scranni della seconda e terza carica dello Stato fino alla fine del mandato, denota la palese ignoranza dei criteri che governano la correttezza nell’esercizio della vita politica; oltretutto, il partito fondato era distruttivo di quello che li aveva sostenuti per l’affermazione delle loro cariche.

Si è trattato di un tipico atto di “tradimento” che nell’antichità (neanche troppo remota) veniva punito con l’esecuzione capitale. Difatti il popolo lo ha capito li ha bocciati, sia lei che lui; ma la politica della salvaguardia dei privilegi, di cui hanno fatto parte, li ha ripescati. Peggio di così è impossibile, la democrazia è in lacrime. In sintesi, nonostante si tratti della stessa persona, il pianeta della vita privata non ha nulla a che vedere con quello della vita politica, anzi.

Veniamo all’oggi: con un’operazione politica impeccabile sotto il profilo programmatico, la maggioranza degli eletti ha individuato in una elegante storica e preparata collega senatrice, Maria Elisabetta Alberti Casellati (foto), la persona più adatta per ricoprire la seconda carica dello Stato, la quale – nel suo primo discorso – con toni compassati e un perfetto italiano dal punto di vista grammaticale, ha esordito ringraziando le donne del Risorgimento che hanno sacrificato la loro vita “per fare lItalia”, completandolo con argomentazioni assolutamente adeguate, imparziali, caute e consapevoli.

Beh, uno stuolo sterminato di donne inconsapevoli del lavoro che c’è dietro una carriera politica di siffatta portata e sul presupposto di una non chiara preponderanza intellettuale, hanno subito cominciato a gettare fango su di lei, palesemente ignorando che il ruolo istituzionale è garante di stabilità politica di per sè, non fonte di ideologie che dovranno restate sopite per lei fino alla fine del mandato. È un ruolo fatto di silenzi, protocolli, immagine e capacità di mediazione; vi assicuro che questa signora se la saprà cavare meglio di tutti.

Quindi, care donne, cominciate a staccarvi dai vostri pregiudizi, osservate con attenzione quelle che si avventurano, stimate quelle che riescono, candidatevi in prima persona per provare a godere la gioia del risultato elettorale e l’amarezza della sconfitta per capire gli errori fatti e non ripeterli, uscite dalle vostre vite “truccate” dagli uomini che vi condizionano le opinioni.
Limitatevi a truccarvi soltanto con i nostri colorati rossetti e il mitico eyeliner per “gattificate” lo sguardo, perché dovete imparare che la politica si regge sul compromesso, c’è chi lo regge e chi no, gli uomini lo sanno e lo fanno da sempre, come evidentemente sanno ancora tenervi molto bene al guinzaglio, salvi quelli illuminati che sanno gestire realmente le parità di genere.

Scegliete: ma se volete che la politica sia dominata solo dai pantaloni, tenetevi quelli che avete accanto, però imparate almeno a rimanere zitte sui successi delle donne che osano, a prescindere dal loro colore e dalle loro bandiere, perché poi, dopo gli scambi ideologico-dialettici in aula, sappiate che si va tutti a cena allegramente, uomini e donne della politica.

Chiudo questo pezzo dichiarando espressamente che il risultato elettorale non mi è piaciuto affatto e che il risultato di quello precedente mi ha deluso in maniera irreparabile per i fatti che lo hanno malamente caratterizzato.

Viva l’Italia (delle donne capaci).

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