La perfezione stilistica di Leonardo


Leonardo_selfIl genio Leonardo da Vinci era famoso, tra le altre cose, per la capacità di trasferire sulle sue opere una perfezione di dettagli anatomici senza precedenti.

Questa derivava dagli innumerevoli studi condotti dall’artista nel periodo “milanese” (tra il 1485 ed il 1487), quando dipinse la Vergine delle Rocce e la Dama con l’ermellino.

Leonardo, seguace della filosofia aristotelica, aveva compreso che per meglio rappresentare i particolari, era necessario servirsi di dissezioni umane ed animali e così facendo, intraprese un percorso inesplorato da alcun artista.

La Vergine delle Rocce

La caratteristica che salta subito all’occhio è la gestualità complessa.

Qui le mani della Vergine, dell’Angelo e del Bambino, disposte nel medesimo asse verticale, sono particolarmente enfatizzate.

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La Dama con l’ermellino

La nobile rappresentata è Cecilia Gallerani, amante di Ludovico Sforza “il Moro”; feudataria di Saronno e moglie del conte Ludovico Carminati de’ Brambilla, detto “il Bergamino”, feudatario del castello di San Giovanni in Croce. Nel quadro la nobildonna compie un movimento con la testa assai di Leonardo.

Proprio da questi dettagli, mani e capo, si fa iniziare il nucleo di studi anatomici del genio.

Nelle opere successive e con il progressivo miglioramento della tecnica, colpisce la dovizia e la precisione dei particolari raffigurati, tra cui lo studio dei muscoli, dei tendini e dello scheletro del collo.

Un esempio della perfezione stilistica è dato proprio da un disegno raffigurante un collo in tutte le sue componenti, comprese le cartilagini e i vasi.

Significativo altresì il disegno della testa con i dettagli dei ventricoli cerebrali o la schematizzazione delle viscere.

Altri schizzi rappresentano invece corpi in trasparenza o l’immagine di una gamba esplosa. Qui le varie sezioni dell’arto sono allontanate e ruotate per far meglio vedere i dettagli ed il rapporto tra o vari componenti anatomici.

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L’esperimento sulla rana

Famoso fu un esperimento condotto su una povera rana alla quale Leonardo staccò dapprima la testa, cuore ed interiora. L’artista si rese ben presto conto che nonostante l’amputazione, la ranocchia continuava a muoversi e se veniva pungolato il midollo, si paralizzava.

Ciò gli permise di capire che il midollo spinale era fondamentale per il movimento.

Il fine

Leonardo non intendeva solo riprodurre alla perfezione dettagli anatomici ma in certo modo effettuare una riflessione filosofica tesa a interrogarsi sulla vita e sull’anima, sulle origini appunto della vita, sui perché e su i suoi effetti.

di Simona Mazza

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