La Lega Nord e i carri armati veneti

tankoDopo l’arresto dei secessionisti veneti avvenuto mercoledì scorso ad opera dei carabinieri del Ros, la Lega è scesa oggi (6 aprile ndr.) in piazza a Verona chiedendo a gran voce la loro scarcerazione. 

Il 2 aprile è scattata l’operazione che ha portato al fermo di 24 persone, tutte facenti parte dell’organizzazione chiamat “l’Alleanza”, creata -secondo gli investigatori- con la finalità di ottenere l’indipendenza del Veneto attraverso l’uso della forza. Simbolo della vicenda è ormai diventata la ruspa-carrarmato “tanko” costruito dai secessionisti: un veicolo da lavoro trasformato in mezzo bellico e provvisto addirittura di un piccolo cannoncino. Ma gli inquirenti sospettano anche l’esistenza di un contatto fra l’organizzazione e la criminalità albanese per una fornitura di armi.

Il leader dell’Alleanza, Giovanni Faccia, arrestato anch’egli nell’ambito dell’operazione, si è dichiarato “prigioniero di guerra” durante l’interrogatorio cui è stato sottoposto dal giudice per le indagini preliminari. Si è rifiutato, inoltre, di rispondere alle domande postegli, e al momento di indicare la sua nazionalità si è detto “veneto”.

Per la giornata di oggi la Lega ha organizzato una manifestazione in piazza a Verona a cui hanno partecipato sia Matteo Salvini che l’ex leader Umberto Bossi.

Il segretario federale ha chiesto con forza la liberazione dei secessionisti, minacciando che se ciò non fosse successo li avrebbero “tirati fuori” loro; ha poi anche sminuito il ritrovamento del tanko, sfidando chiunque “a chiamare carro armato quella ruspa spara-supposte”. Ha tenuto a precisare -infine- che la Lega è un partito assolutamente non-violento, riunitosi in piazza per difendere la libertà di parola.

Innanzitutto bisogna chiarire che non sembra esserci nessuno collegamento tra le attività svolte dai secessionisti in questione e la Lega, per cui Salvini parla semplicemente per comunanza di alcuni ideali.

Nonostante questo la scusa della libertà di espressione assunta, a rango di giustificazione in favore di qualcuno che ha costruito un carro armato, appare -quanto meno- fuori luogo. E’ verissimo che la “ruspa spara-supposte” probabilmente avrebbe fatto ben pochi danni se fosse stata utilizzata, ma rimane comunque un simbolo molto forte e intimamente connesso alla violenza. In questo caso si esula dall’ambito della libertà e si entra in quello della sregolatezza: in un mondo, cioè, dove si può dire (sempre considerando che il carrarmato sia più un manifesto di ideali che un mezzo da guerra) qualsiasi cosa e in qualsiasi modo.

Non funziona così. Il diritto ad esprimere le proprie opinioni è sacrosanto e intoccabile -oltre che costituzionalmente garantito- ma esso va esercitato nei modi compatibili con una democrazia moderna: i secessionisti potevano scrivere un libro invece di costruire tanko, anche ammesso che servisse loro solo per giocare a Risiko.

Inoltre, se il presunto contatto tra indipendentisti e criminalità organizzata fosse confermato, diverrebbe decisamente impossibile riuscire a non far passare questa organizzazione per quello che probabilmente è: criminale.

di Lorenzo C. Masucci

foto: tiscali.it

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