La funzione della scuola nell’educare al confronto

Obiettivo ultimo di ogni processo formativo è quello di agire sui comportamenti. Tra i tanti valori formativi che nella società odierna in modo sempre più crescente irrompono nella scuola ritengo predominante quello del confronto. La scelta del confronto come valore formativo, non è solo in ragione della sua importanza viste le difficoltà con cui la società contemporanea dovrà misurarsi nel futuro e non solo prossimo. La scelta, ha ragioni di natura strategica sul piano della didattica. È strategica per la sua natura di fungere da collante per la sua caratteristica di superare l’idea di un sistema scolastico inceppato ormai sulle tante educazioni (droga, sesso, salute, diversità, cittadinanza, solidarietà, ecc.). È strategica, in definitiva, per innovare radicalmente la didattica. Tutto il sociale sta sempre più sfuggendo alla scuola e le sfugge lo stesso ruolo formativo che è sempre più affidato al caso e soggetto a tutti i condizionamenti possibili (televisione, giornali, luoghi comuni). Inoltre, la scuola, così com’è non motiva, ovviamente gli allievi, non convince, sembra non reggere il confronto con le altre agenzie che sono impegnate sul fronte dell’educazione. La scuola però, nonostante tutto rimane ancora la protagonista assoluta nel nuovo sistema educativo che si va delineando, rimane centrale nel dibattito pedagogico e per alcuni versi sembra conservare una posizione di centralità inamovibile, il suo ruolo nell’educazione è ancora fondamentale anche se non esaustivo. Centrale rimane, tuttavia, ancora un paradigma e cioè che non si educa e non ha senso l’insegnamento senza valori. Ma quali i valori sui quali costruire l’azione didattico educativa oggi?  In questi ultimi anni la scuola si è vista continuamente assegnare una moltitudine di valori su cui lavorare, di volta in volta che la società faceva i conti con nuove piaghe: droga, sesso, salute, emarginazione, microcriminalità, ecc. ecc., senza considerare le problematiche legate ai grandi temi dell’umanesimo pedagogico, su scala planetaria, come la pace o come il tema del confronto. Quest’ultimo, sicuramente, si è imposto nelle aule scolastiche ed ha avuto notevoli ripercussioni sul modo di fare scuola: ha potenziato,  ha innovato la stessa didattica (necessità di una didattica operativa), rendendo la scuola protagonista attiva intorno ad un sistema di valori per affrontare sul piano formativo quella che è la più grande crisi che l’uomo ha mai conosciuto: la crisi ambientale. D’altronde non poteva essere diversamente visto la mancanza di confornto ha messo in discussione tutto il sapere umano contemporaneo consolidato da decenni di conquiste sociali, economiche e soprattutto scientifiche; ha riproposto con forza l’importanza che hanno i valori in tempi di grandi mutamenti come quelli che stiamo vivendo. Allora, alla domanda «quali valori formativi nella scuola oggi» ritengo che quelli del confronto abbiano importanza strategica per ovvie ragioni, se è vero che obiettivo ultimo di ogni processo formativo è quello di agire sui comportamenti la mancanza di confronto non ci chiede di fare altro: ci impone di cambiare il modo di pensare, di comportarci. Facili, ovvie le deduzioni, non altrettanto le conseguenze sul piano operativo o nel nostro caso sul piano della didattica che è ciò che ci interessa. La problematica, però, è tale e da tempo la ricerca pedagogica l’ha dimostrato, da richiedere distinti processi didattico educativi che ovviamente sono diversi dalla didattica tradizionale o da quella che caratterizza sostanzialmente la nostra scuola. Processi, dunque distinti, la ricerca pedagogica parla in proposito di «didattica del confronto », poiché completamente nuova si presenta la problematica, con cui la scuola ha dovuto e deve ancora misurarsi. L’incapacità di confrontarsi non è una crisi della stessa natura di quelle crisi con le quali la scuola ha imparato (da sola) ad affrontare (droga, salute, ecc.), la crisi del confronto è una diretta conseguenza di un modo errato di intendere l’insegnamento da una parte e l’apprendimento dall’altra. Non è vero che è proprio l’apprendimento che veicola i saperi che poi decidono i destini dell’uomo?

Leonardo Comple

Foto: lineaquotidiano.net

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