Dubai: la Babele della finanza si converte al green

Dubai

Dubai. La cattedrale nel deserto. Mentre molti già predicono la sua futura caduta lei, inaspettatamente, si rinnova e inizia ad adottare politiche green. All’occhio del turista di certo non sono evidenti né l’una né l’altra cosa. Eppure oggi Dubai conta un milione e 730 mila abitanti, ben oltre il tetto massimo di 600mila previsto dal piano regolatore originario degli anni Sessanta. I grattacieli sono sorti a manciate e con una velocità tale che sembra quasi abbiano bucato il terreno e si siano elevati nel giro di una notte. In realtà questa espansione urbana la si deve alla grande disponibilità di manovalanza giunta dai paesi più poveri dell’Asia, arrivata qui per sfuggire la fame e la povertà. E così questa striscia di civiltà si estende oggi per più di 50 chilometri lungo la spiaggia, ben attenta a non svilupparsi troppo in profondità per non penetrare nel cuore del deserto e mantenersi il più possibile vicino all’acqua.

Che ne sarà, dicono gli esperti, di questa città la cui fortuna un tempo si è retta sul petrolio, ora che i pozzi sono prosciugati e i petrodollari sono solo il ricordo lontano di un’era di gloria? Ora che la ricca e arrogante Dubai attira uomini d’affari e turisti da ogni parte del globo, si rivelerà presto una delle tante bolle speculative degli ultimi decenni?
Lo sceicco Said al Maktoum sembra avere in mente qualcosa. Quasi a voler rispondere al sarcasmo di chi sostiene che Dubai stia banchettando con spensieratezza mentre si condanna da sola ad un triste destino.

Risale al 24 ottobre 2007 la dichiarazione Green Dubai 2008, in cui lo sceicco impegnava a partire dal gennaio 2008 tutti i costruttori e i proprietari di edifici pubblici e privati ad adeguarli agli standard internazionali in materia di ecocompatibilità. Con questa dichiarazione Dubai ha assunto la leadership mediorientale nel campo della green economy, dando il via ad una serie di iniziative anche da parte di altre città della regione.

A nemmeno cinque anni di distanza, il mondo musulmano si dichiara ormai eco-friendly a tutti gli effetti. O almeno è quello che si percepisce navigando in rete, dove fioriscono a decine blog come Ecomuslim, Muslim Green Team, Green Prophet e così via.

Ed ecco che anche la finanza oggi risponde al verbo della green economy. Le principali potenze economiche del mondo musulmano, da Dubai, ad Abu Dhabi, Indonesia, Malesia e Bahrain, hanno dato vita ai green sukuk, titoli obbligazionari emessi per finanziare attività industriali e infrastrutturali “pulite”. Dubai li utilizzerà per finanziare parchi solari e impianti a biogas. Abu Dhabi li investirà per il sostegno del distretto sulle clean technologies di Masdar, enorme centro di ricerche con cui collaborano università e imprese provenienti da tutto il mondo.

Eleonora Alice Fornara

foto: greendubaiworldforum.org

 

Scrivi

La tua email non sarà pubblicata

Per inserire il commento devi rispondere a questa domanda: *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.