“La centesima scimmia”, una teoria sulla crisi economica

unnamed (3)È stato presentato in anteprima, al Nuovo Cinema Aquila il film documentario ” La Centesima Scimmia” di Marco Carlucci (“Sporchi da morire”, “Il Punto Rosso”) sulla crisi finanziaria europea.

Un viaggio di due anni in cui il regista ha raccolto documenti, testimonianze, immagini e opinioni di blogger, crittori, comuni cittadini, ma anche esperti finanziari e pochi politici europei per rivelarci cosa c’è dietro la crisi finanziaria che ha provocato il collasso delle economie nazionali di molti Paesi europei, dalla Grecia alla Spagna, fino a noi.

Cosa c’è dietro la Banca Centrale Europea? Che cosa si decise sul panfilo Britannia il 02 giugno del 1992? Che ruolo ha la Germania in tutto ciò? Perché la Grecia è fallità? Dove sono finiti i risparmi degli spagnoli? Che cosa vogliono dire le sigle: mes, spread, Bce, swap, austerity, Esm. Cosa c’è dietro il Fiscal Compact e il Credit Rating? E se uscissimo dall’euro?

Carlucci con l’aiuto di Monia Benini, Carlo A. Martigli, Alberto Medici e i pareri degli intervistati ci aiuta a comprendere chi sono i nuovi padroni del mondo. Un punto di vista differente, quello dei comuni cittadini, di coloro i quali hanno perso il lavoro, la casa, la dignità. A unire i fili del discorso, Hub, un blogger mascherato che si materializza nelle manifestazioni di tutta Europa, a rappresentare le proteste e la necessità di un cambiamento reale. “La centesima scimmia” siamo noi. Noi abbiamo il diritto e il dovere di comprendere il mondo in cui stiamo vivendo e reagire. Ma come?

Se ne è discusso in sala al termine della proiezione, con il regista, Marco Carlucci, Giuseppe Povia, autore del brano “Chi comanda il mondo”, il direttore di Radio Radio e produttore Ilario di Giovambattista, lo scrittore Carlo Martigli e Nino Gallone, economista formatosi all’università di Berkley ed ex Direttore del Ministero del Lavoro. Proprio Gallone ha spiegato che una ripresa è possibile solo reinventando la politica: le scelte economiche devono essere reindirizzate, ad esempio, verso l’ambiente, verso quelle stesse risorse che hanno fatto grande il nostro Paese già dagli anni Sessanta, quando le piccole e le grandi industrie, ma anche le cooperative, hanno trainato l’Italia in una situazione completamente nuova. Una situazione che evidentemente dava fastidio, tanto da essere attaccata. Sullo sfondo aleggiano i nomi di Mattei e di Moro, ma non si parla di questo, e il “messaggio” finale è che occorre ripensare alla nostra economia, alla forza del nostro ambiente, alla ricchezza delle nostre risorse, per dare all’Italia la possibilità di essere tra le grandi dell’Europa e del mondo.

di Patrizia Angona

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