La borsa cinese crolla, provocando un effetto a catena

bolla-cinese-510Le borse mondiali sono cadute appresso ai listoni asiatici, fortemente influenzati dalla borsa Shanghai e Shenzen. In particolare, la borsa cinese ha subito una perdita del 7 %, costringendo ad una chiusura anticipata dei listini. L’Europa non è stata migliore, registrando perdite tra il 2,79 e il 4,00 % sui principali listini, Milano e Francoforte.

Il motivo principale di questo crollo è il dato sulla produzione industriale, che ha registrato un calo, portando gli investitori a rivedere al ribasso la crescita mondiale; crescita mondiale che doveva essere trascinata dalla famosa “Locomotiva cinese” che purtroppo sembra arrancare.

I primi segni in realtà si erano intravisti anche nel 2015, con qualche giornata chiusa con i listini asiatici in segno negativo, tanto che le autorità cinesi avevano adottato – negli ultimi mesi – diverse misure per evitare una brusca caduta finanziaria, che tuttavia non hanno avuto successo; in particolare è stato vietato ad alcuni investitori influenti di vendere le loro azioni, è stato agevolato l’investimento sui mercati da parte di piccoli investitori, che hanno potuto accedere anche a particolari finanziamenti per avere la liquidità necessaria; importante per quanto riguarda la moneta nazionale è stato rendere lo yuan libero di fluttuare secondo il volere degli investitori.

Un limite che va sottolineato è la fragilità del mercato finanziario cinese, che a volte non riesce ad esprimere il suo potenziale, e che in alcune occasioni sembra neanche riconoscere la giusta qualità.

Un motivo non indifferente che aumenta la tensione sui listini è la situazione di guerra no guerra e scaramucce fra Iraq e Iran. 

Ieri anche Wall Street ha registrato la peggiore apertura annuale dal 1932, riuscendo a recuperare poco prima della chiusura. L’indice Dow Jones ha perso l’1,58 % nella prima sessione dell’anno, dopo aver chiuso il 2015 con risultati deludenti.

I mercati non sono riusciti ad esprimere il giusto apprezzamento per i risultati inerenti l’indice manifatturiero, dove l’Italia è rientrata nei big dell’Eurozona, con massimi come nell’anno 2011.

Per calmierare la situazione di panico il governo cinese è intervenuto sui mercati azionari per cercare di riportare la calma e, tramite dei fondi controllati dallo Stato, ha ricominciato a comprare titoli. Secondo quanto si apprende, la Banca Centrale cinese ha immesso liquidità nel mercato azionario per circa 20 miliardi di dollari (130 miliardi di yuan) dando vita all’intervento più massiccio da settembre 2015.

Al momento, la maggior parte degli investitori rimane alla finestra aspettando segni da parte di istituzioni ed indici. Sicuramente il mercato non sempre esprime un giudizio obiettivo o veritiero, ma una cosa è certa: la crisi finanziaria ed economica non è conclusa, molto ancora resta da fare per migliorare la situazione mondiale dove sono forti le diseconomie ed le inefficienze che penalizzano e rallentano la ripresa economica mondiale.

di Giorgio Chiatti

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