JUKE BOX: l’artista della settimana. J come Elton JOHN

ARCHIV - Der britische Sänger und Musiker Elton John tritt zum Start seiner Tournee in Wetzlar anlässlich des Hessentages auf (Archivbild vom 01.06.2012). Z wie Zeremonie zum Schluss: Bei der Schlusszeremonie der Olympischen Spiele in London wird mit Popmusik, einem der größten britischen Exporterfolge, nochmals richtig gefeiert. Foto: Emily Wabitsch dpa (zu dpa 0250 vom 11.08.2012)  +++(c) dpa - Bildfunk+++

Personaggio sicuramente particolare ed in parte controverso, Elton John è dal 1969 sulla cresta dell’onda.

Reginald Dwight (questo il suo vero nome), fin dagli esordi denota un forte senso melodico con arrangiamenti ispirati fortemente agli ultimi Beatles.

In più, la passione per il blues ed il boogie, unite ad un tocco di psichedelia, fanno fin da subito del nostro protagonista, un eccentrico cantante di successo.

Con lui, da subito, c’è il paroliere Bernie Taupin, che presenta liriche per il periodo forse un pochino pretenziose. Il decennio che arriva (siamo nel 1970) si apre, praticamente, senza Beatles e quindi con un trono vacante.

Credo si possa tranquillamente dire che Elton John fu tra i più rapidi a presentarsi con una canzone d’amore da autore di livello, quale “Your song”, lirica ancora presente nelle hit di ogni radio. E’ il periodo anche dei gospel, delle atmosfere ispaniche e classiche. E’ anche il periodo di “Take me to the pilot”.

Elton John riesce a produrre anche 3 dischi l’anno pur di attaccare il mercato e cercare di battere il ferro finché caldo. E lo stile riesce addirittura a spaziare verso il pop, ma anche verso gli USA con una fantasia per certi versi western. Ed in questo alternarsi di stili si lancia in jam interminabili (“Burn down the mission” dura ben 18 minuti), omaggia i Beatles (“Get back”) e gli Stones (“Honky tank women”). Pesi massimi come “Rocket man” e “Crocodile rock” ne aumentano la visibilità.

Il look inguardabile fa di lui, sempre più, un personaggio e probabilmente la vena clownesca gli precluderà, per certi versi, giudizi musicalmente obiettivi (almeno per un po’). Ciononostante inarrestabile e vulcanico, riesce a sfornare gioielli del calibro di “Goodbye yellow brick road”, “Saturday night’s alright (for fighting)” e la funebre “Candle in the wind”. Quest’ultima talmente amata che verrà riproposta e nuovamente registrata per la morte di Lady Diana.

Elton continua a spremersi a più non posso e tra il 1974 ed il 1975 riesce a regalarci perle come “Don’t let the sun go down on me” ed un nuovo omaggio ai Beatles con “Lucy in the sky with diamonds” (con John Lennon alla chitarra e ai cori). E’ la fine di un’epoca. Già perché decide di sciogliere la sua band, divertendosi per l’ultima volta con il rock.

E anche le cose con Taupin non vanno affatto bene. “Sorry seems to be the hardest word” è probabilmente l’ultima meraviglia del duo John – Taupin, preludio alla loro separazione artistica a vantaggio di Gary Osborne. Il ’76 è anche l’anno di un 45 giri di gran successo come “Don’t go breaking my heart” e del primo outing dell’artista (<<Sono bisex>>), ma anche di un declino artistico che lo porta fino al 1980 praticamente con nulla da segnalare.

Nel 1980 si riconcilia con Taupin e subito si rivede in classifica con “Little Jeannie”. Ma la sua anima di artista sembra aver lasciato definitivamente il posto a quella di intrattenitore. Tutti pensano che ormai sia al tramonto e l’impressione è che il primo a crederci sia proprio lui. Da qui in avanti ci regalerà canzoni che per certi versi lo tengono a galla; senza alcun rischio. “Blue eyes”, il video di “I’m still standing” (MTV è la novità del momento), “I guess that’s why they call it the blues”.

E ancora: “Nikita” (1985), “A word in Spanish” (1988), “Sacrifice” (1989). Il 1992 è finalmente l’anno di un nuovo album degno di nota rispetto ai precedenti: “The one”. Il clima è caldo e personale e gli ospiti (Eric Clapton e David Gilmour), una garanzia. E poi ancora: “Duets” del ’93 per un lavoro in coppia con artisti importantissimi e “The lion king” del 1994, colonna sonora più venduta di sempre, del disneyano <<Re Leone>>.

La sua produzione continua ancora oggi; i suoi concerti da tutto esaurito, anche. Il suo successo (seppure negli ultimi anni con produzioni in tono minore), non si è mai assopito. Elton John ha fatto sempre [e fa tuttora] parlare di sé. E non solo come artista. Nel 1983 acquista la squadra calcistica del Watford divenendone presidente e riesce a vendere Luther Blisset al Milan. E meno di 20 giorni fa è intervenuto pesantemente a favore delle teorie gender contro il sindaco di Venezia. Di lui ha detto che è un bigotto. Personalmente non sono d’accordo. La famiglia reputo sia una: quella con un padre, una madre e dei figli. Ma questa è un’altra storia…

Tanto di cappello all’Elton John cantante ed interprete. Ma solo al cantante e all’interprete. Nulla più…

di Riccardo Fiori

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