“Italicum” la nuova legge elettorale: come funzionerà?

italicum-tuttacronaca_jpgw600h337Inizia in questi giorni alla Camera la discussione della nuova legge elettorale, quella chiamata “Italicum”, non si capisce perché in Italia le leggi elettorali hanno sempre un nome latino, che se fosse approvata così com’è diventerebbe definitiva ed entrerebbe in vigore dal primo luglio del 2016.

La nuova legge elettorale vale solo per la Camera, perché solo una riforma costituzionale potrà modificare il Senato che non sarà più direttamente elettivo.

L’Italicum è un sistema elettorale, proporzionale (il numero di seggi verrà assegnato in proporzione al numero di voti ricevuti) e il calcolo sarà fatto su base nazionale, ma modificato fortemente da un premio di maggioranza:

• la lista che supera il 40 per cento dei voti ottiene un premio di maggioranza: raggiungendo in tutto 340 seggi, cioè il 55 per cento del totale.

• se nessuna lista supera il 40 per cento dei voti è previsto un secondo turno, cioè un ballottaggio tra le due liste che hanno ottenuto più voti. La lista che prenderà più voti dell’altra ottiene il premio di maggioranza.

La cosa importante è che tra il primo e il secondo turno non sono possibili apparentamenti o collegamenti di lista: competono le liste così come sono state presentate all’inizio.

• è prevista una soglia di sbarramento del 3 per cento per ottenere seggi alla Camera.

• saranno costituiti cento collegi che comprenderanno fino a 600mila persone. Valle d’Aosta e Trentino-Alto Adige saranno escluse dal sistema proporzionale: lì si voterà in nove collegi uninominali come già previsto dal precedente sistema elettorale.

Le candidature

Saranno le candidature multiple: ovvero i capilista, ma solo loro, potranno cioè essere inseriti nelle liste in più di un collegio, come già accadeva precedentemente, fino a un massimo di 10 collegi.

Prima sono eletti i capilista, poi subito dopo, se il partito avrà preso un congruo numero di voti, verranno i candidati eletti con le preferenze. Dal secondo eletto in poi intervengono dunque le preferenze e ogni elettore o elettrice ne potrà esprimere due.

Inoltre l’elettore dovrà obbligatoriamente votare un uomo e una donna pena la nullità della seconda preferenza. Tra i capilista, non più del 60 per cento dovrà essere dello stesso sesso.

Le critiche

Le principali critiche all’Italicum e riguardano collegi plurinominali, pluricandidature dei capilista, capilista bloccati, negazione di coalizioni al primo turno, impossibilità di apparentamenti o collegamenti di lista al secondo turno. I collegi dell’Italicum saranno più grandi di quelli ora in vigore, comprenderanno fino a 600 mila persone: più o meno, ogni collegio eleggerà sei deputati.

Gli eletti verranno selezionati prima sulla base del risultato nazionale del partito, e poi sulla base del risultato nel singolo collegio. Al partito vengono infatti assegnati i seggi proporzionali al suo risultato nazionale, e solo a questo punto quel numero di seggi è distribuito in base ai voti ottenuti nei singoli collegi. Chi critica afferma che non necessariamente un ottimo risultato in sede locale potrà consentire una elezione, anche se questo è già avvenuto in altre consultazioni, quindi se il partito su scala nazionale non prende i voti necessari, si rischia di non entrare anche se a livello locale si è avuto un grande successo.

Altra critica è quella sulle pluricandidature dei capilista, infatti secondo i critici, l’opzione del vincente capolista in più collegi, potrebbe determinare una scelta del partito, su quale collegio optare, decidendo di fatto sul secondo candidato, quello eletto dai cittadini.

La scelta dei capilista bloccati nei partiti non vincitori saranno i primi della lista, e quindi automaticamente eletti, penalizzando la scelta degli elettori di questi partiti. L’impossibilità di fare coalizioni al primo turno, di fatto, secondo i critici, porterà un unico partito al ballottaggio, che se vince, con il premio di maggioranza, sarebbe un partito unico a comandare con 340 deputati e avrà intorno solo mini partiti in lotta tra di loro».

Al secondo turno, l’impossibilità di apparentamenti o collegamenti di lista. Negare entrambe queste possibilità a livello nazionale produrrebbe, secondo i critici, una forte polarizzazione, una mancanza di pluralismo (o entri nella lista o sei fuori) e una mancanza di rappresentanza. Insomma secondo i favorevoli questo sistema porterebbe ad una stabilità maggiore, del quadro politico, una maggioranza sicura, senza le solite defezioni dell’ultim’ora e quindi una possibilità di governare. Per i critici si parlerebbe di una dittatura di un partito senza che vi possa essere un vero ruolo delle opposizioni.

Qualcuno giustamente fa notare che nessun partito, da solo, nella storia della Repubblica ha mai superato il 30 per cento, e quindi arrivare al primo scrutinio al 40 per cento è un utopia. Quindi di fatto si arriverà quasi sicuramente ad un ballottaggio. L’alternativa è costruire enormi partiti-contenitori, sperando poi che grazie al premio di maggioranza, le lotte intestine non li sfaldino.

Sarà l’elettorato italiano cosi disaffezionato alla politica andare a votare un’altra volta? Soprattutto per un partito in cui non si riconosce? Renzi dice che questa riforma a livello nazionale è molto simile a quella che consente l’elezione dei Sindaci, solo che nel caso dei Sindaci ci sono apparentamenti e liste collegate anche al secondo turno. A livello nazionale questo non è previsto.

Insomma aspettiamo che venga finalmente approvata la nuova legge elettorale, poi saranno quei terribili esperti di conteggi di voti, di percentuali, di seggi sicuri a stabilire se questa riforma darà governabilità o meno.

di Gianfranco Marullo

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