Intervista con l’autore Alfredo Colitto

Colitto fotoAlfredo Colitto all’attività di scrittore affianca quella di traduttore per alcune tra le maggiori case editrici italiane.

Vincitore di vari premi letterari, è noto al grande pubblico soprattutto per i suoi romanzi storici, pubblicati con Piemme: La compagnia della morte, Peste, La porta del paradiso, Cuore di ferro, I discepoli del fuoco e Il Libro dell’Angelo, tradotti in sette lingue e pubblicati in più di venti Paesi.

Altri suoi romanzi sono: Il candidato, Aritmia Letale, Duri di Cuore, Café Nopal, BodhiTree. Ha partecipato inoltre a numerose antologie di racconti, tra cui: Il ritorno del Duca (Garzanti), History& Mystery (Piemme), Seven (Piemme), Anime Nere Reloaded (Mondadori), Giallo panettone, (Mondadori),Cuore di tigre (Piemme), Anno Domini (Mondadori).

Lo abbiamo intervistato per inliberta.it

1. Alfredo, cosa significa in Italia, fare lo scrittore di professione?

Per me significa tante cose. Ne dico solo alcune: il piacere di poter guadagnare da qualcosa che farei anche gratis. La soddisfazione di veder riconosciuto il proprio lavoro. Il contatto e il confronto con i lettori, che sono tanti, molti di più di quando pubblicavo per piccole case editrici.

2. Leggo sultuo sito: “Tradurre è un po’ come scrivere, ma senza l’angoscia di dover riempire una pagina vuota.Per uno scrittore, si tratta di un lavoro quasi riposante”. Ritieni che l’attività di traduzione possa agevolare la pubblicazione dei propri romanzi all’estero?
No, per niente. L’unica cosa che guardano gli editori, all’estero come in Italia, è il romanzo. Se gli piace lo comprano, se no, nisba. Magari esistesse un lavoro “agevolante”… Ma di sicuro fare il traduttore mi aiuta a scrivere meglio, e quindi, in modo indiretto, anche a vendere meglio. Almeno credo.
3. Ora vieni considerato lo scrittore della storia, ma la tua produzione meno recente vede:un libro sul narco-traffico messicano (Cafè Nopal, 2005), un romanzo che potremmo definire fantasy-esoterico (Bodhi Tree, 2005), un noir metropolitano (Duri di cuore, 2008), un medical thriller (Aritmia Letale, 2009). Lo consideri un percorso evolutivo o hai seguito l’ispirazione del momento?

Mi piace esplorare strade diverse, seguendo l’ispirazione del momento. Adesso sto esplorando il romanzo storico, che trovo molto appagante. Ma non escludo affatto di tornare a scrivere anche altro.

4. La trilogia di Cuore di Ferro, I discepoli del fuoco e Il libro dell’angelo sono ambientati all’inizio del 1300. La porta del paradiso a Napoli nel 1637, Peste nel 1655. Come scegli il periodo storico in cui ambientare i tuoi romanzi? E come ti documenti?

Mi piacciono i periodi di crisi, di passaggio. Il Trecento bolognese, molto diverso dal Duecento, che per Bologna era stato il “secolo d’oro”. La guerra dei trent’anni, che nel Seicento ridefinì l’assetto sociopolitico dell’Europa. La peste del 1656, che ha cambiato letteralmente il volto di Napoli. E così via. colitto compagnia

5. Veniamo al tuo ultimo lavoro: Peste. E’ uscito l’11 novembre scorso ed è stato anticipato di qualche settimana da un prequel, La Compagnia della morte, che presentava il personaggio principale. Ci vuoi parlare dell’operazione? Un successo, direi, in termini di marketing.

Un grande successo, effettivamente. Si tratta semplicemente di far uscire un primo libro, più breve, a un prezzo “impossibile” per un libro di carta: un euro e novanta. Questo ovviamente stimola le vendite, e lo scrittore oggetto dell’iniziativa viene conosciuto da un pubblico più ampio. Dopodiché, quando due o tre settimane dopo esce l’altro libro, si spera che i lettori si siano già innamorati del personaggio e vogliano seguirlo. Naturalmente è un’operazione impegnativa, che è possibile fare solo per pochi autori, e sono molto grato a Piemme per averlo proposto a me.

Mi permetto di dire da lettrice che dopo aver letto il prequel non solo ci si innamora del personaggio, ma non si può fare a meno di sapere come va a finire!

6. Sebastiano Filieri è un pittore napoletano inventato da te. Invece la Compagnia della morte, una congregazione segreta di pittori che uccidevano i soldati spagnoli, è reale?

No, la Compagnia della Morte napoletana è una leggenda inventata dal De Dominici, pittore e storico dell’arte settecentesco. L’unica cosa reale al riguardo sono i nomi dei pittori che accompagnano Sebastiano nella sua avventura: Aniello Falcone, Micco Spadaro, Salvator rosa e altri. Gli stessi che secondo De Dominici avevano fondato la Compagnia.

7. I tuoi personaggi sono estremamente empatici. Attraverso il sapiente uso del punto di vista riesci a far entrare il lettore nella testa di buoni e cattivi. C’è qualcuno fra i tuoi personaggi che ti somiglia di più? E uno in particolare che detesti, o che non condividi?

In tutti i miei personaggi c’è qualcosa di me, nei buoni e nei cattivi, negli uomini e nelle donne. Se proprio devo sceglierne uno con cui identificarmi, scelgo Leone Baiamonte, il protagonista di La porta del paradiso. Non perché è bello, giovane e nobile (anche se tutte e tre le cose non mi dispiacerebbero affatto), ma perché abbandona tutto e attraversa l’oceano senza sapere cosa troverà. Tra i cattivi ho detestato particolarmente il conte Gustavo Guzmán, lo spagnolo traditore di Peste.

1. Al tuo attivo hai anche molti racconti che compaiono in varie antologie a tema (Scosse: Scrittori per il terremoto, Seven: 21 storie di peccato e paura, History& Mistery, solo per citarne alcune). Non è scontato sapersi misurare con questi due generi narrativi solo apparentemente simili. Alfredo, ti trovi meglio nella brevità del racconto o nell’ampio respiro di una storia lunga?

Mi trovo benissimo in entrambi, proprio per la loro diversità. Nel racconto mi piace la sfida di dover costruire un mondo narrativo completo in uno spazio limitato. Nel romanzo, mi diverto a seguire gli sviluppi della vicenda, con tutti i suoi sottointrecci, a creare personaggi principali e secondari, ciascuno con una propria vita, un proprio carattere.

2. Quale dei tuoi romanzi vorresti vedere al cinema? Ti va di ipotizzare un casting?

colitto peste

Mi piacerebbe molto vedere un film tratto da Peste. Sul casting preferisco non pronunciarmi.
9.In Italia ci dicono che molti scrivono e pochi leggono. Un consiglio agli scrittori esordienti.
Leggere molto, continuare a scrivere malgrado i rifiuti, semplicemente perché non puoi farne a meno, e stabilire un contatto personale con i possibili editori, frequentando i vari saloni del libro. Non so se è la cosa giusta per tutti, ma per me ha funzionato.

Ora qualche domanda stile Le Jene:

3. Ultimo libro letto

Perfidia, di James Ellroy (in Italia non è ancora uscito).

4. Ultimo film visto

Interstellar (io sono di quelli a cui è piaciuto).

5. La tua vacanza ideale.

Spiaggia tropicale. Specificamente la costa caraibica del Messico.

6. La tua ultima vacanza

Spiaggia di Pineto. Mezza pensione…

7. Le 3 cose che guardi in una donna.

In realtà sono 4: il modo di camminare, il sorriso e… altre due.

Ehm… certo camminando…

8. Bionda o bruna?

Bruna.

9. Reggicalze o autoreggenti?

Reggicalze. Senza se e senza ma.

10. La cosa più folle che hai fatto per una donna.

Sposarla.

11. La cosa più folle che hai fatto in generale (fra quelle che si possono raccontare).

Ne ho fatte tante, c’è solo l’imbarazzo della scelta. Comunque direi che mollare un posto fisso con un buon stipendio e partire per le Americhe con un biglietto di sola andata e l’equivalente di mille euro in tasca è stato abbastanza folle.

Direi di si, ma per fortuna ti è andata bene e non sei finito a fare il cow boy! Altrimenti ci avresti privato dei tuoi romanzi… anzi vado a leggere Peste che sono ad uno snodo cruciale.

Grazie mille Alfredo per la tua disponibilità.

di Patrizia CalamiaColitto International book

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