Intervista a Gabriele Siniscalco, artista emergente

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Dal 12 al 15 Novembre 2021 a Padova Fiere si è tenuta una delle più interessanti rassegne italiane di autori moderni e contemporanei. Una fiera capace di radunare a pochi metri fra loro gallerie d’arte ed espositori di tutta la Penisola e oltre (più di 300 stand), nonché mettere in mostra alcune delle giovani promesse artistiche del nostro periodo. Ho avuto il piacere di incontrare uno di questi artisti emergenti, Gabriele Siniscalco, a cui ho rivolto qualche domanda per presentarlo ai lettori di InLibertà.

Ciao Gabriele! Prima di tutto ti chiederei di presentarti. Da dove vieni e cosa fai?

Sono un ragazzo di Roma come tanti altri, mi presenterei così…
Sono cresciuto tra due realtà molto diverse avendo una bellissima casa in campagna e questo, per quanto mi riguarda, ha spinto la mia sensibilità a rapportarsi con lo spazio.

Fin da bambino mi divertivo a creare grandi scritte sui muri, mi piaceva moltissimo fare quello che ho fatto!
Ad oggi il mondo dei graffiti rappresenta una parte fondamentale della mia creazione artistica nonché della mia adolescenza; infatti, i lavori prodotti da 5 anni a questa parte non sono poi così diversi da quelli passati, a livello di libertà espressiva intendo. Dal mio punto di vista le opere che produco possono essere considerate dei “graffiti maturi”.

Come sei arrivato ad Arte Padova? Come sono stati i giorni passati in fiera?

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Ho avuto questa grande opportunità attraverso un bando pubblico che prevedeva all’artista vincitore la disposizione gratuita di uno stand dove poter esporre i propri lavori.

La cosa più forte che ho sentito è stata l’emozione di avere dei lavori personali esposti a pochi passi da artisti che ho studiato, studio ed ammiro.

Un altra cosa determinante oggi, che ho sviluppato grazie a questa esperienza, è stata la sensazione di trovarmi nel posto sbagliato; mi spiego meglio: la maggior parte degli stand che mi circondavano avevano un allestimento molto improntato sulla quantità proprio perché l’obbiettivo (specie in fiera) era puntato alla vendita. Nel mio caso invece tutto era molto diverso: la scelta di non mettere questi lavori in vendita voleva, e vuole tutt’ora, fare leva sulla fruizione artistica, sulla funzione che l’arte deve mantenere.

L’obbiettivo che ho raggiunto è stato quello di creare un’esposizione che tenesse esclusivamente l’interesse dell’osservatore e non la vendita.

Nello stand infatti c’erano più sedie che opere, per rappresentare la possibilità di fermarsi e respirare appieno l’esposizione, cosa che è stata molto usufruita: un signore si è anche addormentato (l’ho apprezzato particolarmente!).

Parlaci delle opere da te esposte! Prima la domanda “facile”: che tecnica hai usato? Poi la domanda
“complessa”: cosa rappresentano? E come mai c’è un video proiettato in una di esse?

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La tecnica che definisce i miei lavori è sempre la stessa, ovvero inchiostro nero steso verticalmente, una linea continua posta vicino a un’altra linea continua, così per tutto il lavoro creando una patina quasi cinematografica, assomigliando ad una vecchia pellicola.

Ora, il “perché” è custodito nella pratica stessa: in ogni linea è racchiuso un suo tempo. Rappresenta questo; ovvero il valore di meditare, creando lentamente qualcosa che altrettanto lentamente potrà essere scrutata da chi la vive guardandola.

Per quanto riguarda la scelta di proiettare sulla tela il video di più persone che attraversano lo spazio compositivo, determina non soltanto il dinamismo quasi frenetico causato da questo flusso di persone, ma è un passaggio della mia ricerca artistica: il video, infatti, dura più di 7 minuti, dando la possibilità a chi arriva all’inizio di vedere qualcosa di diverso da chi arriva a metà o alla fine, ogni persona avrà una sua impressione del lavoro, e se si vuole avere una visione totale bisogna disporre di tempo.

Una richiesta molto pretenziosa per gli anni che stiamo vivendo.

Quindi qual è il messaggio che c’è dietro al tuo lavoro?

siniscalco

Il messaggio cambia di lavoro in lavoro in base alla poetica espressa, però è possibile notare una certa somiglianza in tutti.

Ciò che li accomuna, oltre la tecnica che ho spiegato, è il rapporto con l’osservatore: in tutti c’è una visione collettiva, pur toccando temi molto intimi e privati.

Mi piace molto frammentare l’immagine creando così visioni scomposte. Credo sia un pensiero molto contemporaneo quello di fondere più elementi insieme; una visione, a parer mio, cubista della modernità.

Quante opere hai realizzato finora? Quando tempo ci impieghi a realizzarle?

siniscalco

Ho prodotto un numero molto limitato di lavori, determinando un legame forte che instauro con ogni opera creata. Ci sono opere come quest’ultima che richiedono un lunghissimo periodo di tempo, tanto di produzione del pensiero quanto di realizzazione.

Hai qualche autore di riferimento per quanto riguarda lo stile usato o per l’idea artistica proposta?

siniscalco

Non sento di avere uno o più autori di riferimento, mi è capitato però di approfondirne di nuovi e di vecchi in base al lavoro e tutti i passaggi  che ci sono dietro.

Scoprii così Mimmo Rotella per quanto riguarda i Decollage e i fratelli Bragaglia con il loro manifesto sul Fotodinamismo.

È stato molto bello percepire una sorta di ponte che collegava la mia ricerca alla ricerca artistica di questi grandi maestri visionari.

Hai qualche altra esposizione o evento in programma?

Per il momento ho in programma di cimentarmi in un nuovo progetto, ma ancora non voglio dire di cosa tratterà poiché sta macerando lentamente dentro di me.

Per quanto riguarda nuove esposizioni mi auguro di riuscire ad arrivare pronto per Giugno in modo da partecipare a una collettiva che si terrà alla Fondazione Besso di Largo Argentina a Roma e di un’altra sempre nello stesso mese in un altro spazio.

Dove possiamo trovarti? Sui Social?

Si, pubblico poco, ma ci sono.
Mi trovate su Instagram.
(siniscalcogabriele)

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