In Pakistan due fabbriche in fiamme. Oltre 300 operai bruciati vivi o soffocati

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12 settembre 2012. Tragedia del lavoro nel paese asiatico: l’assenza di uscite di sicurezza ha trasformato due stabilimenti – a Karachi e a Lahore – in trappole mortali dopo lo sprigionarsi del fuoco. Nella capitale continuano le operazioni di soccorso: si teme che il bilancio finale delle vittime possa aggravarsi

KARACHI – Tragedia del lavoro in Pakistan: due incendi sviluppati in diverse fabbriche del paese – una nella capitale Karachi, l’altra a Lahore – hanno provocato la morte di oltre 300 persone. A riferirlo sono funzionari del governo e la polizia. Ancora in corso le indagini per ricostruire la dinamica dei fatti: probabilmente, in entrambi i casi, ha originato l’incidente un corto circuito degli impianti elettrici. E’ stata, tuttavia, l’assenza di porte di sicurezza – che ha impedito agli operai di uscire, lasciandoli in balia delle fiamme e dei gas tossici – l’elemento che ha determinato il disastro.

Nello stabilimento di Lahore – sede di un’azienda di scarpe costruita illegalmente in un quartiere residenziale – i morti sono stati 25. Qui il rogo è stato causato probabilmente da uno dei frequenti blackout che colpiscono il Pakistan, a seguito del contatto tra le scintille partite da un generatore d’emergenza e sostanze chimiche infiammabili utilizzate nel ciclo produttivo. Anche in questo caso l’incendio ha sbarrato l’unica via d’accesso della struttura, rendendo difficili fuga e soccorsi.

L’incidente più grave è stato a Karachi: nel palazzo andato a fuoco, infatti, erano impiegate almeno 450 persone. In un primo momento le autorità hanno cercato di ridimensionare la portata del dramma, parlando di una decina di vittime complessive. Il gigantesco scantinato dell’edificio – andato completamente distrutto – ha fatto comprendere, però, che le proporzioni del dramma erano decisamente superiori. L’unico ingresso accessibile si trovava all’ingresso dell’edificio, proprio dove si è scatenato l’incendio. Gli operai intrappolati non sono riusciti a scappare neanche dalle finestre, sbarrate da grate. I sopravvissuti si sono salvati forzando le inferriate di una finestra a un piano alto e buttandosi di sotto. “Nessuna misura di sicurezza è stata presa nella progettazione dell’edificio – ha denunciato un agente di polizia – Non c’erano uscite di sicurezza e la gente è rimasta intrappolata”. Si teme che il bilancio possa aggravarsi col proseguimento dei soccorsi. (noodls)

Foto Reuters Italia: livejournal.it

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