In Europa (e non solo) si accendono le rivolte contro il lockdown

In diverse parti del mondo ed in particolare in Europa, si stanno scatenando accese proteste contro le misure restrittive dei governi nazionali per arginare la diffusione del Coronavirus. Ciò sta accadendo non solo nei Paesi dove la curva del contagio sta sensibilmente scendendo, ma anche in quelli dove la situazione è ancora decisamente complessa, e nei quali perciò sarebbe presumibile mantenere ancora una certa cautela prima di effettuare riaperture ed allentamenti delle regole.

Al momento, uno degli scenari più “caldi” sembra essere quello tedesco, dove, malgrado siano già state operate la maggior parte delle riaperture, sta crescendo nella popolazione un vero e proprio movimento anti-lockdown. Infatti, a dispetto delle norme di distanziamento sociale ancora in vigore, nelle grandi città si stanno organizzando manifestazioni in strada, per chiedere alle autorità di ripristinare in fretta uno stato di normalità della vita quotidiana della nazione. Le più consistenti proteste sono avvenute finora a Berlino e Stoccarda, dove migliaia di persone si sono radunate nelle strade e nei pressi dei palazzi del potere, accusando le istituzioni di aver represso i diritti fondamentali dei cittadini sanciti dalla Costituzione. Tra di essi erano presenti anche molti attivisti del movimento no-vax, contrari al vaccino per il Covid-19, oltre ai sostenitori delle cosiddette teorie cospirazioniste secondo le quali il virus sarebbe stato creato di proposito dall’uomo e secondo i quali l’emergenza sanitaria verrà sfruttata da Angela Merkel per instaurare un regime autoritario.

Proteste anche a Londra, con i manifestanti, riuniti ad Hyde Park, che hanno esposto cartelloni ed intonato slogan contro le autorità. Il tutto sotto gli occhi della polizia che ha poi arrestato 13 persone, tra cui Piers Corbin, fratello dell’ex leader laburista, intento ad aizzare la folla con il megafono, puntando il dito contro il Governo per avere, a suo dire, utilizzato le misure restrittive per effettuare una sorta di lavaggio del cervello sulla popolazione.

Un’altra nazione a farsi notare in questo giorni per delle rivolte anti-lockdown è stata la Svizzera. In varie città si sono infatti costituiti assembramenti non autorizzati di manifestanti, incuranti perciò del rispetto delle norme di distanziamento sociale. Già lo scorso 9 Maggio, a Zurigo la polizia era stata costretta ad intervenire per far disperdere la folla, mentre a Berna, dove era stato registrato il numero più alto di presenze, le rivendicazioni erano proseguite dalla mattina fino al pomeriggio. In quel caso le forze dell’ordine, nonostante il rifiuto dei manifestanti a disperdersi, erano stati impossibilitati ad intervenire con la forza, per via della folta presenza nel corteo di anziani e bambini. In Francia invece, per l’occasione sono tornati in strada i “gilet gialli”, protagonisti in autunno delle violente rivolte che avevano messo a ferro e fuoco il Paese.

Discorso a parte per gli Stati Uniti, dove le manifestazioni contro il lockdown continuano a fioccare da diverse settimane, nonostante la situazione sanitaria sia ancora decisamente critica, con il susseguirsi giornaliero di nuovi record di contagiati e deceduti. Ad impressionare è anche la violenza di alcune di queste rivolte. In tal senso, l’episodio probabilmente più lampante è stato quello avvenuto in Michigan, per il tentativo di occupazione del Parlamento dello Stato, a Lansing, da parte di centinaia di persone, alcune delle quali armate di pistole e fucili e con indosso giubbotti anti-proiettili. I manifestanti, con la volontà di ribellarsi alle regole in vigore, avevano affollato l’atrio dell’edificio, mostrandosi intenzionati a fare irruzione nel Campidoglio per accedere alla sala che ospita la Camera dei rappresentanti.

I protagonisti di tale azione sono riuniti nel movimento “Michigan Unito per la Libertà”, fondato allo scopo di combattere le restrizioni legate all’emergenza Coronavirus. Tali misure, secondo i promotori del movimento, sarebbero inaccettabili ed intollerabili in quanto lesive dei diritti inalienabili del cittadino, al quale deve sempre essere consentito di lavorare, di viaggiare in libertà e di radunarsi con altre persone.

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