Immigrazione al semaforo dell’Unione Europea

Il premier italiano, Giuseppe Conte

Continua lo scontro sul tema immigrazione in Italia e nella Unione Europea. Troppi disaccordi, o forse troppe paure?

Il presidente della Commissione europea Jean Claude Juncker

Il 17 luglio, il premier Giuseppe Conte ha scritto ai presidenti di Consiglio e Commissione della UE per chiedere la creazione di un “gabinetto di crisi” europeo che si occupi della gestione dei flussi migratori attraverso il quale si dovrebbe mediare con i paese membri per la ridistribuzione dei migranti arrivati sulle coste europee. “La ridistribuzione dovrebbe essere una prassi e l’Italia non dovrebbe essere costretta a mettere in contatto tutti i leader per chiedere collaborazione”, ha scritto Conte.

Il presidente della Commissione europea Jean Claude Juncker ha risposto dicendo che L’Italia invoca da tempo una cooperazione regionale sugli sbarchi, e gli avvenimenti di questo fine settimana hanno dimostrato un senso condiviso di solidarietà da parte degli stati membri (Francia, Germania, Malta, Spagna, Portogallo e Irlanda) che si sono offerti di accogliere una parte dei migranti sbarcati a Pozzallo”.

Il premier libico Fayez al-Sarraj

La Libia è “assolutamente contraria” all’idea Ue di realizzazione nel Paese strutture dove accogliere i migranti illegali che l’Unione non vuole. Lo ha detto in un’intervista al quotidiano tedesco Bild il premier libico Fayez al-Sarraj aggiungendo che “non faremo neanche accordi con l’Ue per prendere i migranti in cambio di soldi”.

Per il Ministro dell’Interno Matteo Salvini, “la Libia sarà acconto all’Italia per garantire più controllo al traffico dei migranti. Io tengo duro. #portichiusi e #cuoriaperti. Dobbiamo cambiare la normativa e rendere i porti libici porti sicuri. C’è questa ipocrisia di fondo in Europa in base alla quale si danno soldi ai libici, si forniscono le motovedette e si addestra la Guardia Costiera ma poi si ritiene la Libia un porto non sicuro. Bisogna aiutare la Libia a garantire i diritti umani e a creare canali per accogliere in loco dall’altra parte del Mediterraneo le richieste di asilo. L’unico modo di stroncare questo business è rendere inutile mettersi in barca perché si sa che si sarà rimandati indietro”. Dubbi su tale azione politica, dato che una parte dei migranti scappa proprio dai territori libici per mancanza di rispetto dei diritti dell’uomo.

Il Ministro dell’Interno Matteo Salvini

Nel dibattito si inserisce il presidente della Camera Roberto Fico che mette al primo posto “il salvataggio di vite in mare”. E insiste con l’Europa, ribadendo che l’Italia è un Paese dell’Europa, “altrimenti l’Europa così non ha senso”. “Come terza carica dello Stato non posso non stare dove c’è sofferenza e ci sarò sempre. Il concetto di collaborazione, di comprensione e di dialogo per la pace io li ribadirò sempre. Ciò non toglie che io sarò un presidente istituzionale di garanzia verso le minoranze”, ha sottolineato Fico con parole che appaiono in netta antitesi rispetto a quelle del ministro dell’Interno, Matteo Salvini, secondo il quale “nessuna minaccia potrà fermare la difesa dei confini e i rimpatri dei clandestini, la musica è cambiata”.

Di certo molti interessi si nascondono dietro questa tremenda vicenda.

Il presidente della Camera Roberto Fico

Per cronaca di informazione, occorre riportare il dato in cui si afferma che nei primi sei mesi del 2018, secondo gli ultimi dati diffusi dal Ministero dell’Interno, sono giunti in Italia 16.566 migranti, per la maggior parte partiti dalla Libia. Un numero cinque volte inferiore rispetto al 2017.

Oltre 3.000 migranti sbarcati sulle coste italiane hanno dichiarato di essere di nazionalità tunisina, seguiti da eritrei, sudanesi, nigeriani e cittadini della Costa d’Avorio. Mali, Guinea, Iraq, Pakistan e Algeria completano gli altri Paesi di provenienza. La riduzione degli sbarchi è avvenuta dopo gli accordi tra l’ex ministro Minniti e Fayez al Serraj, il premier del governo di unità nazionale di Tripoli. Una stretta sull’immigrazione criticata duramente dalle organizzazioni internazionali, che hanno denunciato le pessime condizioni dei migranti in Libia, detenuti senza il minimo rispetto dei loro diritti umani.

Cosa accadrà, lo sapremo nei prossimi giorni, ma la risoluzione che sarà adottata è ancora ben lontana dai tavoli del potere decisionale, così come lo è la speranza di trovare un approdo sicuro.

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