Il punto di vista di Putin

Il viaggio a Roma e a Milano del presidente russo Vladimir Putin, durante il quale ha incontrato il presidente Mattarella, il presidente del Consiglio Matteo Renzi e il Papa, è un serio indizio che il gigante russo punti su speciali relazioni con l’Italia per rompere, o quanto meno attenuare, l’isolamento internazionale a cui è sottoposto il paese, a seguito della crisi in Crimea e in Ucraina orientale.

Un isolamento che rischia di aggravare ancor più le difficoltà economiche che la Russia, al contrario, ha tentato velleitariamente di superare con il suo intervento militare nell’area. Il presidente russo si è lasciato andare ad una serie di interviste con la stampa, in particolare con il Corriere della Sera, nelle quali ha esternato il suo punto di vista nell’approccio ai problemi attuali di politica internazionale che, ancora una volta, sono influenzati soprattutto dai rifornimenti energetici.

Il prezzo del petrolio, infatti, è sceso a livelli inimmaginabili sino a poco tempo fa con esiti di notevole gravità per un paese come la Russia, che basa da anni il proprio equilibrio economico sulle entrate derivanti da tale materia prima. L’altra risorsa strategica, in mano al colosso eurasiatico, cioè il gas, continua invece a essere un importante attivo di bilancia commerciale. L’UE, infatti, rappresenta per la Russia, il principale partner commerciale di gas naturale, rifornendola per circa un quarto delle sue importazioni. L’altro, grande importatore, dipendente dal gas russo per oltre metà dei propri consumi, cioè l’Ucraina, è invece un cattivo pagatore e i contenziosi sugli arretrati avevano già causato in passato altre crisi tra i due paesi. Memore del fatto che i gasdotti ereditati dall’epoca sovietica e diretti in Europa transitano in territorio ucraino e consapevole che il loro funzionamento sia di fatto subordinato alla cooperazione di Kiev, Putin, molto precipitosamente, aveva autorizzato il recente intervento militare nel paese vicino.

In realtà, già a partire dagli anni Novanta Gazprom e gli operatori europei hanno avevano avviato un processo di diversificazione delle infrastrutture, realizzando tre nuovi gasdotti che bypassano Kiev: Yamal-Europa (Russia-Bielorussia-Polonia), Blue Stream (Russia-Turchia), Nord Stream (Russia-Germania). Anche se ciò non è sufficiente del tutto per rendere il commercio di gas con la Russia indipendente dal transito in Ucraina, il controllo di Kiev sul passaggio della risorsa sul suo territorio è meno determinante di quanto fosse in passato, per il paese produttore e per i suoi clienti europei. Tuttavia, per evitare contenziosi russo-ucraini, gli stati europei avevano deciso di fornire sostegno al governo di Kiev, direttamente o attraverso istituzioni come il Fondo Monetario Internazionale, e finanziargli l’acquisto di gas russo per i consumi interni.

Nulla di tutto ciò è apparso nelle interviste rilasciate da Vladimir Putin nel suo viaggio in Italia. Il Presidente russo, infatti, ha posto l’accento su due obiettivi ideali: 1) il mantenimento della parità strategica con gli Stati Uniti; 2) la tutela delle popolazioni di etnia russa viventi nelle altre repubbliche ex sovietiche. Il primo dei due obiettivi sembra ereditato dalla politica estera dell’età comunista; il secondo addirittura dall’impero zarista. Probabilmente, Putin ha espresso il suo punto di vista rivolto più ai suoi elettori in Patria che alla stampa occidentale. Ma anche in tale ottica, si è letto tra le righe che, più che la tutela delle popolazioni di etnia russa, a Mosca interessi l’integrazione economica di tutte le aree ex-sovietiche, cioè l’Unione economica euroasiatica, minacciata dagli accordi diretti tra l’Ucraina e la UE, condotti principalmente da Germania e Francia.

L’esclusione dell’Italia dall’unità di crisi per l’attuazione degli accordi di Minsk – fa capire Putin – non è vista di buon occhio dalla Russia. Ciò, in quanto, il nostro paese rappresenta pur sempre per Mosca un importante partner economico, forse, ancor più delle altre due potenze UE. Il suo punto di vista, quindi, è che l’Italia abbia tutto da guadagnare ad imporre una sua presenza più incisiva nella politica estera europea, nel settore dei rapporti bilaterali est-ovest.

Foto di klimkin da Pixabay

 

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